Su
Apedario si inaugura oggi una nuova rubrica: i Libri P.I.P.Pi
(o, più semplicemente, Pippi), ovvero i Libri
Per I Più Piccoli. Un appuntamento a cui pensavo da mesi,
vista la crescita in età del blog e, soprattutto, dei miei bambini,
che con i loro lavori, le loro riflessioni, le conversazioni, i
disegni, il blog lo fanno tutti i giorni.
Temevo
che, centrando Apedario sull'attività didattica, si perdesse la sua
natura originaria: quella di un blog che segue con particolare
attenzione gli albi illustrati e li utilizza per insegnare a leggere
e a scrivere. Temevo di perdere l'allenamento, e soprattutto di
trovarmi impreparata quando, tra tre anni, sarò nuovamente in prima con i miei nuovi bambini, che quest'anno incominciano la scuola dell'infanzia.
Ho già scritto cosa penso riguardo le coincidenze e i colpi di fortuna: ma che il libro
Storia
piccola
di
Cristina Bellemo e Alicia Baladan, edito da Topipittori
fosse
sullo scaffale dello Spazio Laboratorio La Cornice proprio venerdì,
giusto in tempo per permettermi di inaugurare la rubrica, credo sia
molto più che una semplice coincidenza.
Intanto,
ho la fortuna, sempre grazie a La Cornice e, soprattutto, a Tommaso, di conoscere personalmente
Cristina e Alicia, che due anni fa proprio qui presentarono La
leggerezza perduta. Due belle persone,
capaci di immergersi in un mondo piccino come quello del Laboratorio
e fomentare il desiderio di poesia e di bellezza, colmandolo con
parole e immagini.
La stessa coppia si
ripresenta qui ed ora; scrivo mentre mi accingo a sfogliare il libro
per la prima volta.
Non so se sarei riuscita a riconoscere dalla copertina il tratto di Alicia Baladan senza sapere chi fosse l'illustratore: e questo mi pare il segno della capacità di rinnovarsi e di mettersi a servizio della storia, accettando il cambiamento.
Credo anche di ricordare,
da alcuni post di Paolo Canton, che la riuscita della stampa di
questa speciale tonalità di rosso non sia stata semplice: e mi
chiedo quanto lavoro, attenzione, cura, siano necessari per arrivare
ad un albo il più possibile perfetto.
Apro il libro. La
risguardia è ordine e delicatezza: gli alberi si stagliano puliti
sul fondo chiaro, dove i sentieri formano una trama semplice e
garbata.
Questa sobrietà,
questa pulizia, continuano anche su colophon e frontespizio, dove nuovi alberi, di forme e colori diversi, sono al centro
della scena, mentre autori ed editore sembrano ritrarsi per far spazio
all'immagine.
Giro
pagina, e mi ritrovo, attratta come sono dalle parole e dalla forma che
assumono sulla pagina quanto dalle immagini, già rapita
dal susseguirsi di due parole:
E dentro
E dentro
C'era una volta
l'infinito.
E dentro l'infinito
c'era una galassia.
E dentro la galassia
c'era un pianeta.
E dentro il pianeta
c'era un continente.
E dentro il
continente c'era uno stato.
E dentro lo stato
c'era un paese.
E dentro il paese
c'era una collina.
E sopra la collina
c'era un castello.
E in quel castello
c'era una stanza.
E in quella stanza
c'era un principe.
Principe Beniamino.
Immagino i visi e le espressioni dei bambini mentre leggerò queste righe, e prendo nota del fatto
che, mentre leggevo, molti pensieri diversi mi hanno attraversato la
mente: ma quello che non devo assolutamente dimenticare è che questo
incipit è perfetto per riprendere con i miei bambini la grammatica,
e con essa la distinzione tra articoli indeterminativi e
determinativi.
Cosa c'è di più
chiaro di l'infinito che contiene una
galassia, una tra le tante?
Ma
poi, una galassia diventa
la galassia, perché
è proprio quella che ci interessa, una sola tra le tante, e dentro
la galassia c'è
un pianeta, che
nel verso successivo (verso,
certo, perché questa prima pagina non è nient'altro che poesia, o
filastrocca, in ogni caso un luogo in cui il ritmo e il suono delle
parole concorrono in modo essenziale al loro significato) diventa a
sua volta, ormai è chiaro, il pianeta. E
così via.
E
poi dentro, sopra, quello, quella. E
la corretta scrittura di c'era.
E Principe Beniamino,
alla fine della pagina, un verso solitario, diviso dalla strofa precedente, e
senza articolo, neppure quello determinativo – però con due
maiuscole (vi ricordate, bambini, quando si usano le maiuscole?).
La
grammatica, dicevo, certo. Perché la amo, perché dà forma e significato alla parola. Perché, per fortuna o purtroppo,
raramente dimentico di essere una maestra, e da maestra ho sempre fatto
grammatica a partire dai libri e dai testi letti in classe, senza mai dividere la riflessione linguistica
dalla lettura e dalla scrittura, e possibilmente su un unico
quaderno, perché tutto sia unito, collegato.
Ma
il libro prosegue, e le parole mi hanno distolto dall'immagine
successiva: solo ora forse posso capire perché la ricerca di quella
speciale tonalità di rosso sia stata così complessa.
Giro
nuovamente pagina, ed eccolo, Principe Beniamino.
Anzi:
C'era
una volta Beniamino.
Un bambino, un bambino
come tutti, anche se nato da una Reginamamma e un Repapà. Un bambino
fortunato, non tanto perché Principe, ma perché potrà crescere e
imparare “ [...] le cose. E le parole musica delle cose, e le
parole che fanno le cose.”
Non posso impedirlo:
penso ai tanti, troppi bambini che non potranno crescere, non
potranno imparare. A quelli che hanno avuto almeno l'onore del ricordo, e
del cordoglio del mondo, perché divenuti simbolo, e ai tanti,
troppi, di cui non conosceremo mai il nome.
Beniamino cresce, e
con le parole crea il mondo: il suo e quello dei suoi genitori, che
per la felicità cavalcano, danzano, piantano un albero d'olivo, si
tuffano
fanno posto nel lettone, spalancano porte, ridono. E poi,
quando Beniamino è pronto, dopo una festa grande quanto quella per
la sua nascita, Reginamamma e Repapà di fermano e...
“In
quell'istante che era dentro un minuto.
E
in quel minuto che era dentro un'ora.
E
in quell'ora che era dentro un giorno.
[...]”
Non posso proprio svelarvi il finale: posso solo dirvi che è il finale perfetto.
http://www.topipittori.it/it/catalogo/storia-piccola
Un'ultima
cosa, a proposito dei Libri
Pippi: io
credo che spesso, quando ci si trova di fronte alla letteratura per
l'infanzia, distinguere tra libri per grandi o per piccoli perda di
significato. Lo facciamo per comodità, per abitudine, per darci
delle regole, per classificare (cosa, questa, in cui l'uomo è
maestro).
Storia piccola
inaugura i Libri Per I Più Piccoli: ma provate a leggerlo ad alta
voce alla prima assemblea dei genitori, magari dei nuovi iscritti, e
diventerà immediatamente un libro per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento