L’8 marzo è passato e noi, fedeli allo spirito di giungere
sempre un po’ in ritardo, ne discutiamo, il giorno dopo, a modo nostro. Proprio il pomeriggio
del giorno tradizionalmente dedicato alla festa della donna, ho acquistato
nella mia libreria una novità di cui ho già letto e che non vedo l'ora di poter sfogliare:
Belle forti Ragazze che
vogliono essere se stesse
di
Kate T. Parker, il Castoro
L’ho sfogliato e letto
subito, pensando che sarebbe stato un ottimo spunto di riflessione in classe,
nel tentativo, sempre difficile ma necessario, di sfuggire alla banalità e alla
retorica. Penso alle mie ragazze, e ai miei ragazzi: mi sembra un libro
importante per la nostra biblioteca scolastica. E intanto (non posso farne a meno),
incomincio a pensare a come utilizzarlo: quali spunti per la discussione, e la conseguente
produzione, collettiva o individuale?
Il giorno successivo entro in
classe, con il mio volume nella borsa, e intanto penso che dobbiamo disporci in
un modo diverso: non posso semplicemente mostrare i ritratti fotografici alla classe
da lontano. Bisogna poter guardare da vicino, cogliere gli sguardi, le
espressioni del volto, i muscoli tesi, i capelli spettinati, le pose del corpo,
perché la relazione tra parole e immagini sia davvero significativa. Così, come
facevamo spesso quando erano più piccoli, ci sediamo a terra, loro disposti a
semicerchio intorno a me, o meglio, intorno al libro. E poi, semplicemente,
giro le pagine e leggo. Non leggo tutto, ma neppure ho scelto prima: mi
soffermo dove noto che i loro sguardi sono più attratti, dove mi pare di
cogliere delle convergenze tra le protagoniste del libro e le ragazze, o i
ragazzi. Mi pare proprio di poter dire: non importa se maschi o femmine.
Lascio che parlino, mentre
leggo. Che mi fermino, che chiedano, che commentino. (Non sempre è così. Loro
sanno bene che, la maggior parte delle volte, la lettura è un momento quasi
sacro: si aspetta la fine, o la rilettura, per poterne discutere. Prima, no. Prima
c’è spazio solo per le parole del libro, e, se ce ne sono, per le immagini.)
Ci
sono ragazze di tutti i popoli.
Ci
sono solo ragazze.
Per
me, nelle frasi, quando leggevi e vedevi l’immagine accanto, lo sfondo e la
posizione in cui si mettevano le ragazze aveva molto senso.
Ogni
ragazza è diversa da tutte le altre.
Tutte
le cose che sono scritte sono vere.
Per
me questo libro ti insegna ad essere se stessi e a non giudicare gli altri
Questo
libro racconta anche di ragazze che fanno sport da maschi, e quindi di non dare
pregiudizi a nessuno sport.
Questo
libro ti fa capire che tutti gli sport sono per tutti, non la danza per le
femmine e il calcio per i maschi.
Tutte
le ragazze del libro pensano solo a divertirsi.
Secondo
me le persone di questo libro erano competitive sullo sport che facevano
Gli
altri non devono dire che i maschi son più forti delle donne, perché le donne
sono forti quanto gli uomini
Per
me ‘sto libro mi dà la sensazione che tutti possono essere liberi di fare
quello che vogliono e non ci sono differenze
Secondo
me, le persone di questo libro credono in se stesse e cercano di diventare
quello che vogliono
Questo
libro mi fa pensare che: primo che le donne si fanno strada per farsi il loro
futuro, e poi che, questa è un’ipotesi, che quando finisce il libro si pensa
migliore e trascura gli altri
Per
me questo libro l’hai preso primo perché ieri era la giornata sulle donne…no,
no, no, la giornata delle donne…no? Si chiama così? (La festa delle donne) e
poi perché questo libro parla dei pregiudizi che i maschi hanno sulle donne
Questo
libro è simile a Storie della buonanotte per bambine ribelli, solo che qua è
più corta la descrizione e ci sono delle foto, invece nell’altro ci sono i
disegni
A me
questo libro mi fa pensare a mia cugina, perché lei non ha paura di far niente
e quando le vietano qualcosa vuol sempre farlo, e non le piace sentire che è
una femmina, vuol essere un maschio
Secondo
me questo libro voleva un po’ far capire che, visto che comunque ci sono queste
bambine e ragazze che fanno alcuni sport che di solito fanno i ragazzi, si
voleva intendere che anche le ragazze possono farli tranquillamente senza paura
del giudizio degli altri
Le
ragazze possono fare tutti gli sport che vogliono, senza che nessuno le
sottovaluti…
Mi intrometto: "Secondo te, vale solo per gli sport?"
