Il
mercoledì al cubo di questo mese di luglio è molto speciale: perché
è il primo in cui ognuno dei tre blog coinvolti ha scelto, all'insaputa degli
altri due, un libro diverso da recensire. Nessun accordo preventivo, nessuna
fuga di notizie: dall'idea di una delle due Pollicine, per questo
mese, tre libri diversi di cui, a vario titolo, riteniamo
significativo scrivere nelle nostre pagine.
Qui i consigli di lettura delle Briciole di Pollicino
Qui quelli di Scaffale Basso
Forse perché in questi giorni sono sola in casa ( i figli, ormai grandi, ai
due capi dell'Italia, uno in Sicilia e l'altra in Valtellina), la mia scelta è caduta su un libro che mi riporta in modo molto intenso ai miei primi
anni da mamma, e soprattutto alle letture in spiaggia.
Sono
sempre partita per le vacanze con un cospicuo numero di libri al
seguito; tra quelli per i figli, pur a distanza di anni, non poteva mancare
Storie
per ridere
di Ursula Wolfel, Nuove Edizioni Romane, recentemente ripubblicato dalla casa editrice Kalandraka, con una nuova veste grafica
Come
è naturale, e come sempre avviene per i libri molto amati, io sono
profondamente legata all'edizione precedente, di cui possiedo due
copie, una per ogni figlio, poiché a nessuno dei due debba mancare
tra i libri che verranno letti ai futuri nipotini.
Nella
lettura, ci alternavamo io, in spiaggia, e la nonna, in camera nei
pomeriggi troppo assolati.
Le storie sono brevi, incisive,
memorabili: come dimenticare la bicicletta continuamente ridipinta,
il ciuccio perduto, l'uomo frettoloso o il bambino che rideva sempre?
Come non sorridere, o ridere di cuore, ripensando alla storia di una
partenza o a quella di uno sbadiglio? E mentre sfoglio ancora una
volta il libro più usurato, quello con la copertina ruvida per le
troppe pieghe da piccole mani cicciottelle e illustrazioni su cui si
è trasferita l'impronta delle parole del testo della pagina a
fianco, ancora ripenso al potere delle storie, lette da soli o
ascoltate dalla voce di chi ami. È questo che auguro a tutti i
bambini, e in particolare ai miei bambini, quelli di casa, ormai
cresciuti, e gli scolari antichi e nuovi: che ci sia sempre qualcuno
a raccontar loro delle storie, e che loro stessi diventino, a loro
volta, dei raccontastorie.
Piccola
nota per gli adulti:
sono
una bambina, un bambino di 3-4 anni. Mi leggono le storie: di giorno,
le maestre a scuola, la sera, prima che mi addormenti, mamma e papà,
a casa. Qualche volte me le leggono anche i nonni, o in biblioteca. E
se sono malato, sto a letto, faccio la voce lamentosa e mi leggono
tutti i libri che voglio.
È
passato poco tempo, solo tre o quattro anni. Ora ne ho 7, o 8. Ho finito da poco la prima, o la seconda elementare. So
leggere da solo, più o meno bene, in stampato maiuscolo e anche in
minuscolo. Però, quando chiedo che mi leggano una storia, la
risposta è sempre la stessa: “Ormai sei grande, puoi farlo da
solo”.
Non
capiscono che è sempre bello che qualcuno legga per te, che rubi il
tempo alle faccende, al lavoro, agli impegni, per prenderti in
braccio e in un istante trasportarti in un altro mondo, solo con le
immagini e le parole.
È
una magia meravigliosa: perché dovrei rinunciarci solo perché sono
un po' cresciuto?
Se
fossi un bambino, oggi mi sdraierei sul lettino in spiaggia, sotto
l'ombrellone, e chiederei alla nonna: “Mi leggi la storia della
donna che pensava sempre ad altro?”
Storia della donna che pensava sempre ad altro
“Un
giorno una donna voleva fare il bucato, cuocere le patate e pulire la
cucina. Ma pensava ad altro, così mise il secchio col sapone sul
fuoco, gettò le patate nella lavatrice e versò il detersivo sul
pavimento. Poi si accorse che aveva sbagliato tutto. Tolse in fretta
il secchio dal fuoco, tirò fuori le patate dalla lavatrice e
raccolse il detersivo. Ora voleva fare tutto per benino. Ma già
stava pensando ad altro! Versò l'acqua per pulire la cucina nella
lavatrice, il detersivo nella pentola e le patate le buttò nel
secchio. Quando cominciò a pulire, le patate rotolarono per la
cucina. La donna si mise a raccoglier le patate, ma nel frattempo la
pentola si mise a bollire e l'acqua saponata traboccò, riempiendo
tutta la cucina. La donna rise dicendo: -Almeno ora la cucina è
pulita!- Poi si mise veramente a fare tutto per benino.
WOLFEL
U., Storie per ridere, Nuove Edizioni Romane
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