Il libro
Labici
di Roberto Piumini, Artebambini
è un magnifico esempio di come la poesia possa e debba, a pieno titolo, entrare nelle attività quotidiane con i bambini, oltre che per la sua valenza educativa, relazionale, oserei dire salvifica, anche per le sue ricadute didattiche.
Ci sono poesie perfette per ogni tipo di obiettivo si desideri perseguire: e la poesia permette di affermare e confermare le proprie competenze, facendo a volte attività molto complesse.
Dopo aver letto ai bambini alcune poesie tratte dal libro
ci siamo esercitati insieme a riordinare un nutrito gruppo di parole con la stessa iniziale:
Non è stata certo un'attività semplice: forse non tutti i bambini ne hanno compreso e interiorizzato le regole e i meccanismi. Eppure, come scrivevo solo ieri in un gruppo:
"Ho
sempre il grosso timore che, stando giustamente attente alle necessità dei
bambini più in difficoltà, si corra il rischio di dimenticarsi per strada i
bisogni dei bambini che imparano facilmente e rischiano di mordere il freno e
annoiarsi. Un lavoro sulla scrittura e sugli alfabeti credo mi permetta di
recuperare gli apprendimenti essenziali, cercando però nel contempo di proporre
attività più stimolanti ai bambini già pronti a perseguire nuovi obiettivi. I
giochi di parole, la riflessione sull'etimologia, la storia e la geografia
delle scritture e degli alfabeti credo possano suscitare quella curiosità che
poi permette di continuare, anche da soli, sulla strada delle conoscenze e
delle competenze."
Per questo motivo, a volte propongo attività più complesse e giochi di parole.
Siamo partiti concentrando tutta la nostra attenzione sui quattro versi finali di ogni poesia letta: qui la potenza creativa e la capacità del poeta di giocare con le lettere e le parole raggiungono davvero livelli molto alti.
Due G con O e I è giorno presente GGOI = OGGI
Con U, con I e con A, la noia sente GGUIA = UGGIA (e qui abbiamo anche imparato un termine nuovo)
Con I e A è una danza sfrenata GGIA = GIGA
Con una sola A fa una risata GA = AG
La rilessione e la soluzione dei quattro versi finali di ogni poesia mi ha permesso di introdurre il primo, semplice gioco di parole: l'anagramma
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