Uno dei libri più belli usciti nel corso di quest’anno
è sicuramente Il leone e l’uccellino
di Marianne Dubuc, Orecchio
acerbo, la storia tenera e sorprendente di un’amicizia improbabile, quella
appunto tra i due protagonisti.
Leone sta lavorando nell’orto
quando sente un rumore: l’uccellino è a terra (non sappiamo perché, e i bambini
a lungo hanno tentato di trovare la causa). Subito il leone interviene, ma
mentre fascia l’ala dell’uccellino, lo stormo se ne va.
Leone non
ci pensa due volte: posa il piccolo tra la sua folta criniera e lo porta in
casa, dove c’è abbastanza spazio per entrambi.
Da quel momento, i due
condividono ogni cosa: i giochi nella neve, la pesca, il fuoco accanto al
camino…
Ma il tempo passa, l’inverno
se ne va e torna la primavera. Con essa, anche lo stormo di uccellino, che
ormai è di nuovo in grado di volare e se ne va con i suoi compagni.
“È
la vita” esclama il leone, in quello che è il momento centrale del
racconto: la capacità di accettare il distacco, la separazione, perché è la
vita, perché dobbiamo saper vivere anche
stando bene soli con noi stessi, e perché se abbiamo creato legami forti e sereni,
questi non si spezzeranno così facilmente.
Infatti, il tempo passerà…
Qui http://letturacandita.blogspot.it/2014/06/la-borsetta-della-sirena-libri-per_13.html la splendida recensione di Carla Ghisalberti
su Lettura candita
invece quella dal catalogo dell’editore.
La storia de Il
leone e l’uccellino ci ha offerto una nuova occasione per lavorare sull’uso
dell’apostrofo:
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