Cinque anni fa, avevo
cominciato il lavoro su lettura e scrittura in prima con A, P ed E (da qui il
nome del blog, APEdario) perché le bambine e i bambini potessero formare, fin
da subito, le prime sillabe.
Per questo nuovo ciclo ho
pensato invece che sarebbe stato interessante presentare le vocali, per
soffermarci in modo particolare sull’unione delle contigue I e O, a formare IO.
Mi pare sempre un nucleo
denso di senso, questo: non, naturalmente, nella sua concentrazione egocentrica
su se stesso, ma nella dimensione di riflessione sulle proprie caratteristiche
e competenze, perché si possa, attraverso questo processo, più facilmente riconoscerle anche negli altri, e
riconoscerle come diritti, per sé e per gli altri.
Siamo partiti dagli
autoritratti, tutti realizzati con la massima cura, e che sempre mi paiono
parlare il linguaggio di chi li ha disegnati, posizionati nello spazio foglio e
colorati.
Poi abbiamo riflettuto
insieme su quanti modi diversi ci siano per completare la frase
IO SONO
scrivendo via via le diverse
proposte delle bambine e dei bambini, ragionando sui cambiamenti di genere di
nomi e aggettivi e sulla necessità di scrivere solo ciò che davvero
corrispondesse al reale stato d’animo (così, IO SONO FELICE suggerito da un compagno, sul quaderno di una
bambina è diventato IO SONO COSÌ COSÀ
-perché mi manca la mamma, ha aggiunto).
Per finire, una riflessione
su ciò che ognuno sa fare.
A completare il lavoro, la
lettura di Tutto da me, di Wondriska, Corraini
In una classe, un bambino ha
esclamato: Io
so fare tutto.
La riflessione dei prossimi
giorni partirà proprio da questa frase.
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