Partecipare a un corso di
formazione condotto da Hans Hermans, Leone Nano, è accettare di rinunciare alle
certezze, ascoltare domande a cui non sappiamo dare risposta, riflettere sul
significato mai scontato delle parole.
Fare formazione con Hans è
essere consapevoli, una volta di più, della responsabilità magnifica e
terribile di essere insegnanti.
Dobbiamo
avere il coraggio di combattere per la nostra identità
Io
quando racconto le storie voglio essere ascoltato, non solo per la mia vanità,
ma perché sto lavorando sulla voce, sui tempi, sul contenuto
Noi
dobbiamo essere soprattutto un esempio di quello che un bambino potrà essere da
adulto
La
parola deve cambiare, deve arricchire, deve essere uno stimolo
Non
c’è niente che insegna come l’amore, anche per la propria materia
L’alfabeto
– la parola
Il
mistero: oggetto che diventa soggetto
La creazione di Adamo (particolare), Michelangelo, Cappella Sistina, Roma
Il
passaggio in cui oggetto diventa vita è il mistero
Questo
passaggio sarà per sempre un segreto e va rispettato. La scuola parte dopo,
quando la vita è entrata dentro di noi, dentro qualsiasi oggetto che è
diventato soggetto. Con i bambini non dobbiamo provare a risolvere il mistero,
perché non ce la faremo mai.
Queste
due dita che si toccano è la lingua, è diventare, crescere, stare nel mondo.
Chissà
come mai l’albero non sbaglia; il faggio sa come diventare un faggio.
Il
gatto sa. Siamo noi gli sfortunati, perché non sappiamo, perché parliamo.
Noi
siamo coloro che non sanno. La scuola è il luogo dove si insegna il non sapere.
Abbiamo
chiesto ai bambini cos’è l’alfabeto. Sono le lettere, non le parole.
Uno
degli alfabeti che sta rischiando di scomparire è l’alfabeto del buio.
Noi
a volte siamo capaci di vedere con le orecchie.
Una
parola che dobbiamo reinserire è nonostante. Io ti amo nonostante.
Dobbiamo
imparare a guardare e a far capire al bambino che noi della maggior parte degli
alfabeti conosciamo solo le prime tre lettere.
Gli
aborigeni sentono tutto, tranne le nuvole; l’unico alfabeto che non puoi dire,
che non ha un suono.
Un
alfabeto che si sente soprattutto d’inverno: non c’è niente di così bello che
poter stare ancora dieci minuti a letto, e intanto ascolti. Non sento niente.
Vuoi vedere che ha nevicato? La macchina che passa parla l’alfabeto della neve,
non quello dell’asfalto. Un grande desiderio che ho io è andare a terra e
sentire quel che dice un fiocco di neve.
Io
vorrei imparare a cadere senza far rumore come un fiocco di neve.
L’alfabeto
delle foglie che cadono è un alfabeto molto silenzioso.
Non
a tutte le foglie piace cadere. È una nostra idea che alle foglie piaccia
cadere.
L’alfabeto
del pesco è favoloso, perché il mondo è favoloso.
Che
alfabeto ha dentro di sé per capire che può sbagliare una volta, ma poi può
rifiorire?
L’alfabeto
della lumaca; sa scrivere solo il proprio il testamento.
È
necessario avere la consapevolezza che l’alfabeto dell’altro è molto difficile
da capire
Chi
ci sta dietro i miei occhi? Dietro i miei occhi ci sto io.
Uno
dei modi per incontrare l’altro sono gli occhi. Ci incontriamo attraverso lo
sguardo.
Per
questo motivo serve leggere in profondità. Basta leggere in superficie, perché
è sottoposta alla legge dell’erosione.
Quando
la mia superficie comincia a mostrare i segni dei tempi, e non ho imparato a
guardare in profondità, io per l’altro divento noioso.
Uno
dei simboli forti del mondo è l’albero: l’albero ha una parte visibile e una
invisibile. E quella invisibile non sono solo le radici. Non si può guardare
neppure dentro l’albero. Le foglie sono l’albero che parla, le parole che
escono dall’albero. L’alfabeto del faggio si esprime anche attraverso la
foglia.
Cambiamento
reale non è cambiamento superficiale
Un
paese senza scuola è un paese perso, e perciò chiedo a tutti gli insegnanti di
non portare dentro la scuola i propri problemi.
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