Ponendo
l’attenzione sulle diverse individualità e su ciò che ci rende unici e
speciali, certo corriamo il rischio di accentuare l’egocentrismo innato del
bambino, che a questa
età e in quest’epoca non è facile superare, e che rende la propria
individualità semplicemente ed egoisticamente esprimibile con un piccolo
aggettivo possessivo. Se IO sono al centro del mondo, sia del mio piccolo
casalingo che di quello esterno, tutto sarà MIO, sottoposto alle mie necessità
e ai miei desideri. La relazione equilibrata con l’altro si costruisce invece
proprio a partire dal riconoscimento anche delle necessità e dei desideri
altrui.
Da IO a MIO il passo è molto breve: per questo ho proposto in classe la lettura di due albi molto simili nel
titolo
Gli animali
della foresta cercano d’impossessarsi di un uovo. Ma avranno tutti una bella
sorpresa…
Come
incomincia:
“Nella giungla, nella terribile giungla…
un ranocchio trova un uovo! –Ah! Ah! Mio!
Mio! Questo è mio!
Sss…Sss…Sss…-Mio! Mio! Questo è mio!- dice
il serpente.
Flap! Flap! Flap! –Mio! Mio! Questo è
mio!- dice l’aquila.
Hem! Hem!–Mio! Mio! Questo è mio!- dice il
varano.
VAN ZEVEREN M., Mio! Mio! Mio!, Babalibri
Tre rane non sanno far altro che litigare e pensare per sé, fino a quando non corrono un serio pericolo, e il saggio rospo riesce a far comprendere loro che “insieme è meglio”.
Sull’isolotto vivevano tre rane, Gianni, Piero e Lidia. Benché
fossero fratelli, litigavano dall’alba al tramonto.
-Levati dall’acqua!- gridò Gianni, -L’acqua è mia!
-Via dall’isola!- urlò Piero, -La terra è mia!
-L’aria è mia! Strillò Lidia, mentre saltava in giro a caccia di
farfalle.”
LIONNI L., È mio!, Fatatrac
Poi, messa in scena di “è mio” con quattro straordinari attori, per nulla intimoriti dal pubblico; in seguito una riflessione verbale, scritta e disegnata,
su ciò che è MIO
e ciò che è di tutti
Un paio d'anni fa, in un post pubblicato sul blog dei Topipittori (http://topipittori.blogspot.it/2013/05/detesto-le-fotocopie.html) , affermavo categoricamente: “Detesto le fotocopie”. Avevo però fatto, come oggi, un’eccezione.
(Premessa:
adoro
il tratto nitido e pulito del pennarello a punta finissima nero. Lo utilizzo
fin da quando lavoravo nella scuola dell’infanzia, perché concentra l’attenzione,
di chi disegna e di chi osserva la produzione, sul tratto grafico. Da qualche
mese ho scoperto gli scarabocchi zen, che permettono anche ai bambini di
lavorare in un clima disteso, con tempi lunghi, curando il tratto e realizzando
delle piccole “opere d’arte”)
Ho quindi chiesto ai bambini di disegnare su un foglio di piccole dimensioni (
1/8 di A4) il proprio autoritratto a corpo intero e di ritagliarlo con cura.
Poi abbiamo incollato ogni figura su un foglio, che ho fotocopiato e
distribuito ai bambini perché lo incollassero sul cartoncino e lo colorassero.
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