Sole
sono chiusa qui 391 giorni
non
ce la faccio più
per
favore vieni da me.
La nostra Giornata della Memoria è durata a lungo: credo sia iniziata a settembre, e certo non è ancora finita.
Ho già scritto della mia
diffidenza nei confronti delle commemorazioni, in particolar modo a scuola; il
mio timore è che, passata la giornata del “…”, ci si senta liberi di andare
oltre, non preoccuparsene più e rinchiudersi nuovamente nel proprio
piccolissimo mondo.
La scuola invece mi pare
proprio il luogo giusto per discutere a lungo, per tornare più volte, ogni
volta che se ne presenti l’occasione, su temi piccoli e grandi, sconosciuti o
importanti. E preparare tutta una sorta di apparecchiatura per la Giornata
della Memoria dimenticandosene il giorno dopo, mi sembra, soprattutto di questi
tempi, irresponsabile e rischioso.
Il nostro cammino è
cominciato all’inizio dell’anno, con un filmato di cui ancora non so giudicare
la veridicità: molte voci si sono levate da più parti a favore o contro di
esso.
L’ho spiegato ai ragazzi:
potrebbe essere il risultato di una ricerca scientifica accurata, o molto più
probabilmente, un’abile manovra pubblicitaria.
In ogni caso, il messaggio
che se ne evince è chiaro e a suo modo indiscutibile: non esiste, e non esisterà mai, una razza (termine odioso, ma qui ci sta) pura, non
vi è alcuna ragione di sostenere la superiorità di un popolo, un’etnia, una
cultura sull’altra.
Mi è piaciuto che fosse
questa l’apertura del nostro anno scolastico, in una sorta di tributo iniziale
ad un progetto che abbiamo chiamato “Dalle radici alla Terra”, curato da Hans
Hermans, e proseguito, nella nostra classe, con un ulteriore approfondimento,
condotto da Matteo Gilberti, volto al superamento dei pregiudizi, dello sguardo
unico, del pensiero indifferenziato.
Il libro più rappresentativo
di questo primo periodo insieme è stato ABC dei popoli, di Liuna Virardi,
Terre di mezzo, che mi ha accompagnato anche durante l’incontro di sabato scorso con
gli studenti di 3^ e 4^ del liceo delle scienze umane di Tirano, nell’ambito
dell’alternanza scuola-lavoro, a dimostrazione che i buoni libri, ovunque
arrivino, portano con sé buoni semi.
Il nostro lavoro è quindi
proseguito con le riflessioni personali e profonde sulle nostre radici, con autobiografie e descrizioni di sé, diritti e felicità, con il suo
significato e le sue molteplici espressioni.
Non potevamo certo
dimenticare chi si è vista negata questa felicità, insieme ad ogni diritto, proprio a causa delle proprie origini.
Così, nei giorni scorsi
abbiamo letto
L’albero di Anne
di
Irène Cohen-Janca e Maurizio A. C. Quarello, orecchio acerbo
e
La Storia di Erika
di
Ruth Vander Zee e Roberto Innocenti, La Margherita
che ci sono serviti nel
primo caso per un’attività collettiva di comprensione (affinché rimanesse
traccia scritta del testo letto e delle notizie storiche in esso riportate)
nel secondo per una
produzione individuale: riflessioni, riassunti, pensieri in libertà
Dopo la visita virtualeall’alloggio segreto, alcuni ragazzi sono stati colpiti dal labirintico intrico
di stanze, corridoi e scale, riportato in pianta
nella nuova edizione del
Diario
di Anne
Frank, curato da Matteo Corradini per BUR.
La maggior parte, affascinata proprio dal diario, l'ha poi riprodotto con un’attenzione, una cura e una capacità di interiorizzare
contenuti e riflessioni che mi hanno colpita e commossa.
Un ringraziamento speciale a Cristiano Zio Burp Callegari per la consulenza musicale.
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