“Si può stare attenti finché si vuole, non si è mai al sicuro da un incidente. Si può essere al colmo della felicità, ma non si è mai al riparo dall’infelicità (e viceversa, per fortuna).”
Un pensiero nitido, forte
e di profonda saggezza, per un mondo, e soprattutto un mondo adulto, quello dei
genitori, che si ripromette e si adopera in ogni modo per preservare i propri
figli da ogni incidente, e soprattutto dall’infelicità.
Un pensiero realistico,
vero, sincero; il pensiero di Il Cane.
«Non sono uno
specialista di cani. Solo un amico. Un po' cane anch'io, può darsi. Sono nato
nello stesso giorno del mio primo cane. Poi siamo cresciuti insieme. Ma lui è
invecchiato prima di me. A undici anni era un vecchietto pieno di reumatismi e
di esperienza. Morì. Io piansi. Molto".
Ecco cosa dice
Daniel Pennac, l'innamorato dei cani. Quando avremo letto la storia del Cane,
sapremo non solo tutto sul suo mondo. ma impareremo anche molto su quello degli
uomini: come appariamo agli occhi del cane. quanto dobbiamo venir ammaestrati.
Da uno scrittore cult, un inno all'amicizia tra uomo e cane, una storia
sull'amore, la paura e la voglia di libertà.
Come incomincia:
Come incomincia:
“
–Innanzitutto, quando si è un randagio, non si fanno tante storie!-
È
la Spepa che squittisce. Ha una voce terribilmente acuta. Le parole rimbalzano
contro i muri, il soffitto e il pavimento della cucina. Si mescolano al
tintinnio delle stoviglie. Troppo rumore. Il Cane non ci capisce un’acca. Si
limita ad appiattire le orecchie aspettando che passi. E poi ne ha sentite di
peggiori. Che gli si dia del randagio non lo tocca poi tanto. Sì, è stato un
randagio, e allora? Non se n’è mai vergognato. Le cose stanno così. Ma santo
cielo, com’è acuta la voce della Spepa. E quanto parla! Se non avesse bisogno
delle quattro zampe per reggersi dignitosamente i piedi, Il Cane si tapperebbe
le orecchie con le zampe davanti. Ma si è sempre rifiutato di scimmiottare gli
uomini.
-Allora,
la mangi o no questa zuppa?-
No,
non la mangia questa zuppa. Rimane davanti alla scodella, raggomitolato su se
stesso, una palla di pelo sorda e muta.”
PENNAC D., Abbaiare
stanca, Salani
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