Pur non avendo nessuna
attitudine artistica (o forse proprio per questo), subisco da sempre una sorta
di fascinazione da parte dei taccuini di viaggio, soprattutto di quelli in cui
parole, schizzi, disegni o immagini fotografiche si alternano, lasciando spazio
l’uno all’altro, in una sorta di canto polifonico dall’esito spesso ammaliante.
Proprio pensando ai cahiers
de voyage, ho realizzato per i miei ragazzi dei piccoli taccuini, con
orientamento verticale o orizzontale, che potessero accompagnarli durante la
gita a Mantova della scorsa settimana: strumenti piccoli ed agili, da utilizzare
per prendere appunti o per tracciare qualche schizzo di ciò che potesse colpire
la loro immaginazione
In un’epoca dominata dalla
velocità e dall’immediatezza (sono stati loro preclusi i cellulari, non certo
la fotocamera digitale), fermarsi per scrivere o disegnare mi è sembrato un
modo antico, ma non superato, per recuperare il gusto di ciò che si ascolta e
si vede
Per prepararci bene a questo
compito, però, ho pensato di leggere, e soprattutto mostrare loro, uno dei miei
acquisti bolognesi:
Che paesaggio!
disegnare all’aria aperta
di
Marta Sironi e Pia Valentinis,
della
collana PIPPO (Piccola Pinacoteca Portatile), Topipittori
Dopo aver letto loro alcune
pagine e mostrato le relative illustrazioni, su cui avremo modo di lavorare nei
prossimi mesi, da qui alla fine della quinta, ho chiesto loro di cominciare a esercitarsi fin da subito, dal proprio posto, disegnando ciò che vedevano dal
proprio banco, come se quella offerta fosse la visuale del paesaggio inquadrato dalla finestra
dell’atelier di un pittore.
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