lunedì 30 gennaio 2017

Se per la Memoria non basta un giorno soltanto


Sole sono chiusa qui 391 giorni
non ce la faccio più
per favore vieni da me.





 


 

 


La nostra Giornata della Memoria è durata a lungo: credo sia iniziata a settembre, e certo non è ancora finita.

Ho già scritto della mia diffidenza nei confronti delle commemorazioni, in particolar modo a scuola; il mio timore è che, passata la giornata del “…”, ci si senta liberi di andare oltre, non preoccuparsene più e rinchiudersi nuovamente nel proprio piccolissimo mondo.
La scuola invece mi pare proprio il luogo giusto per discutere a lungo, per tornare più volte, ogni volta che se ne presenti l’occasione, su temi piccoli e grandi, sconosciuti o importanti. E preparare tutta una sorta di apparecchiatura per la Giornata della Memoria dimenticandosene il giorno dopo, mi sembra, soprattutto di questi tempi, irresponsabile e rischioso.

Il nostro cammino è cominciato all’inizio dell’anno, con un filmato di cui ancora non so giudicare la veridicità: molte voci si sono levate da più parti a favore o contro di esso.



L’ho spiegato ai ragazzi: potrebbe essere il risultato di una ricerca scientifica accurata, o molto più probabilmente, un’abile manovra pubblicitaria.
In ogni caso, il messaggio che se ne evince è chiaro e a suo modo indiscutibile: non esiste, e non esisterà mai, una razza (termine odioso, ma qui ci sta) pura, non vi è alcuna ragione di sostenere la superiorità di un popolo, un’etnia, una cultura sull’altra. 

Mi è piaciuto che fosse questa l’apertura del nostro anno scolastico, in una sorta di tributo iniziale ad un progetto che abbiamo chiamato “Dalle radici alla Terra”, curato da Hans Hermans, e proseguito, nella nostra classe, con un ulteriore approfondimento, condotto da Matteo Gilberti, volto al superamento dei pregiudizi, dello sguardo unico, del pensiero indifferenziato.

Il libro più rappresentativo di questo primo periodo insieme è stato ABC dei popoli, di Liuna Virardi, Terre di mezzo, che mi ha accompagnato anche durante l’incontro di sabato scorso con gli studenti di 3^ e 4^ del liceo delle scienze umane di Tirano, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, a dimostrazione che i buoni libri, ovunque arrivino, portano con sé buoni semi.

Il nostro lavoro è quindi proseguito con le riflessioni personali e profonde sulle nostre radici, con autobiografie e descrizioni di sé, diritti e felicità, con il suo significato e le sue molteplici espressioni.
Non potevamo certo dimenticare chi si è vista negata questa felicità, insieme ad ogni diritto, proprio a causa delle proprie origini.


Così, nei giorni scorsi abbiamo letto  

L’albero di Anne


di Irène Cohen-Janca e Maurizio A. C. Quarello, orecchio acerbo

e

La Storia di Erika


di Ruth Vander Zee e Roberto Innocenti, La Margherita



che ci sono serviti nel primo caso per un’attività collettiva di comprensione (affinché rimanesse traccia scritta del testo letto e delle notizie storiche in esso riportate)




nel secondo per una produzione individuale: riflessioni, riassunti, pensieri in libertà















Dopo la visita virtualeall’alloggio segreto, alcuni ragazzi sono stati colpiti dal labirintico intrico di stanze, corridoi e scale, riportato in pianta 

 

 

nella nuova edizione del 
  
Diario 


di Anne Frank, curato da Matteo Corradini per BUR.


La maggior parte, affascinata proprio dal diario, l'ha poi riprodotto con un’attenzione, una cura e una capacità di interiorizzare contenuti e riflessioni che mi hanno colpita e commossa.




































Un ringraziamento speciale a Cristiano Zio Burp Callegari per la consulenza musicale.
 

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