Da
qualche giorno sto cercando di ricordare a chi debba la mia
gratitudine per avermi fatto conoscere, attraverso la rete, questo
libro
Ma
dove sono le parole?
Le
poesie scritte dai bambini
delle
periferie multietniche di Milano
nei
seminari di una maestra speciale
Effigie Edizioni
La maestra speciale è Chandra Livia Candiani, poetessa di origini russe, che da otto anni conduce seminari di poesia in diverse scuole elementari a tempo pieno della sua città.
Il libro raccoglie
l'esperienza e il risultato di una selezione tra i testi di circa
1400 bambini che negli ultimi otto anni hanno frequentato i seminari
di Chandra. È suddiviso in otto grandi nuclei tematici:
Il
silenzio
Le
parole
L'autoritratto
Il
mondo
L'addio
I
grandi
Quello
che conta
Che
cos'è la poesia
Mentre leggo
l'introduzione al primo nucleo, Il silenzio, rifletto su quanto
possa, questo lavoro, contribuire positivamente ad una vera
integrazione:
“Ho
cercato di inventarmi un piccolo metodo che non emarginasse chi parla
altre lingue. Partiamo da un punto in cui conoscere molte parole non
è affatto quello che conta. Partiamo dal corpo, dalla presenza e
dagli stimoli sensoriali che il corpo ci regala a ogni istante.”
Mi fermo a pensare:
Chandra Livia Candiani ha utilizzato questo metodo in scuole a larga
presenza di bambini con Paesi-radice diversi (“Ho pensato di
chiamare così il Paese da cui vengono i loro genitori. E la ragione
è che nel tempo ho scoperto che, quando scrivono, la poesia li fa
tornare alle loro radici, come dire, per esempio i bambini cinesi
scrivono poesie sul fluire, sull'andare insieme alla corrente, sulle
stagioni e sull'impermanenza. Come se tornassero a una fonte
culturale che viene trasmessa alle cellule, dall'aria, dal cibo,
dalla lingua, dalle abitudini, dai sogni.”) ma sono convinta
che un metodo che parte dal corpo, dagli stimoli sensoriali, dal
recupero del valore del silenzio (“[...]Perché i bambini
conoscono per lo più il silenzio teso, il comando a cui si obbedisce
facendosi piccoli, raggrinzendosi. E invece cerco di trasmettergli un
silenzio che allarga, il piacere del silenzio che è ascolto di sé,
del mondo, dell'altro, della sinfonia di cui facciamo parte. È con
meraviglia che scoprono il mondo che il silenzio rivela.”) sia
assolutamente necessario per quel ben-essere a scuola, e nella vita,
che dobbiamo ai nostri bambini.
Fatima, dieci anni,
algerina
Il silenzio è pace
è come il cielo che
tace
le nuvole che scorrono
leggere e vivaci
un bambino che guarda
con paura scintillante
è bello vedere l'acqua
che cade
il silenzio non è solo
felicità
ma anche una goccia che
spacca il silenzio
il silenzio è un libro
che si apre.
E allora grazie ai
Topipittori, a Silvia Vecchini, Cristina Bellemo, Silvia Geroldi... a
tutte le persone che mi hanno permesso di scoprire insieme a loro
questa perla preziosa, e di condividerla con chi ci legge.
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