Quanta sofferenza genera il
sentirsi inadeguati, incapaci, e di conseguenza in colpa per i propri
comportamenti?
Sapevo già quanta forza
avesse in sé la poesia di Silvia Vecchini
Fare un errore
non c’è niente
di male
fare un errore
è normale
tutti lo sanno
che a tutti
può capitare
ma non c’è
niente di peggio
che aspettare,
per fare il tuo errore,
di essere te
quello scelto a tirare
il calcio di
rigore.
rielaborata da molti dei miei ragazzi
Fare un errore
non c’è niente di male
nel fare un errore,
però non c’è niente
che ti torturi come
sbagliare qualcosa
che sai fare bene
Fare un errore
è stato un
disastro
ma sono gli
errori
che ci rendono
noi stessi
che ci rendono
umani.
così come la Rima contro se stessi di Bruno Tognolini
Io
lo sapevo che era sbagliato
Perché
l’ho fatto?
Che
lì c’è un buio, dove io cado
Perché
ci vado?
Come
si può essere così tonti?
Dove
si va quando si è così fessi?
Come
si fa a dare pugni a se stessi?
Io non
ci riesco a darmi dei pugni
Ma è
anche stupido che ora mi lagni
Meglio
dei pugni c’è un’altra cosa
Chiedere
scusa
Chiederai
scusa, brutto buffone
Dirai
che tu non avevi ragione
Chiederai
scusa, subito e adesso
Prima
di tutto a chi hai ferito
E quando
hai finito
Chiederai
scusa a te stesso
Bruno Tognolini, Rime
di rabbia, Salani
utilizzate entrambe, due giorni fa, durante l'incontro poetico con i ragazzi di terza.
Ma non avevo ancora letto ad alta voce le due pagine che da qualche settimana continuano a risuonare dentro di me.
Sapevo che sarebbe stata una lettura difficile, come sempre accade quando si sceglie di dare voce a parole sublimi; non immaginavo quanto.
Non
smettere di volermi bene
dal
Salmo 51
Non
smettere di volermi bene, non smettere mai
nemmeno
quando ti faccio arrabbiare
Ho
sbagliato
sapevo
che non era da fare
l’ho
fatto lo stesso
L’ho
fatto apposta, lo so
volevo
vederti perdere la pazienza
farti
infuriare, farti dispetto
Non
capisco che cosa mi succede, a volte
so che
è sbagliato
me l’hai
detto e ridetto, che è sbagliato
Ma
io lo faccio lo stesso
Con
pazienza mi insegni
quello
che è giusto e quello che non lo è
E
proprio questo io faccio
quello
che non è giusto
Non
posso farne a meno, è più forte di me
non
sono solo io a fare così, anche gli altri lo fanno
Ma
adesso è di me che voglio parlarti
Mi
hai insegnato a essere sincero
chi
è sincero è buono, dici sempre
Mi
hai insegnato a non aver paura di quello che sono
a
non nascondermi
Vieni
a cercarmi, trovami
e
non dirmi che non ti fidi più di me
Fammi
tornare a essere contento
Non occuparti
di me solo quando sbaglio
dimentica
i miei errori, e non ci saranno più
Amami
anche quando non me lo merito
Guardami,
come quando mi vuoi bene
Anche
adesso che non sei orgoglioso di me
Non
mandarmi via
e
non andartene neppure tu
Rimani
qui, senza sgridarmi
Pensa
che posso farcela e ce la farò
Pensa
che sono buono e lo sarò
So
che ti fidi poco delle promesse
e io
non te ne faccio
So
che quello che vuoi è che io capisca
questo
conta, che io capisca
e
che tu mi perdoni
Eccoti,
finalmente sei qui, mi prendi tra le braccia
Tienimi
così, e dimmelo
dimmi
che mai, mai smetterai di volermi bene
(diritti riservati, copyright Giusi Quarenghi - Topipittori)
I bambini hanno
ascoltato in un silenzio assoluto, davvero religioso. Fiorella, la mia collega, era senza parole e commossa quanto me. E so, ne ho certezza, che lo stessa commozione è giunta fino ad alcuni genitori.
Scrivevo solo poche settimane fa "[...] la letteratura, o almeno, questa letteratura, non ha bisogno di aggettivi:
è Parola che si fa parole, e proprio attraverso le parole di un uomo che invoca il Padre (o di un bambino che parla al proprio padre, alla propria madre) ritroviamo quel'intimità, quella confidenza che dovrebbe essere propria della preghiera, e che permette di porre all'Altro le domande di senso che mai smettiamo di porci."
Una lettura per " [...] chi è qui e prova a camminare sulla terra" (dalla quarta di copertina).
C'è forse qualcuno che non si riconosca in questa descrizione?
Nessun commento:
Posta un commento