C’è una parola che credo
dovrebbe stare al centro dei pensieri di ognuno: è la parola benessere.
Essere bene, stare bene, noi
e le persone che sono intorno a noi. Perché il benessere si propaga a cascata, e
i suoi effetti benefici durano ben oltre il momento contingente.
Ci penso spesso, tanto più in
giorni come questi, in cui pare che molto, intorno, rischi di minacciare questo
stato. Mi è stato però insegnato che ogni cosa che accade è anche, prima di
tutto, di mia responsabilità. Così, da sempre mi chiedo cosa possa fare io per
prima, per garantire benessere a me e a chi mi viene affidato ogni giorno: cosa
possiamo fare, noi insegnanti, per noi stessi e per i nostri ragazzi.
E mi vien voglia di
ripartire da quelli che recentemente ho chiamato “poteri”: senza enfasi, perché,
davvero, sono tutti in nostro potere.
Possiamo sorridere: perché
anche il sorriso, come lo sbadiglio, è contagioso.
Possiamo accogliere, perché è
nell’accoglienza che si dà relazione.
Possiamo, dobbiamo, nell’accoglienza
e nella relazione, essere fermi, e con fermezza agire, parlare, ascoltare,
rispondere: perché la fermezza non è rigidità, ma consapevolezza di ciò che si
è, dei propri limiti, delle proprie capacità, delle proprie competenze.
Possiamo, dobbiamo, muoverci
nell’assoluto rispetto, chiedendolo per noi e per chi vive con noi, e dandolo
ad ognuno, senza riserve.
Possiamo pretendere che
vengano riconosciute la nostra professionalità e la nostra autonomia, dimostrando
in ogni momento di essere pronti a risponderne.
Possiamo, insegnanti e
alunni, riprenderci la scuola, che è casa nostra, e farne ogni giorno un luogo
di benessere.
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