Oggi ho ripescato due post dell'inverno scorso, scritti durante le vacanze natalizie e al rientro a scuola.
Dicembre 2014
Ci sono libri che acquisti sapendo fin da subito che il loro vero valore trascende di molto il prezzo. È sicuramente il caso de
Dicembre 2014
Ci sono libri che acquisti sapendo fin da subito che il loro vero valore trascende di molto il prezzo. È sicuramente il caso de
I nostri anni 70
Libri per ragazzi in Italia
a cura di Silvana Sola e
Paola Vassalli, edito da Corraini, acquistato a marzo in Fiera a Bologna e
finora mai letto, perché conservato in quello che mi piace chiamare “lo scaffale dei millesimati”.
Ieri, finalmente, complici
le vacanze e, soprattutto, l’influenza, ho passato ore sul divano leggendo le gesta
di un gruppo di pioniere dell’editoria per ragazzi (Paola Vassalli le chiama le
“signore dell’editoria per ragazzi”):
Rosellina Archinto, Loredana Farina, Gabriella Armando, per citarne solo
alcune, donne che, in un’Italia ancora poco attenta, sono state capaci di “coniugare libertà e insieme identità.
Libertà dai vecchi canoni espressivi, quando abbandona definitivamente l’idea
di un’illustrazione a esclusivo servizio del testo per un “albo” dove immagini
e parole si rincorrono, creando un ritmo nuovo e parlando direttamente al
bambino apprendista lettore. Identità perché in questi anni nasce e si
consolida una generazione di autori, editori, librai, bibliotecari, critici e
lettori, che si riconoscono in una comunità. Perché, come ci ricorda Giorgio
Gaber, “libertà è partecipazione”.
(Maurice Sendak, Luca, la luna e il latte, Emme Edizioni/1970)
Una comunità d’intenti, quindi, che, ben prima dell’avvento di internet, dei social network, dei blog, veicola informazioni e conoscenze, creando una fitta rete di relazioni vere, reali, tra persone che si riconoscono intorno all’oggetto albo illustrato.
(Anthony Brownw, Lo specchio magico, Emme Edizioni/1976)
Ho potuto ammirare
illustrazioni senza tempo, scoprire albi sconosciuti e collegarmi
immediatamente all’Opac delle biblioteche per prenotarli (dovrò armarmi di molta
pazienza, però, perché la maggiorparte è chiusa), riflettere su scelte editoriali coraggiose
e ardite, che alcune case editrici continuano a fare, nonostante i tempi non
siano tra i più facili.
E mi sono accorta di quanto lavoro ancora ci sia da fare, da parte di autori, illustratori, editori, librai ed insegnanti perché la parità di genere non sia solo vagamente auspicata, ma concretamente realizzata, nelle scelte quotidiane e nel pensiero comune.
Gennaio 2015
Ci sono libri che puoi scoprire solo se passi i pomeriggi a spulciare tra gli scaffali di una biblioteca ben fornita, oppure se un saggio te ne suggerisce i titoli, come fossero quei famosi “diamanti in cantina” di faetiana memoria. Il saggio a cui devo questa bella scoperta è I nostri anni 70
letto con immenso piacere
durante le vacanze natalizie: il libro, una sconosciuta opera di Max Velthuijs
(ben più noto per il suo Ranocchio)
Il bambino e il pesce
edito
nel 1977 da EL e superbamente dedicato “Al
mio gatto”
Come incomincia:
“C’era
una volta un bambino che sedeva volentieri sulla riva del lago a pescare. Egli
era tanto contento quando pigliava qualche piccolo pesce. Tuttavia sognava
sempre di acchiappare, una volta o l’altra, un pesce grosso.
Una
mattina prese la sua canna da pesca, qualche cosa da mangiare e andò al lago.
Il
bambino si cercò un angolino nascosto sulla riva. Buttò l’amo e aspettò
paziente. E se proprio questa volta avesse abboccato un grosso pesce? Il tempo
era bello, l’acqua tranquilla e piena di promesse.
Giunse
mezzogiorno, ma ancora nessun pesce, nemmeno uno piccolo, aveva abboccato.
Forse i pesci non avevano fame? Il bambino invece era affamato. Conficcò la
canna profondamente nel terreno, si stese sul prato, mangiò una mela e bevve un
po’ di latte. Se la godeva. Le api ronzavano, le farfalle svolazzavano, gli
uccelli cinguettavano, pure un maggiolino passò da quelle parti: ma ancora
nessun pesce! A poco a poco si sentì stanco e si addormentò. E allora sognò un
grande pesce.”
Il protagonista del libro
vuol pescare un pesce GRANDE: quale miglio pretesto per parlare di ciò che è
GRANDE e ciò che è PICCOLO?
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