Come
si costruisce un’attività in classe?
È
una domanda che mi sono fatta spesso, e a cui sto tentando di dare qualche
risposta (come sempre diffido delle risposte univoche, chi mi conosce lo sa).
Oggi
mi piace provare a rispondere con un esempio concreto.
In
questi giorni, stiamo lavorando sul riordino alfabetico.
Ci
sono molti esercizi già pronti, sui quaderni operativi allegati ai libri di
testo, su quelli in vendita o sulle guide per gli insegnanti.
Ma
quello è tutto materiale preconfezionato: un po’ come la polenta precotta, o i
piatti pronti da scaldare al microonde.
Mi
piace, invece, che le attività in classe siano simili a un buon cibo, magari
molto semplice, ma alla cui realizzazione concorriamo tutti.
Così,
per cominciare, utilizziamo le parole della natura che abbiamo scritto insieme
un paio di giorni fa: le riordiniamo e le scriviamo alla lim, in modo che anche
i più insicuri possano lavorare in tranquillità.
Dopo il lavoro collettivo, progetto e organizzo il lavoro a coppie: chiedo a ogni bambina e bambino di scrivere tre parole qualsiasi su un foglietto, poi le riscrivo tutte a computer e ne scelgo 26, una per ogni lettera dell’alfabeto; alcune devo aggiungerle io.
Il primo esercizio sarà riordinare queste 26; e mi pare abbastanza semplice.
Naturalmente, le coppie non lavorano tutte allo stesso ritmo. Così so già che qualcuno finirà prima, qualcuno dopo. Qualcuno molto dopo.
Occorre avere un’attività per le coppie più rapide: qualcosa che non sia ripetitivo, ma che valorizzi le competenze di chi lavora in modo più velocemente ed eviti loro la noia.
Riprendo l’insieme di tutte le parole scritte in precedenza e ne scelgo una trentina, di cui molte con la stessa iniziale. Non sarà facile, e lo dichiaro ad alta voce. Man mano che le coppie finiscono il primo esercizio, do loro il nuovo elenco.
Un bambino mi chiede un foglietto per poter scrivere le parole con la stessa iniziale e capire più facilmente il loro ordine. Mi piace che studino strategie per rendere il lavoro più efficace.
In questo modo, tutte le coppie lavorano.
Una bambina mi chiede: ma ci dai il voto?
Le rispondo con un’altra domanda: cosa cambia, se vi do il voto o no?
Lei mi guarda, mi sorride ma non risponde.
Allora rispondo io per lei. Il voto mi pare la cosa meno importante qui. Anzi (e guardo con intenzione una coppia manifestamente poco equilibrata, in cui uno è molto più avanti nel lavoro rispetto al compagno). Se dovessi dare il voto, dico, lo darei alla capacità di lavorare insieme, e darei 10 a loro – e indico il gruppo di tre (in classe siamo dispari) più lento, ma dove la compagna più capace ha ripetuto più volte all’altra, indicando la terza: dobbiamo aspettare anche lei.
Ah: non abbiamo bisogno, a scuola, dell’ore di educazione civica.
Mi pare evidente.
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