“So però che in questo mondo in cui ci è capitato di vivere, è
assolutamente necessario fare esperienze, osservare tanto e frequentare il
bello ovunque si trovi, per nutrire l'immaginazione nostra e dei bambini. E che
questo dovrebbe essere il maggiore imperativo per un'istituzione che ha
l'ambizione di formare le nuove generazioni.”
“Ancora una volta stiamo procedendo a tentoni.
Provoco discussioni e dalle loro parole nascono piste che poi cerco in qualche
modo di alimentare, quando ci riesco.”
“[...] rimango spesso stupito quando assisto alla meraviglia del nascere
di un pensiero e perché penso che il bello, nel dialogare, stia proprio nella
tensione di ciascuno a cercare di chiarirsi un'idea tramite parole che nascono
in un gioco di reciproco ascolto e di scambio che, quando s'innesca, sembra non
avere fine.
LORENZONI F., I bambini pensano grande Cronaca di una avventura pedagogica, Sellerio
Procedere a tentoni. Provocare discussioni. Alimentare in qualche modo le
piste nate dalle parole dei bambini. Quando ci riesco.
Sono forse queste le parole che meglio riassumono il senso del mio “agire” pedagogico e didattico: quel che scrive Lorenzoni, maestro elementare che ha fondato ad Amelia, nel 1980, la casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione, provoca un'eco profondissima dentro di me.
Sono forse queste le parole che meglio riassumono il senso del mio “agire” pedagogico e didattico: quel che scrive Lorenzoni, maestro elementare che ha fondato ad Amelia, nel 1980, la casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione, provoca un'eco profondissima dentro di me.
E mi dico che se ancora oggi un maestro come lui procede a tentoni, forse
posso continuare a farlo anch'io.
Qui Il calzino rovesciato,
premessa dell'autore.
Dal sito della casa editrice Sellerio:
Nel diario di un anno di scuola, in cui
ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del
dialogo didattico: «provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica
nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far
esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
«Ho desiderato raccontare un anno di
vita di una quinta elementare del piccolo paese umbro dove insegno da molti
anni perché ascoltando nascere giorno dopo giorno parole ed emozioni,
ragionamenti, ipotesi e domande, che emergevano dalle voci delle bambine e dei
bambini con cui ho lavorato per cinque anni, ho avuto la sensazione di trovarmi
di fronte a scoperte preziose, che ci aiutano ad andare verso la sostanza delle
cose e verso l’origine più remota del nostro pensare il mondo». Nei dialoghi
degli scolari su argomenti di un programma svolto ponendo questioni e lasciando
elaborare soluzioni, intorno a temi che riguardano matematica, scienze, arte e
storia, si ha l’impressione di ripercorrere l’evolversi della cultura umana. Si
prova la meraviglia del nascere di un pensiero.
Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: «provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: «provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
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