Ieri mi sono resa conto che
leggere per i grandi muove in me sentimenti diversi rispetto alla lettura per i
più piccoli.
O, almeno, ieri è andata
così.
Ho già utilizzato più volte
in classe Storia piccola, il magnifico albo di Cristina Bellemo e Alicia
Baladan edito da Topipittori. Ma, appunto, l’ho sempre e soltanto letto ai
bambini, con tutta una serie di attività, di grammatica e produzione scritta,
che ne sono conseguite.
Ieri sera, invece, l’ho
letto ad alta voce ad un gruppo numeroso – più di una sessantina – di genitori.
Non so fino a che punto sia
stata una lettura gratuita – volevamo, ci aspettavamo, una riflessione intima
sull’unicità di ogni bambino per i rispettivi genitori, ma, soprattutto, il passo
successivo, quell’accompagnare guardandolo, guardandola andare, “salutandolo con gli occhi e col
cuore che ballava.”
Perché, rifletto oggi non
per la prima volta, ci sono tanti modi di lasciar andare, e quel che accadrà
dopo dipende in gran parte dalla capacità di salutare con gli occhi e col cuore
che balla, senza negare i sentimenti contrastanti che ogni distacco comporta, ovvero
dando ad ognuno di essi diritto di cittadinanza dentro se stessi e gli altri,
ma soprattutto fiduciosi nella capacità di ognuno, anche e soprattutto dei
bambini ancora così piccoli, di accettare il distacco e di viverlo come una grande
opportunità.
Ieri ho faticato a terminare
la lettura con voce ferma: perché ho percepito, intorno a noi insegnanti, un’emozione
densa, palpabile, una commozione vera, un silenzio che parlava e, forse, cantava.
Il brano che segue è tratto è A come Accoglienza, A come Amicizia, in A scuola con gli albi Insegnare con la bellezza delle parole e delle immagini, Topipittori 2018
Un albo particolarmente adatto a segnare il primo incontro tra genitori
e scuola è Storia piccola, di Cristina Bellemo e Alicia Baladan, (Topittori
2015), che narra quale grande avventura sia crescere:
Come comincia:
C'era una volta l'infinito.
E dentro l'infinito c'era una galassia.
E dentro la galassia c'era un pianeta.
E dentro il pianeta c'era un continente.
E dentro il continente c'era uno stato.
E dentro lo stato c'era un paese.
E dentro il paese c'era una collina.
E sopra la collina c'era un castello.
E in quel castello c'era una stanza.
E in quella stanza c'era un principe.
Principe Beniamino.
C'era una volta Beniamino.
Beniamino è un bambino come tutti, anche se nato, secondo
la finzione fiabesca, da una Reginamamma e un Repapà. Un bambino fortunato, non
tanto perché principe, ma perché potrà crescere e imparare “[...] le cose. E
le parole musica delle cose, e le parole che fanno le cose.” Già in questa frase è racchiusa molta parte
del senso del fare ed essere scuola.
Beniamino cresce e con le parole crea il mondo: il suo
e quello dei suoi genitori, che per la felicità cavalcano, danzano, piantano un
albero d'olivo, si tuffano, fanno posto nel lettone, spalancano porte, ridono.
Infine,
quando Beniamino è pronto, dopo una festa bella quanto quella per la sua
nascita, Reginamamma e Repapà si fermano e...
In quell'istante che era dentro un minuto.
E in quel minuto che era dentro un'ora.
E in quell'ora che era dentro un giorno.
[...]
Ecco, proprio in quell’istante, Reginamamma e Repapà usarono
queste precise parole: «Fai buon viaggio».
E lo guardarono andare, salutandolo con gli occhi e
col cuore che ballava.
Cristina Bellemo - Alicia Baladan, Storia piccola, Topipittori
Cristina Bellemo - Alicia Baladan, Storia piccola, Topipittori
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