lunedì 17 settembre 2018

Anselmo, la scuola e i (brutti) voti

Mi fa sorridere pensare che, dal 2008, per ben tre volte, Anselmo abbia accompagnato i primi giorni di scuola miei e dei miei piccoli alunni.








Mi fa sorridere perché davvero quest'anno mi ero ripromessa di cambiare: non amo le attività ripetute, negli anni sempre uguali a loro stesse.
Eppure, anche quest’anno Anselmo mi ha chiamato.
Con il suo orecchio piegato, la sua preoccupazione, i suoi pensieri tristi, ha dato voce a qualche lacrima inattesa caduta in questi giorni, a uno sguardo timoroso, a una testolina che si poggiava sul banco.
Così, ancora una volta, Anselmo è venuto a scuola con me; e non so se sia perché, nel corso degli anni, è diventato più esperto e sicuro di sé, ma le nuove bambine e i nuovi bambini hanno interpretato le sue paure in modo totalmente inatteso.



Dopo aver letto il libro, ho chiesto loro: Cos’ha di speciale Anselmo?

Le orecchie
Anselmo parla.
Parla col suo amico.
Gli dice che è bella la scuola.
Anselmo all’inizio tremava.
Perché non voleva andare a scuola.
Perché aveva paura.
Della scuola.
Pensava che è brutta, invece è bella.


Di nuovo, ho chiesto: Anche voi avevate un po’ di paura come Anselmo?

Io sì. Avevo paura perché ci sono i compiti.
Perché si fanno tanti compiti.
Io per niente paura.
Io avevo un po’ paura per i voti.
Per le note.
Quelle che fanno ai maleducati.

Io ho paura dei brutti voti.


Lo ammetto. Questa risposta mi ha spiazzato. Che una bambina o un bambino di sei anni tema la scuola perché ci sono i compiti, mi pare sia nell’ordine naturale delle cose. Mi pare invece lo sia, o debba esserlo, meno la consapevolezza bambina che la scuola è dispensatrice di voti, in particolare di brutti voti.
Ancora una volta, mi sono confermata nella convinzione di quanto sia ingiusto un sistema di valutazione che fin dal primo quadrimestre della prima ci obbliga a utilizzare il voto numerico per codificare, quantificare, incasellare un processo di apprendimento di cui non conosciamo l’inizio, le basi, e che a fine gennaio 2019 avremo potuto verificare e valutare per soli 4 mesi; e soprattutto quanto questo sistema sia particolarmente ingiusto per chi parte con le sue piccole o grandi difficoltà. Proprio come Anselmo.


Come incomincia:

"Questo è Anselmo. 
Ha cinque anni e nove mesi, come me.
Siamo nati lo stesso giorno. 
Ad Anselmo piacciono le carote, ma soprattutto, quando andiamo in automobile, gli piace viaggiare sul ripiano di dietro, perché si vede meglio che dal finestrino e si possono salutare i cani e i gatti nelle altre macchine.”

ZOBOLI G. – MULAZZANI S., Anselmo va a scuola, Topipittori 











 

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