mercoledì 14 agosto 2013

Q di quaglia (dedicato a tutti quelli che covano)

Q di quaglia: quante volta, facendo lo spelling di una parola, l’avete detto? Di certo, quaglia è il primo nome di animale che vi verrà in mente associato alla lettera Q (dovremo pensare ad un alfabestiario, prima o poi…) ed è anche la protagonista di questo splendido libro 


di Arianna Papini, edito da Prìncipi & Princípi, sul cui blog, a questa pagina http://principieprincipi.blogspot.it/2012/10/arianna-e-la-quaglia.html è possibile leggere l’intervista all’autrice.

Rileggendolo per l’ennesima volta, mi veniva in mente la famosa citazione tratta da “Il giovane Holden” di Salinger:

Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.”

C’è almeno un punto in cui questo libro lascia davvero senza fiato. Sono solo quattro parole

“Poi fu solo amore.”

Non credo serva molto altro a descrivere ciò che ti assale all’improvviso, sconvolgendoti, alla vista dell’Altro, di ciò che hai covato fuori o dentro di te, che hai aspettato per mesi, a volte per anni, altre volte ancora per tutta la vita.
La quaglia non si aspetta nulla, ha una vita semplice, umile direi, dentro la sua quotidianità. Ma ora che qualche piuma le sta cadendo, un’altra storia si agita nella sua testolina. E quel giorno una strana agitazione si impossessa di lei, così, quando l’incontro accade, “Sentì dentro di sé la natura che festeggiava, udì foglie ardere e poi volare, un fremito la scosse tutta e le fece perdere due o tre piume dalla piccola testa.”.


Non sempre la poesia è scritta in versi: talvolta può capitare di trovarla in prosa, ed è un’autentica meraviglia.

Come incomincia:

“Lei era una quaglia.
Aveva sempre pensato di non essere abbastanza intelligente per capire tutto.
Viveva alla giornata senza chiedersi troppo il perché delle cose.
Per questo era molto amata dagli altri animali che si credevano tutti più intelligenti di lei.
Lei non sapeva come fosse successo; il fatto era che alla sua età, ormai veneranda, di uova non ne aveva mai covate.
Non che la sua vita fosse stata brutta: di cibo ne aveva saputo trovare, dormire aveva dormito, l’aveva scampata bella varie volte e poteva dirsi fortunata.
Ma adesso che qualche piuma le cadeva, ogni tanto i pensieri andavano lì, a quelle uova mai covate.”

PAPINI A., La quaglia e il sasso, Prìncipi & Princípi










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