L'undicesimo Mercoledì al cubo è davvero speciale per me. In questi giorni ho pensato ad almeno una decina di
inizi diversi: ogni volta, però, ad avere il sopravvento è stata
l'immagine dell'Enrico di Ferro.
Cosa
c'entri Enrico di Ferro, il fedele servitore de Il principe ranocchio dei fratelli Grimm con
Il
salone di bellezza
edito da La Margherita
è cosa lunga da spiegare; così lo farò alla fine.
Il
personaggio di Anita, prima una blatta, poi un'anatra, infine una gallina, è nato parecchi anni fa: mi piaceva l'idea di un salone di bellezza a cui gli animali si potessero rivolgere per cercare di risolvere i propri piccoli o grandi problemi. Il racconto però, come talvolta accade, era arrivato a un punto morto, e per anni è rimasto in attesa nella memoria del computer, insieme a molti altri.
Poi, a gennaio 2014,
uno splendido corso, condotto da Giovanna Zoboli, mi ha permesso di incontrare e conoscere
altre quindici “ragazze”, a vario
titolo appassionate o esperte di letteratura per l'infanzia. Il corso si
chiamava leggerescrivere2014, e per molte di noi ha segnato un punto
di svolta.
Per qualche mese, non ho più preso in mano nulla di quel che avevo scritto prima. Tutto, al confronto con i capolavori della letteratura per l'infanzia che avevamo frequentato per sei intere giornate, mi sembrava banale.
Poi, a maggio, Il
salone di bellezza, ancora incompiuto, mi ha chiamato: e in pochi giorni l'ho terminato. Sono davvero convinta che le letture,
le immagini, ma soprattutto le conversazioni di quelle giornate
intensissime, in mezzo a persone che nutrono la mia stessa passione, abbiano mosso quel che serviva per completare il racconto.
Senza troppe illusioni, una mattina
l'ho inviato per mail ad alcune case editrici. Il pomeriggio
stesso, Viviana Reverso, editor de Il Castello, mi ha
risposto, scrivendo che trovava il testo interessante e che lo
avrebbe proposto alla redazione.
Sono stati giorni di
attesa faticosa (avrei imparato, col passare dei mesi, che in questo
mondo, come in molti altri, per avere notizie,
aggiornamenti, risultati, occorre davvero esercitare la pazienza – e chi mi
conosce sa che ne ho pochissima), ma alla fine la risposta è stata positiva e a marzo di quest'anno,
in Fiera a Bologna, con Mara, una delle Enrichette, ho potuto
finalmente sfogliare la maquette.
Ad agosto le prime copie del
libro erano tra le mie mani.
Le illustrazioni, fresche e divertenti, sono state realizzate da Alessandra Capozza, qui alla libreria Rizzoli di Milano
(Qui un estratto dal libro)
Naturalmente, lo Spazio Libri Laboratorio La Cornice di Cantù ne ha acquistato subito moltissime copie: Tommaso e Valentina hanno davvero una grande fiducia nelle sue possibilità!
Vedere il mio libro sui tavoli della mia libreria preferita è stata un'emozione grande; la stessa che ho provato salendo al reparto ragazzi di una delle più belle librerie di Como, Ubik, per scoprire, in modo assolutamente inatteso, il mio libro al centro di un espositore, attorniato da albi e autori straordinari.
(Per un istante, ho davvero pensato: “Ma
cosa ci facciamo lì?”)
E poi, eccoci alla Cornice, dove sabato 3 ottobre abbiamo presentato il libro per la prima volta:
Bambini, mamme, amiche, insegnanti, bibliotecari, e soprattutto due magnifici padroni di casa: le persone migliori con cui festeggiare e divertirci, mangiando
un grosso lombrico MERAVIGLIOSAMENTE ROSA!
Enrico di Ferro è un simbolo: della passione, dell'impegno, della costanza, della tenacia, dell'amore per ciò che si è scelto o che ti ha scelto. Enrico di Ferro siamo noi, 16 Enrichette e una famosa scrittrice/editrice per insegnante, noi che siamo diventate amiche anche nella vita vera, oltre che su Facebook. Noi che ci incontriamo in Fiera a Bologna, una volta l'anno, ma che cerchiamo, in quel luogo virtuale che è diventato l'Enrico di Ferro, di continuare a riempirci la vita di bellezza, di libri, di parole, di immagini.
" [...] La mattina dopo, quando il sole li svegliò, arrivò una carrozza con otto cavalli bianchi, che avevano pennacchi bianchi sul capo e i finimenti d’oro; e dietro c’era il servo del giovane re, il fedele Enrico. Il fedele Enrico si era così afflitto, quando il suo padrone era stato trasformato in ranocchio, che si era fatto mettere tre cerchi di ferro intorno al cuore, perché non gli scoppiasse dall’angoscia. Ma ora la carrozza doveva portare il giovane re nel suo regno; il fedele Enrico vi fece entrare i due giovani, salì dietro ed era pieno di gioia per la liberazione. Quando ebbero fatto un tratto di strada, il principe udì uno schianto, come se dietro a lui qualcosa si fosse rotto. Allora si volse e gridò: “Rico, qui va in pezzi il cocchio!”
bensì un cerchio del mio cuore,
ch’era immerso in gran dolore,
quando dentro alla fontana
tramutato foste in rana.”
Per due volte ancora si udì uno schianto durante il viaggio; e ogni volta il principe pensò che il cocchio andasse in pezzi; e invece erano soltanto i cerchi, che saltavano via dal cuore del fedele Enrico, perché il suo padrone era libero e felice." (Da"Il Principe Ranocchio", Fratelli Grimm)
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