Servono, i passi indietro: per avere una prospettiva più
ampia, per evitare di soffermarsi troppo su un unico dettaglio, per provare a
cambiare direzione.
Spesso, un passo indietro è il movimento più semplice per
adeguare il proprio punto di vista a quello altrui, o per ritrovare chi si è
attardato. A volte, un passo indietro può aiutarci a scendere da quel
piedistallo che potremmo esserci costruiti da soli.
Da ogni passo indietro, possono sicuramente nascere nuovi passi avanti.
Se c'è qualcosa che in questi 30 anni di scuola ho imparato, è a non intestardirmi.
Capita, a volte, che un’attività, un progetto, una lettura cui tengo in modo particolare, si rivelino inadeguate ai ragazzi, o non diano i risultati sperati e attesi.
Me ne faccio una ragione, e vado oltre, nella consapevolezza che anche i fallimenti hanno sempre qualcosa da insegnare.
Capita, a volte, che un’attività, un progetto, una lettura cui tengo in modo particolare, si rivelino inadeguate ai ragazzi, o non diano i risultati sperati e attesi.
Me ne faccio una ragione, e vado oltre, nella consapevolezza che anche i fallimenti hanno sempre qualcosa da insegnare.
Quando ho nascosto la
copertina del libro che mi apprestavo a leggere nelle due classi, non l’ho
fatto tanto perché i ragazzi fossero invogliati a indovinarne il titolo, ma
piuttosto per evitare che proprio dal titolo potessero trarre indicazioni che avrebbero
svelato loro il mistero ben prima del finale. Mi aspettavo che la lettura li
appassionasse e li coinvolgesse tanto quanto era successo a me.
Non è andata così.
Certo, sembrava ascoltassero
attentamente; qualcuno ipotizzava misteri ben celati, o trame avvincenti. Ma quando, dopo la lettura dei primi capitoli, ho chiesto loro cosa ne pensassero, molti mi
hanno risposto che il libro era noioso, o che non era il loro genere.
Così ho pensato di
fermarmi, non senza prima aver chiesto a tutti di provare a indovinarne il titolo,
ben sapendo che sarebbe stato molto difficile, dopo la lettura di così pochi capitoli.
Eppure molti di loro hanno
scritto proprio il titolo della prima edizione del romanzo di Clive Barker, La
casa delle vacanze, che in questa nuova pubblicazione è diventata
La casa degli anni scomparsi
Nessuno però ha indovinato il nuovo titolo, proprio quello che mi aveva spinto a
ricoprire il volume.
A questo punto, senza
svelare nulla del seguito per non rovinare la sorpresa a chi vorrà proseguirne
la lettura, ho chiesto loro di provare a immaginare le ragioni di questo
titolo. E anche in questo caso, le risposte mi hanno parlato dei ragazzi molto
più di quanto l’insieme di poche parole potrebbe far immaginare:
Perché
dal pezzettino di libro che abbiamo letto secondo me gli anni passavano e
scomparivano senza che nessuno si ricordasse che erano già passati
Forse
perché Harvey non tornava più a casa e stava sempre lì
Perché
gli anni in quella casa passavano troppo velocemente
Perché
magari tutti quei bambini che andavano nella casa delle vacanze non tornavano
più a casa
Perché
Harvey, visto che era stato molto tempo in quella casa, ogni volta che andava a
dormire si dimenticava i suoi genitori e il suo passato
Secondo
me è perché in ogni giornata passavano le stagioni, e quindi ogni giornata era
come un anno, e le giornate passate magari a non fare niente erano come anni
passati in casa a non fare niente
Perché
ogni volta che in quel libro si arrivava a febbraio, si tornava indietro a
gennaio e gli anni non passavano mai
Harvey, in questa casa delle vacanze… il tempo passava, lui stava lì anni e anni e
quando si ricordò che doveva tornare a casa, i suoi genitori gli dissero che
era stato fuori un’ora
Perché
magari là dentro ci son persone, tipo alcuni maggiordomi, che son stati lì da
bambini, poi non se ne sono resi conto ed è passato il tempo
Per
me s’intitola così perché in questa casa ci sono tutte cose belle che fanno
piacere ai bambini che ci vanno, e quindi fanno dimenticare le cose che sono
successe prima, quando non erano in questa casa
Per
me questo titolo è stranissimo perché racconta come Lulù che è stata lì
tantissimi anni, racconta queste avventure, che però sembrano vere ma non lo sono
Perché
loro stanno là, si divertono e fanno tutto quello che vogliono, quindi può
passare pure un anno o due, e non se ne rendono neanche conto, pensano che è
passato pochissimo
Questo
titolo mi fa pensare che se il titolo è La casa degli anni scomparsi, un
capitolo “Prigionieri”, mi ha fatto pensare che quando entravi lì non potevi
più uscire e così passavano tutti questi anni restando lì
Per
me si intitola così perché lì le giornate passavano in fretta, e pure le
stagioni, e quindi, visto che andava tutto veloce, non tenevi più conto di
quanti anni restavi lì, ad esempio come Lulù
Però
Lulù s’è resa conto di quanti anni sono passati…
Per
me gli anni scomparsi indicano gli anni di Harvey… gli anni di Harvey nel posto
della casa segreta
Per
me La casa degli anni scomparsi è come se ogni giorno invecchi di un anno,
perché ogni sera c’era Halloween e Natale, perciò ogni giorno che passa per i
tuoi genitori è un anno passato senza di te
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