giovedì 11 febbraio 2016

C'era una volta la "brutta copia"




Ci sono cose che neppure nell’era delle nuove tecnologie possono essere dimenticate.

I miei bambini sanno che la maestra è piuttosto fissata con ordine e calligrafia: ci sono quaderni che è davvero un piacere aprire e sfogliare, pagina dopo pagina, soprattutto se appartengono a bambini per cui la cura non è una qualità innata, ma frutto di un lungo e faticoso esercizio.

Per questo motivo, quando si è trattato di proporre ai bambini di lavorare in quella che una volta veniva chiamata “brutta copia”, ho cercato in tutti i modi un’espressione diversa.

Non volevo che associassero in alcun modo una produzione scritta a qualcosa di brutto, di poco ordinato e curato. Certo, i bambini possono correggere e cancellare, possono aggiungere quel che hanno dimenticato, ma ciò non significa che possano scordare completamente che quel che stanno scrivendo deve poter essere riletto con facilità sia dall’insegnante che corregge che da loro stessi, nel momento in cui dovranno ricopiare.



Per questo motivo ho proposto loro di lavorare “in prima copia” su un foglio per raccoglitore ad anelli, che posso agevolmente ritirare e portare a casa per la correzione; dopo che il lavoro è stato ricopiato in modo corretto sul quaderno, la prima copia viene inserita nel raccoglitore.

Mi pare che l’esperimento stia funzionando: i bambini scrivono sulla prima copia in modo ordinato e il più possibile corretto, e il lavoro finito sul quaderno è curato, completo e (quasi) privo di correzioni.














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