No,
vale anche per altre cose
Chiedo loro, ancora: "Perché in questo libro ci sono solo ragazze?"
Per
la festa delle donne.
Per
i diritti delle donne.
Perché
nell’antichità e ancora in altri paesi le donne sono inferiori agli uomini.
Per
far capire che tutti gli sport non sono per maschi o femmine
Perché
alcune volte le donne vengono un po’ escluse
Per
dimostrare che le femmine sono uguali ai maschi
Per
dimostrare che tra uomini e donne non c’è nessuna differenza, perché per esempio,
a volte, nell’antichità, le donne venivano considerate minori agli uomini,
invece adesso gli fanno fare lavori diversi da quelli che gli facevano fare
nell’antichità
Per
dimostrare che le femmine possono fare anche cose “da maschi”
Per
far capire a chi pensa ancora che le donne siano inferiori agli uomini, che
anche se le donne sono donne, siamo comunque esseri umani
Per
far capire che le donne, anche tutt’ora, hanno gli stessi diritti degli uomini
Bisogna
considerare l’uomo uguale alla donna
Perché
agli uomini danno sempre più importanza… la gente dà sempre più importanza
Perché
alcuni maschi dicono che alcuni sport non siano proprio per femmine, invece lo
possono essere
Siccome
tutti dicono che le donne in generale non hanno tanto…cioè, non gli danno tanta
importanza, cioè, alcuni, non tutti, l’autrice di questo libro ha deciso di
porre fine a questa ingiustizia facendo un libro solo e soltanto su donne
Ci
sono solo donne in questo libro per far capire che le donne possono essere come
gli uomini
Dico anch'io come la penso. Il libro mi piace; ma mi piacerebbe di più se non ce ne fosse bisogno, o, meglio ancora... Lascio in sospeso la frase; aspetto che siano loro a completarla. In entrambe le classi, qualcuno lo fa. Sanno, e lo dicono, che preferirei che fosse un libro fotografico di bambine e bambini, ragazze e
ragazzi insieme, che insieme rivendicano il diritto ad essere se stessi. Senza
distinzioni di genere, di etnia, di cultura. Senza neppure, forse, il richiamo del
titolo alla forza; che, se serve in un libro dedicato al genere femminile -“sesso
debole” era l’espressione, neppure tanto lontana, con cui veniva designato il
genere femminile fino a pochi anni fa-, non dovrebbe invece più essere necessario
nel momento in cui la forza non sia una discriminante.
E molte di queste didascalie, vi assicuro, fotografano chi le ha scritte quanto una splendida immagine.
E poi penso che non può
finire così. Che mi piacerebbe essere brava come Kate Parker, e fotografarli,
così da cogliere la loro più intima essenza. Ma non so, non posso farlo.
Possiamo però, ognuno può,
immaginare la propria foto, quella che vorrebbe in un libro come questa. Ognuna,
ognuno può scegliere il dove, il quando, con cosa o con chi, la situazione, l’espressione
del viso, la posizione del corpo. E poi, per concludere, può scegliere la
didascalia che accompagni questa foto immaginata.
E molte di queste didascalie, vi assicuro, fotografano chi le ha scritte quanto una splendida immagine.
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