lunedì 1 dicembre 2014

L'acqua viva (e la poesia che vive con lei)

Mi capita spesso di pensare che molto di quel che la scuola deve insegnare ai bambini, possa essere fatto attraverso la poesia. Non so se stia diventando una mia fissazione da vecchia maestra, ma mi pare che l’ortografia, la grammatica, la sintassi, il lessico, la comprensione, ma anche il ritmo, la musicalità, la cura, il piacere per la bellezza, passino a volte necessariamente attraverso questa forma espressiva talmente completa da bastare a se stessa, e da contenere in sé tutto ciò che serve per imparare a padroneggiare e a manipolare in modo efficace una lingua.

A scuola abbiamo affrontato l’argomento nomi comuni, e da lì gli articoli determinativi, e poi l’apostrofo: parlare dell’acqua è stato naturale come berne un sorso, e subito il pensiero è corso alle poesie costruite intorno e dentro l’acqua.

Ho trovato la prima dentro un libro consigliato a suo tempo dalla maestra di mio figlio: 

101 filastrocche e raccontini di campagna per scoprire la natura, di Sophie Arnould, Einaudi ragazzi











la seconda, invece, nel libro forse più lirico di Roberto Piumini, Io mi ricordo quieto patato, Nuove Edizioni Romane




Ho utilizzato entrambe per far scoprire ai bambini cosa fa l’acqua (la seconda poesia è stata addirittura selezionata tra una decina lette in classe perché ritenuta più adatta di altre): abbiamo sottolineato le risposte contenute nei versi di entrambe








 







per poi riscriverle, aggiungendone di nuove





e scoprire che le azioni in grammatica si chiamano verbi.



Tutto questo conversando con bambini di 7 anni di allitterazioni, versi, strofe, ispirazione…
 

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