La libertà è faticosa. La libertà è rischiosa.
Spesso significa vuoto, mancanza, assenza. Bisogna
scegliere, e si teme di non esserne capaci.
Venerdì scorso, al mio rientro da Bologna, avevo con me un regalo da offrire ai ragazzi.
Un libro, acquistato senza
neppure aprirlo, semplicemente sulla fiducia nei confronti di due artiste che stimo profondamente.
Una foglia
di Silvia Vecchini e Daniela Iride Murgia, edizioni Corsare
Un libro impreziosito, più
che dagli autografi, dalle dediche delle autrici
Un libro che incomincia così:
“Una
notte, una foglia sentì che il vento si era fatto di colpo più freddo.
Si
svegliò e le sembrò di vedere giù nella strada muoversi qualcosa.
Si
addormentò ancora un poco.
Il
vento la scosse di nuovo, così poté guardare meglio a destra, a sinistra e
anche se c’era soltanto la luce dei lampioni e del palazzo, vide che il viale
degli alberi aveva un po’ cambiato i suoi colori.
Da
quanto? Pensò, ma non volle svegliare nessuno.”
VECCHINI S. – MURGIA D.I., Una foglia, Edizioni Corsare
Non l’avevo letto, né sfogliato. Aspettavo, per farlo, di essere con i ragazzi, e di offrir loro la lettura come un dono.
Ho letto, quindi, tenendo come
sempre il libro rivolto verso di loro. Poi ho consegnato un foglio su cui
scrivere, mentre rileggevo il testo, consigliandoli di lasciarsi guidare
dalle suggestioni, ma, soprattutto, di sentirsi profondamente liberi.
Così liberi che, ad ogni
mano che si alzava, facevo cenno, nel più assoluto silenzio, di abbassarsi.
Li ho visti, gli sguardi
preoccupati.
Penso davvero che il
silenzio possa far paura, perché ci obbliga a cercare risposte solo dentro di
noi, a tentare, a rischiare, a sbagliare.
Così, nel silenzio più
totale, ho cominciato a scrivere alla lavagna.
Sentivo i loro sguardi. Cercavano
di intuire cosa stessi scrivendo.
Non
fatevi spaventare dal silenzio.
Non
da quello fuori, ma neppure da quello che talvolta si crea dentro di noi.
Mi sono fermata per qualche istante.
Poi, ho proseguito:
Non
fatevi spaventare dalle parole,
e
neppure dalla loro mancanza.
(Quante volte è capitato di non trovare le parole? Eppure, riuscire a trovare le parole spesso può fare la differenza.)
Dopo alcuni minuti, li ho chiamati intorno a me, e insieme abbiamo guardato da vicino le immagini del libro.
Hanno colto subito colori e particolari che si ripetevano ad ogni
pagina, andandoli a scovare anche nelle pieghe più nascoste: le impunture di un
cappotto, un ramoscello, un nido.
Poi ho distribuito loro un
foglio F4 ciascuno, dicendo di cercare il posto giusto per quel che avevano
scritto. Anche qui, in libertà: avrebbero potuto ricopiare il tutto o in parte.
Ho solo chiesto che si facessero guidare dall’impegno e dalla volontà, piuttosto
che dalla fatica, dalla noia, dalla fretta, dalla superficialità. Alle parole
avrebbero poi aggiunto le immagini.
Di nuovo le mani alzate.
Ho detto loro: “Non
chiedetemi nulla. Potete fare tutto, tranne, come sempre…”
“Usare il righello” mi han
risposto, alcuni già delusi.
Chiedo di poterli
fotografare mentre lavorano: e intanto penso al potere delle parole, e delle
immagini, di generare pensieri e riflessioni, a volte lineari, come i binari
del tram o i raggi della ruota della bicicletta, a volte concentrici, come le
linee curve intorno ai tronchi d’albero.
Leggo ciò che stanno scrivendo, e una
volta di più mi stupisco di alcune profondità di pensiero
…e
quando siamo grandi ci rendiamo conto
che
i nostri genitori sono degli eroi.
I
grandi dicono di non avere paura
ma
tutti hanno paura della
Morte.
La
morte la rappresenta
il
buio.
o della poesia racchiusa in
pochi versi
Le
foglie,
le
foglie dondolano quando gli uccelli
si
appoggiano sui rami.
L’autunno
realizza il desiderio
delle
foglie,
lasciare
l’albero e volare via.
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