Come si diventa protagonisti attivi, scientemente agenti, motori del
cambiamento?
Me lo chiedo da tempo, ma in particolare da ieri, quando,
a proposito delle mie perplessità sull’obbligatorietà della valutazione
numerica in prima, o quantomeno al termine del primo quadrimestre della prima,
la mia amica Lucia ha scritto: “[…] siccome siamo
in tanti a pensarla così, dovremmo trovare il modo di far valere questa nostra
istanza, magari per provare a cambiare qualcosa”.
Così ora mi chiedo, vi chiedo: è vero
che siamo in tanti a pensare che la valutazione del processo di apprendimento delle
bambine e dei bambini di sei anni non possa e non debba obbligatoriamente
passare attraverso un voto numerico, espresso a pochi mesi dall’inizio della
scuola, senza la necessaria e approfondita conoscenza pregressa, da parte degli
insegnanti, del percorso che ha portato ogni bambina, ogni bambino, al momento
del suo ingresso alla scuola primaria?
Perché la valutazione numerica, che alla fine del primo
quadrimestre non ha valore amministrativo, viene ritenuta obbligatoria da
alcuni dirigenti, mentre in altri istituti da anni viene approvata dal collegio
docenti una piccola ma significativa sperimentazione, che permette agli
insegnanti di valutare - che valutare dobbiamo, e lo sappiamo bene - al termine
del primo quadrimestre, solo attraverso un giudizio globale?
Io vorrei che da questo momento provassimo a fare la
conta, per capire se davvero siamo in tanti: e, se così è, che cominciassimo a
riflettere, anche con l’aiuto di chi ne sa più di noi, su come agire
concretamente per chiedere che questa possibilità sia data, in maniera chiara,
legittima e univoca, non individualmente interpretabile, a tutti gli insegnanti che credono nella valutazione come
processo formativo e non sommativo, e che temono le insicurezze e i danni che
la valutazione numerica può generare in bambini così piccoli (in particolare in
quelli maggiormente in difficoltà) e nelle loro famiglie.
Ho rubato il titolo di questo post (aggiungendo solo il punto
interrogativo) al libro di Davide Tamagnini. Lui ha aperto la
strada. Mi piacerebbe che tutti quelli che ci credono potessero percorrerla, legittimamente giustificati.
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