Capita a molti, moltissimi
insegnanti, in un numero imprecisato, ma sicuramente altissimo, di classi; l’anno scolastico incomincia e a un
certo punto…sorpresa!...arriva un nuovo alunno, un nuovo compagno. Talvolta si
tratta di un trasferimento da una scuola all’altra; spesso, molto più spesso, i
nuovi bambini arrivano da lontano, da molto lontano.
Non parlano una sola
parola della lingua del paese in cui sono approdati, ti guardano con occhi
profondi e spesso smarriti. Sembrano chiedersi: “Che ci faccio qui?” e, forse,
te lo chiedono senza dire una parola. Gli insegnanti sono altrettanto smarriti dei
bambini: guardano e si guardano, si interrogano e si confrontano, cercano sui
libri e, molto più spesso, si inventano qualcosa perché il nuovo arrivato non
si senta troppo straniero (perché, inutile negarlo, come si fa a non sentirsi
stranieri in una classe dove l’unico che non parla e non capisce sei tu, dove i
tuoi compagni si vestono in modo diverso da te, dove neppure la maestra, che è
grande, riesce a capire ciò che tu non sai spiegare?).
E allora, per accogliere
una nuova compagna, presto amica, arrivata da lontano, il modo più semplice ci
è sembrato questo:
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