Finisce
il giorno, col suo baccano, le sue eccitazioni, emozioni e fatiche.
Viene la notte, col buio, il silenzio, forse qualche paura. Tra il
giorno e la notte, nel quasi-buio della camera, nella quiete del
letto, la voce della mamma, o del papà, racconta una storia breve:
qualcuno vive, qualcosa avviene, con un senso, tra un inizio e una
fine. Voce e storia pronunciano insieme, con calma, uno dei
possibili, amichevoli nomi del mondo.
Come
incomincia La parola “FIABA”:
“Un
giorno, chissà perché, le fiabe sparirono. Non se ne trovava più
una, né lunga né corta, né bella né brutta, né scritta né
raccontata, e nemmeno ricordata. I bambini, anche se non ne
ricordavano nessuna, ricordavano però che prima c'erano state delle
fiabe, e che erano belle. Così andarono dai grandi, e dissero:
-Rivogliamo
le fiabe.
I
grandi pensarono, ragionarono, provarono, ma non riuscirono a
combinare niente.
Allora
i bambini andarono dai governanti, e dissero:
-Rivogliamo
le fiabe.
I
governanti studiarono, tentarono, provarono, ma anche loro non
combinarono niente.
I
bambini andarono da mago Parlò, e dissero:
-Mago
Parlò, rivogliamo le fiabe.
-Non
sarà facile- lui rispose. -Avrò bisogno del vostro aiuto.
-Sentiamo,-
dissero i bambini.
-La
parola FIABA è fatta di cinque lettere,- lui spiegò. -Innanzitutto,
occorreranno moltissime cose che cominciano per F, moltissime cose
che cominciano per I, moltissime cose che cominciano per A,
moltissime cose che cominciano per B e moltissime cose che cominciano
per A.
-Per
la seconda A, mago Parlò, non basteranno le moltissime cose che
cominciano per A già trovate?- chiese un bambino sveglio, che si
chiamava Michele.
-No,
non basteranno,- rispose tranquillo mago Parlò. -Perché la seconda
A della parola FIABA è diversa dalla prima A.”
PIUMINI
R., Poco prima della notte, Einaudi Ragazzi
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