mercoledì 1 luglio 2015

Mercoledì al cubo (9): Storie per ridere o 28 storie per ridere


Il mercoledì al cubo di questo mese di luglio è molto speciale: perché è il primo in cui ognuno dei tre blog coinvolti  ha scelto, all'insaputa degli altri due, un libro diverso da recensire. Nessun accordo preventivo, nessuna fuga di notizie: dall'idea di una delle due Pollicine, per questo mese, tre libri diversi di cui, a vario titolo, riteniamo significativo scrivere nelle nostre pagine.

Qui i consigli di lettura delle Briciole di Pollicino
Qui quelli di Scaffale Basso


Forse perché in questi giorni sono sola in casa ( i figli, ormai grandi, ai due capi dell'Italia, uno in Sicilia e l'altra in Valtellina), la mia scelta è caduta su un libro che mi riporta in modo molto intenso ai miei primi anni da mamma, e soprattutto alle letture in spiaggia.

Sono sempre partita per le vacanze con un cospicuo numero di libri al seguito; tra quelli per i figli, pur a distanza di anni, non poteva mancare
 
Storie per ridere

di Ursula Wolfel, Nuove Edizioni Romane, recentemente ripubblicato dalla casa editrice Kalandraka, con una nuova veste grafica




 
Come è naturale, e come sempre avviene per i libri molto amati, io sono profondamente legata all'edizione precedente, di cui possiedo due copie, una per ogni figlio, poiché a nessuno dei due debba mancare tra i libri che verranno letti ai futuri nipotini.

Nella lettura, ci alternavamo io, in spiaggia, e la nonna, in camera nei pomeriggi troppo assolati. 

Le storie sono brevi, incisive, memorabili: come dimenticare la bicicletta continuamente ridipinta, il ciuccio perduto, l'uomo frettoloso o il bambino che rideva sempre? Come non sorridere, o ridere di cuore, ripensando alla storia di una partenza o a quella di uno sbadiglio? E mentre sfoglio ancora una volta il libro più usurato, quello con la copertina ruvida per le troppe pieghe da piccole mani cicciottelle e illustrazioni su cui si è trasferita l'impronta delle parole del testo della pagina a fianco, ancora ripenso al potere delle storie, lette da soli o ascoltate dalla voce di chi ami. È questo che auguro a tutti i bambini, e in particolare ai miei bambini, quelli di casa, ormai cresciuti, e gli scolari antichi e nuovi: che ci sia sempre qualcuno a raccontar loro delle storie, e che loro stessi diventino, a loro volta, dei raccontastorie.


Piccola nota per gli adulti:
 
sono una bambina, un bambino di 3-4 anni. Mi leggono le storie: di giorno, le maestre a scuola, la sera, prima che mi addormenti, mamma e papà, a casa. Qualche volte me le leggono anche i nonni, o in biblioteca. E se sono malato, sto a letto, faccio la voce lamentosa e mi leggono tutti i libri che voglio.



È passato poco tempo, solo tre o quattro anni. Ora ne ho 7, o 8. Ho finito da poco la prima, o la seconda elementare. So leggere da solo, più o meno bene, in stampato maiuscolo e anche in minuscolo. Però, quando chiedo che mi leggano una storia, la risposta è sempre la stessa: “Ormai sei grande, puoi farlo da solo”.



Non capiscono che è sempre bello che qualcuno legga per te, che rubi il tempo alle faccende, al lavoro, agli impegni, per prenderti in braccio e in un istante trasportarti in un altro mondo, solo con le immagini e le parole.

È una magia meravigliosa: perché dovrei rinunciarci solo perché sono un po' cresciuto?



Se fossi un bambino, oggi mi sdraierei sul lettino in spiaggia, sotto l'ombrellone, e chiederei alla nonna: “Mi leggi la storia della donna che pensava sempre ad altro?”


Storia della donna che pensava sempre ad altro

Un giorno una donna voleva fare il bucato, cuocere le patate e pulire la cucina. Ma pensava ad altro, così mise il secchio col sapone sul fuoco, gettò le patate nella lavatrice e versò il detersivo sul pavimento. Poi si accorse che aveva sbagliato tutto. Tolse in fretta il secchio dal fuoco, tirò fuori le patate dalla lavatrice e raccolse il detersivo. Ora voleva fare tutto per benino. Ma già stava pensando ad altro! Versò l'acqua per pulire la cucina nella lavatrice, il detersivo nella pentola e le patate le buttò nel secchio. Quando cominciò a pulire, le patate rotolarono per la cucina. La donna si mise a raccoglier le patate, ma nel frattempo la pentola si mise a bollire e l'acqua saponata traboccò, riempiendo tutta la cucina. La donna rise dicendo: -Almeno ora la cucina è pulita!- Poi si mise veramente a fare tutto per benino.

WOLFEL U., Storie per ridere, Nuove Edizioni Romane
 

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