Credo davvero nella necessità che i bambini e le bambine
siano protagonisti attivi del proprio apprendimento.
In questi mesi ho molto riflettuto sulle attività di
scrittura spontanea proposte dalla mia amica Sandra ai suoi alunni. I suoi post
sono diventati stimolo ad un pensiero nuovo, dove le competenze pregresse di
ognuno fossero messe al centro dei rispettivi percorsi di apprendimento.
Così, dopo essere diventati lettori, tutti si sono trasformati
in scrittori: non solo attraverso la capacità di ricopiare dalla lavagna, ma
producendo scrittura in modo autonomo.
“Scrivi come sei capace” è diventato, anche per chi teme
di non esserlo, la possibilità di provare, di mettersi in gioco; per l’insegnante,
la dimostrazione che esistono, all’interno della stessa classe, livelli diversi
di concettualizzazione della lingua scritta, e che è necessario conoscerli
tutti per poter costruire percorsi che di tutti tengano conto, perché tutti
vengano valorizzati.
Accanto a lunghe sequenze di lettere
possiamo trovare
le prime parole – spesso il proprio nome, quello dei compagni, mamma e papà, ma
anche i nonni e gli animali
Mi ha fatto molto sorridere incontrare i nani da
giardino e Radio Due
e scoprire che il pensiero bambino già opera importanti similitudini: al posto dei suoni duri di C e G, l’uso dell’H
al posto dei suoni dolci di G, la J.
La formica Ina, protagonista del libro Ina la formica dell’alfabeto, di Matteo Terzaghi – Marco Zürcher, AER, ci ha
accompagnato in questa prima tappa del nostro viaggio.
Ed è stato bello
ripetere a gran voce la poesia che conclude il suo albo: poesia che ci ha
permesso di operare i primi confronti tra le rime, in un gioco fonologico
importante, che ripeteremo spesso, e che è diventata compito a casa, da
condividere con un grande.
Che – questo mi sembra importante – non è sempre la
mamma, e magari neppure il papà. Con un grande che può essere ogni persona
maggiore che il bambino ha vicino a sé.
Il cammino contro gli stereotipi è quotidiano come il
pane.
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