Ci sono libri che spesso, a
distanza di qualche mese, sento il bisogno di rileggere.
Amo quel cane
di Sharon
Creech, Mondadori
è certamente uno di questi.
Scoperto, come molti altri
imperdibili, tra cui Tante rime per i bambini corte lunghe lunghissime in quello scrigno di tesori preziosi che è Perlaparola,
di Chiara Carminati, Equilibri, spesso fa risuonare la sua voce dentro
di me, e mi chiama.
Nei giorni scorsi, mi sono
soffermata a lungo sulla postfazione di Andrea Molesini, che mi è sembrata
rivestire di senso molto del lavoro fatto in questi anni in classe:
"[...] Il “Non capisco” di Jack
denuncia la sua sete di senso, ed è proprio qui che incomincia il suo farsi
poeta, da qui la voglia di imitare le parole degli altri, le frasi, le pause
degli altri, per giungere alle proprie, e scoprire la propria voce, così unica,
così disperata, e così capace di letizia.
[…] Fare la parodia – nel
senso alto della parola – di
Williams, Frost e Myers, icone della poesia americana, cittadini di quella
universale, è una magnifica intuizione di Sharon Creech, che riesce a
demitizzarne la bellezza, spogliandola della sua aura di sacralità, proprio nel
momento in cui la mette sul piedistallo per
poterla imitare. Tutto si impara per imitazione, anche a parlare. È il potere,
e dunque la responsabilità, che Dio consegna ad Adamo, la Corona della
Creazione: “Imponi i nomi a tutte le creature.” Un potere che costituisce il
discrimine tra l’uomo e gli animali, e una responsabilità che ogni genitore e
insegnante consegna a ogni nuovo Adamo, a ogni bambino. La poesia – dice Auden
– loda e consacra tutto ciò che esiste e che accade per il solo fatto che
esiste e che accade: proprio per questo, forse, la poesia chiede di essere
imitata, come la voce della madre. Non chiede poco, a ben guardare. Ma quel
poco, che conquista il piccolo Jack, conquista ogni lettore, anche adulto,
mettendolo di fronte a un solenne giuramento di fedeltà alla bellezza, specchio
di semplicità e conoscenza.
Andrea Molesini, in Amo quel cane, di Sharon Creech,
Mondadori
27 SETTEMBRE
Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
e le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.
Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le bianche galline
allora ogni frase
può essere una poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi.
4 OTTOBRE
Prometti
di non leggerla
a voce alta?
Prometti
di non metterla
nella bacheca?
Ok, eccola,
ma non mi piace.
Così tanto dipende
da
un’auto azzurra
schizzata di fango
che fila via per strada.
10 OTTOBRE
Cosa intendi:
Perché
così tanto dipende
da
un’auto
azzurra?
Non me lo hai detto prima
che avrei dovuto dire il
perché.
Il tizio della carriola
non lo ha detto il
perché.
Susan Creech, Amo
quel cane, Mondadori
LA CARRIOLA ROSSA
di William Carlos Williams
così tanto dipende
da
una carriola
rossa
glassata
di pioggia
vicino alle bianche
galline.
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