sabato 10 marzo 2018

Belle e belli forti, ovvero Una fotografia immaginata




L’8 marzo è passato e noi, fedeli allo spirito di giungere sempre un po’ in ritardo, ne discutiamo, il giorno dopo, a modo nostro. Proprio il pomeriggio del giorno tradizionalmente dedicato alla festa della donna, ho acquistato nella mia libreria una novità di cui ho già letto e che non vedo l'ora di poter sfogliare:

Belle forti Ragazze che vogliono essere se stesse

di Kate T. Parker, il Castoro


L’ho sfogliato e letto subito, pensando che sarebbe stato un ottimo spunto di riflessione in classe, nel tentativo, sempre difficile ma necessario, di sfuggire alla banalità e alla retorica. Penso alle mie ragazze, e ai miei ragazzi: mi sembra un libro importante per la nostra biblioteca scolastica. E intanto (non posso farne a meno), incomincio a pensare a come utilizzarlo: quali spunti per la discussione, e la conseguente produzione, collettiva o individuale?

Il giorno successivo entro in classe, con il mio volume nella borsa, e intanto penso che dobbiamo disporci in un modo diverso: non posso semplicemente mostrare i ritratti fotografici alla classe da lontano. Bisogna poter guardare da vicino, cogliere gli sguardi, le espressioni del volto, i muscoli tesi, i capelli spettinati, le pose del corpo, perché la relazione tra parole e immagini sia davvero significativa. Così, come facevamo spesso quando erano più piccoli, ci sediamo a terra, loro disposti a semicerchio intorno a me, o meglio, intorno al libro. E poi, semplicemente, giro le pagine e leggo. Non leggo tutto, ma neppure ho scelto prima: mi soffermo dove noto che i loro sguardi sono più attratti, dove mi pare di cogliere delle convergenze tra le protagoniste del libro e le ragazze, o i ragazzi. Mi pare proprio di poter dire: non importa se maschi o femmine.

Lascio che parlino, mentre leggo. Che mi fermino, che chiedano, che commentino. (Non sempre è così. Loro sanno bene che, la maggior parte delle volte, la lettura è un momento quasi sacro: si aspetta la fine, o la rilettura, per poterne discutere. Prima, no. Prima c’è spazio solo per le parole del libro, e, se ce ne sono, per le immagini.)


Ci sono ragazze di tutti i popoli.

Ci sono solo ragazze.

Per me, nelle frasi, quando leggevi e vedevi l’immagine accanto, lo sfondo e la posizione in cui si mettevano le ragazze aveva molto senso.

Ogni ragazza è diversa da tutte le altre.

Tutte le cose che sono scritte sono vere.

Per me questo libro ti insegna ad essere se stessi e a non giudicare gli altri

Questo libro racconta anche di ragazze che fanno sport da maschi, e quindi di non dare pregiudizi a nessuno sport.

Questo libro ti fa capire che tutti gli sport sono per tutti, non la danza per le femmine e il calcio per i maschi.

Tutte le ragazze del libro pensano solo a divertirsi.

Secondo me le persone di questo libro erano competitive sullo sport che facevano

Gli altri non devono dire che i maschi son più forti delle donne, perché le donne sono forti quanto gli uomini

Per me ‘sto libro mi dà la sensazione che tutti possono essere liberi di fare quello che vogliono e non ci sono differenze

Secondo me, le persone di questo libro credono in se stesse e cercano di diventare quello che vogliono

Questo libro mi fa pensare che: primo che le donne si fanno strada per farsi il loro futuro, e poi che, questa è un’ipotesi, che quando finisce il libro si pensa migliore e trascura gli altri

Per me questo libro l’hai preso primo perché ieri era la giornata sulle donne…no, no, no, la giornata delle donne…no? Si chiama così? (La festa delle donne) e poi perché questo libro parla dei pregiudizi che i maschi hanno sulle donne

Questo libro è simile a Storie della buonanotte per bambine ribelli, solo che qua è più corta la descrizione e ci sono delle foto, invece nell’altro ci sono i disegni

A me questo libro mi fa pensare a mia cugina, perché lei non ha paura di far niente e quando le vietano qualcosa vuol sempre farlo, e non le piace sentire che è una femmina, vuol essere un maschio

Secondo me questo libro voleva un po’ far capire che, visto che comunque ci sono queste bambine e ragazze che fanno alcuni sport che di solito fanno i ragazzi, si voleva intendere che anche le ragazze possono farli tranquillamente senza paura del giudizio degli altri

Le ragazze possono fare tutti gli sport che vogliono, senza che nessuno le sottovaluti…

Mi intrometto: "Secondo te, vale solo per gli sport?"

No, vale anche per altre cose



Chiedo loro, ancora: "Perché in questo libro ci sono solo ragazze?"

Per la festa delle donne.

Per i diritti delle donne.

Perché nell’antichità e ancora in altri paesi le donne sono inferiori agli uomini.

Per far capire che tutti gli sport non sono per maschi o femmine

Perché alcune volte le donne vengono un po’ escluse

Per dimostrare che le femmine sono uguali ai maschi

Per dimostrare che tra uomini e donne non c’è nessuna differenza, perché per esempio, a volte, nell’antichità, le donne venivano considerate minori agli uomini, invece adesso gli fanno fare lavori diversi da quelli che gli facevano fare nell’antichità

Per dimostrare che le femmine possono fare anche cose “da maschi”

Per far capire a chi pensa ancora che le donne siano inferiori agli uomini, che anche se le donne sono donne, siamo comunque esseri umani

Per far capire che le donne, anche tutt’ora, hanno gli stessi diritti degli uomini

Bisogna considerare l’uomo uguale alla donna

Perché agli uomini danno sempre più importanza… la gente dà sempre più importanza

Perché alcuni maschi dicono che alcuni sport non siano proprio per femmine, invece lo possono essere

Siccome tutti dicono che le donne in generale non hanno tanto…cioè, non gli danno tanta importanza, cioè, alcuni, non tutti, l’autrice di questo libro ha deciso di porre fine a questa ingiustizia facendo un libro solo e soltanto su donne

Ci sono solo donne in questo libro per far capire che le donne possono essere come gli uomini

Dico anch'io come la penso. Il libro mi piace; ma mi piacerebbe di più se non ce ne fosse bisogno, o, meglio ancora... Lascio in sospeso la frase; aspetto che siano loro a completarla. In entrambe le classi, qualcuno lo fa. Sanno, e lo dicono, che preferirei che fosse un libro fotografico di bambine e bambini, ragazze e ragazzi insieme, che insieme rivendicano il diritto ad essere se stessi. Senza distinzioni di genere, di etnia, di cultura. Senza neppure, forse, il richiamo del titolo alla forza; che, se serve in un libro dedicato al genere femminile -“sesso debole” era l’espressione, neppure tanto lontana, con cui veniva designato il genere femminile fino a pochi anni fa-, non dovrebbe invece più essere necessario nel momento in cui la forza non sia una discriminante.



E poi penso che non può finire così. Che mi piacerebbe essere brava come Kate Parker, e fotografarli, così da cogliere la loro più intima essenza. Ma non so, non posso farlo.


Possiamo però, ognuno può, immaginare la propria foto, quella che vorrebbe in un libro come questa. Ognuna, ognuno può scegliere il dove, il quando, con cosa o con chi, la situazione, l’espressione del viso, la posizione del corpo. E poi, per concludere, può scegliere la didascalia che accompagni questa foto immaginata. 






E molte di queste didascalie, vi assicuro, fotografano chi le ha scritte quanto una splendida immagine.






























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