Ci sono libri che puoi
scoprire solo se passi i pomeriggi a spulciare tra gli scaffali di una
biblioteca ben fornita, oppure se un saggio te ne suggerisce i titoli, come
fossero quei famosi “diamanti in cantina” di faetiana memoria. Il saggio a cui
devo questa bella scoperta è
I nostri anni 70
letto con immenso piacere
durante le vacanze natalizie: il libro, una sconosciuta opera di Max Velthuijs
(ben più noto per il suo Ranocchio)
Il bambino e il pesce
edito
nel 1977 da EL e superbamente dedicato “Al
mio gatto”
Come incomincia:
“C’era
una volta un bambino che sedeva volentieri sulla riva del lago a pescare. Egli
era tanto contento quando pigliava qualche piccolo pesce. Tuttavia sognava
sempre di acchiappare, una volta o l’altra, un pesce grosso.
Una
mattina prese la sua canna da pesca, qualche cosa da mangiare e andò al lago.
Il
bambino si cercò un angolino nascosto sulla riva. Buttò l’amo e aspettò
paziente. E se proprio questa volta avesse abboccato un grosso pesce? Il tempo
era bello, l’acqua tranquilla e piena di promesse.
Giunse
mezzogiorno, ma ancora nessun pesce, nemmeno uno piccolo, aveva abboccato.
Forse i pesci non avevano fame? Il bambino invece era affamato. Conficcò la
canna profondamente nel terreno, si stese sul prato, mangiò una mela e bevve un
po’ di latte. Se la godeva. Le api ronzavano, le farfalle svolazzavano, gli
uccelli cinguettavano, pure un maggiolino passò da quelle parti: ma ancora
nessun pesce! A poco a poco si sentì stanco e si addormentò. E allora sognò un
grande pesce.”
Il protagonista del libro
vuol pescare un pesce GRANDE: quale miglio pretesto per parlare di ciò che è
GRANDE e ciò che è PICCOLO?
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