Perché, insomma, diciamolo: è ben difficile che uno i
compiti delle vacanze li faccia volentieri.
Cioè: se li deve fare, li fa. Ma, se può, magari evita.
Così, sapevo bene che molti, alla bellissima frase finale
delle nostre democratiche indicazioni
In autonomia ciascuno sceglierà ciò che desidera o è necessario per migliorare
avrebbero opposto pacifica
resistenza, salvo poi, alla richiesta della maestra, mostrare una certa capacità
di imbastire spiegazioni più o meno credibili:
Mi
sono esercitato nella lettura – D’accordo, ma un compito era
proprio leggere un libro, quindi potevi esercitarti anche in qualcos’altro - dico io.
Io
nel disegno
Io
porto domani quello che ho fatto…
Anch’io
li ho fatti, ma non li trovo più.
Per fortuna qualcuno poi, a mia
richiesta, ha candidamente ammesso di non averlo proprio fatto, quest’ultimo
compito. E io ho apprezzato l’onestà, e ancora una volta l’ho detto loro.
Qualcun altro ha fatto lo
gnorri. E anche quello ci sta (salvo, poi, far subire a tutta la classe la
ramanzina della maestra che ribadisce, ancora una volta, che, per lei, essere furbi è un’altra
cosa).
Però alcuni ragazzi, e neppure
pochi, questo compito l'han davvero preso sul serio: c’è chi si è
esercitato nell’analisi grammaticale, chi nel dettato o nella corretta
scrittura di suoni ancora difficili, chi ha prodotto un testo ricco e
divertente, chi ha scritto il diario delle vacanze, chi ha inventato testi di
canzoni, chi addirittura, per esercitarsi in ortografia e calligrafia, ha
ricopiato l’inizio delle Cronache di Narnia.
E allora sono felice, perché
il significato di parole come scelta, libertà, autonomia, responsabilità, comincia a
delinearsi in modo concreto e chiaro.
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