sabato 25 luglio 2015

Estate in poesia (3): In mezzo alla Fiaba



Come il precedente, Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, anche questo volume

In mezzo alla Fiaba



di Silvia Vecchini – Arianna Vairo, Topipittori


ad ogni pagina mi riempie di stupore per la capacità dell’autrice di dare voce a sentimenti, sensazioni, attimi che ognuno di noi ha vissuto e vive intensamente sulla propria pelle, ma che non sono facili da raccontare senza scadere nella banalità.

Silvia Vecchini, invece, fin dalla prima pagina, ci regala versi che scavano nel profondo, e toccano corde del nostro intimo che continueranno a vibrare:


A tutti servirebbe un fratello
che nel momento più scuro
esca di nascosto
e si riempia le tasche,
che nel bosco resti al tuo fianco
e lasci cadere a ogni passo
un sassolino bianco.


Siamo noi quella Gretel, quell’Hansel; siamo noi quei bambini impauriti nella notte buia, che tuttavia non si perdono d’animo, e raccolgono sassolini bianchi, splendenti alla luce della luna; siamo noi quei temerari che prima ritrovano la strada di casa, e poi, persi nuovamente, si addentrano sempre più nel fitto del bosco, e gabbano la strega, e conquistano il suo tesoro, a dispetto dell’essere piccoli, ingenui, impauriti.



Che dire poi, di questa splendida fanciulla che osserva dalla torre il suo futuro, pronta a cogliere l’attimo in cui la sua attesa inquieta finirà?

 

Una torre non è un brutto posto
per aspettare
per guardare cosa succede
spingere lo sguardo fin dove si vede
contare le cime degli alberi
cercare un fiume
indovinare gli uccelli
dai versi dal volo dal colore delle piume
giù il sole, su la luna
conoscere le stelle una ad una.
Anche se tutto resta uguale
-non ci sono porte
non ci sono scale-
si allungano i miei capelli
(sembrano disciplinati ma sono ribelli,
sembra una treccia ma è una strada segreta,
sembra una treccia e invece è la fine
della mia attesa inquieta).

 




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