venerdì 20 giugno 2014

La rivolta delle lavandaie, o Lavandaie scatenate



Ci sono molti modi, i più impensati, per dare inizio a una rivoluzione, così come ci sono molti modi per educare. E non credo sia un caso che i metodi educativi che riscuotono maggiori probabilità di successo non siano quelli che palesano i loro intenti dietro diffuse e noiose istanze dichiaratamente pedagogiche, ma, al contrario, quelli che aiutano a riflettere senza che ci si senta costretti o indirizzati a farlo.

Un albo illustrato può fare molto per un’educazione senza stereotipi: oggi ho scoperto che uno dei miei illustratori preferiti, Quentin Blake, con l’amico e complice John Yeoman, ha realizzato uno dei più divertenti e dissacranti inni alla libertà che sia mai stato scritto.



La rivolta delle lavandaie


pubblicato in Italia per la prima volta nel 1979 e riedito di recente col titolo 

Lavandaie scatenate






Sette lavandaie non possono far altro che lavare, e stirare, la biancheria che il padrone della lavanderia, Baldassarre Strozzi, procura loro, in un crescendo senza fine. Finché, semplicemente, una delle sette, timidamente chiede: “E se lasciassimo tutto lì?”.

Non ci sono grandi proclami, o inni di battaglia, o un evento drammatico a scatenare il tutto: solo poche parole, pronunciate quasi con timore. Eppure, da quel momento tutto cambia e per le sette amiche è un susseguirsi ininterrotto di scorribande, finché sulla loro strada appaiono sette rudi taglialegna.

E poco importa che alla fine le lavandaie tornino a fare il loro antico mestiere: lo fanno perché lo hanno scelto, lo fanno per amore e, ciò che più importa, non lo fanno da sole, ma insieme ai sette taglialegna, che a loro volta lavano, cucinano e leggono storie, certamente splendide, ai propri marmocchi.

Come incomincia:

“C’erano una volta sette lavandaie.
Ogni giorno scendevano al fiume con le ceste della biancheria sporca sulla testa. Si chiamavano Susanna, Marianna, Lucia, Maria, Rosina, Marina e Caterina e andavano molto d’accordo.
Quando arrivavano al fiume, scaricavano la biancheria, la dividevano a seconda dei colori e dei tessuti, e la tuffavano in acqua. La tenevano un po’ a mollo e la insaponavano. La battevano e la sbattevano sulle grosse pietre del fiume, la risciacquavano e la strizzavano; poi la stendevano al sole sui cespugli e sugli scogli. Per due leghe tutt’attorno non c’erano lavandaie più in gamba.
Ma loro non erano contente, perché il padrone della lavanderia, Baldassarre Strozzi, era un omino basso e rinsecchito che per tutto il giorno contava i suoi soldi e intanto le faceva sgobbare senza tregua per aumentare sempre più le sue entrate.”

YEMAN – BLAKE, La rivolta delle lavandaie, EL




Dal mio blog preferito (il più bello del reame!), Lettura Candita, dell'unica e inimitabile Carla Ghisalberti
 
http://letturacandita.blogspot.it/2012/04/la-borsetta-della-sirena-libri-per_15.html 



e da Biblioragazzi

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