Credo molto nel potere dell’immedesimazione.
Mettersi nei panni di un
altro è difficilissimo, a volte impossibile, soprattutto se quest’altro è il
tuo opposto. Se parla, vive, ragiona in modo specularmente contrario al tuo.
Per questo motivo, una
ragazzina non è riuscita ad iniziare il suo testo con “Sono una bulla”
Ha scritto “Se fossi una
bulla…”
Poi, nella seconda frase, ce
l’ha fatta. Ma immagino quanta fatica le sia costata.
Nei giorni scorsi, i ragazzi
hanno scelto su quali temi avrebbero voluto confrontarsi in un contraddittorio.
Una di loro ha scritto “È ingiusto che
nella scuola ci sia il bullismo”.
Non c’è stato
contraddittorio. Quando ho chiesto loro chi pensasse che questa frase fosse
giusta sempre, per tutti, in entrambe le classi tutti hanno alzato la mano.
A questo punto ho detto
loro: “Sono felice che la pensiate così. Proprio per questo, la richiesta che
vi farò sarà ancor più difficile. Dovrete mettervi Nei panni di un bullo, e
scrivere quello che lui/lei scriverebbe. Com’è, cosa fa, perché, come si sente,
come si vorrebbe sentire”
Hanno scritto, tutti. E
molti poi hanno voluto leggere. E mentre leggevano, a volte l’immedesimazione era tale
che mi sono venuti i brividi.
Sono un bullo perché voglio, non cambierò mai.
[…] non do e non darò mai ragione a chi mi dice di cambiare. […]
Mi sento male quando picchio, è come se lo stomaco mi ingoiasse il corpo.
Vorrei sentirmi una vocina in testa che mi dice “continua così” ma non la sento, perché?
Sono un bullo perché magari anche i miei genitori lo erano.
Sono un bullo perché voglio, non cambierò mai.
[…] non do e non darò mai ragione a chi mi dice di cambiare. […]
Mi sento male quando picchio, è come se lo stomaco mi ingoiasse il corpo.
Vorrei sentirmi una vocina in testa che mi dice “continua così” ma non la sento, perché?
Sono
forte, odiato da molte persone e rispettato da qualcuno […]
MI
sento grande, forte, superiore agli altri.
Vorrei
sentirmi temuto, adorato, rispettato, accettato.
Cammino
molleggiato e cerco sempre di fare bella figura rispetto ai miei compagni.
Mi
sento debole, perché picchiare non mi rende migliore.
Sono
una bulla e mi dispiace, non di picchiare gli altri, mi dispiace che i miei
genitori mi dicono che i bulli come me pensano di essere forti ma in realtà
sono deboli.
E
quando sono arrabbiata, il primo bambino che incontro lo picchio.
Prima
un compagno mi ha toccato e gli ho tirato un pugno e adesso sono fuori dalla
porta in castigo, ma non gli chiederò mai scusa.
Io
mi sento impaurito, solo, vulnerabile; picchio in modo che mi senta forte.
Mi
vorrei sentire normale, ho fatto una stupidata, ormai mi conoscono tutti come
un bullo, non posso più tornare indietro.
Sono
un bullo, io spacco sentimenti, distruggo persone, cambio personalità di
bambini.
Io
mi sono sempre sentito fiero ma a volte io mi sentivo che nessuno mi amava e
ancora adesso mi sento così.
Sono
un bullo.
Sono
cattivo, perché picchio tutti senza ragione.
Sono
un prepotente, perché prendo in giro tutti, sono sleale.
Faccio
il bullo, il prepotente, perché dico parolacce a volontà, sono cattivo, non mi
rendo conto che faccio del male alle persone.
Mi
sento infelice, proprio un bullo.
Mi
sento cattivo, allora posso cambiare.
MI
piace molto sentirmi temuto.
Mi
sento superiore a tutti.
Vorrei
sentirmi il capo e guai a chi non lo capisce.
Mi
sento un mostro malvagio che vuole distruggere la città in mille pezzi, alcune
volte non riesco a controllarmi.
Sono
una bulla perché è divertente e ti rende più popolare.
Lo
faccio perché da piccola un bullo mi picchiava sempre, e da quel momento ho
giurato che mi sarei vendicata
Sono un bullo perché magari anche i miei genitori lo erano.
Sono
una bulla e sono cattiva, faccio quel che voglio senza problemi anche se mi
sgridano.
Sarò
così finché non ottengo ciò che voglio. E sarò molto cattiva.
Sono un bullo per scelta mia.
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