Come il precedente, Poesie della notte, del giorno,
di ogni cosa intorno, anche questo volume
In mezzo alla Fiaba
di
Silvia Vecchini – Arianna Vairo, Topipittori
ad ogni pagina mi riempie
di stupore per la capacità dell’autrice di dare voce a sentimenti, sensazioni,
attimi che ognuno di noi ha vissuto e vive intensamente sulla propria pelle, ma che non sono facili da raccontare senza scadere nella banalità.
Silvia Vecchini, invece,
fin dalla prima pagina, ci regala versi che scavano nel profondo, e toccano
corde del nostro intimo che continueranno a vibrare:
A
tutti servirebbe un fratello
che
nel momento più scuro
esca
di nascosto
e
si riempia le tasche,
che
nel bosco resti al tuo fianco
e
lasci cadere a ogni passo
un
sassolino bianco.
Siamo noi quella Gretel,
quell’Hansel; siamo noi quei bambini impauriti nella notte buia, che tuttavia
non si perdono d’animo, e raccolgono sassolini bianchi, splendenti alla luce
della luna; siamo noi quei temerari che prima ritrovano la strada di casa, e
poi, persi nuovamente, si addentrano sempre più nel fitto del bosco, e gabbano
la strega, e conquistano il suo tesoro, a dispetto dell’essere piccoli,
ingenui, impauriti.
Che dire poi, di questa
splendida fanciulla che osserva dalla torre il suo futuro, pronta a cogliere l’attimo
in cui la sua attesa inquieta finirà?
Una
torre non è un brutto posto
per
aspettare
per
guardare cosa succede
spingere
lo sguardo fin dove si vede
contare
le cime degli alberi
cercare
un fiume
indovinare
gli uccelli
dai
versi dal volo dal colore delle piume
giù
il sole, su la luna
conoscere
le stelle una ad una.
Anche
se tutto resta uguale
-non
ci sono porte
non
ci sono scale-
si
allungano i miei capelli
(sembrano
disciplinati ma sono ribelli,
sembra
una treccia ma è una strada segreta,
sembra
una treccia e invece è la fine
della
mia attesa inquieta).
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