sabato 23 novembre 2013

Rime di rabbia


Come parlare ai bambini della rabbia?


Ovunque accadono episodi diversi di litigi, arrabbiature, conflitti; ognuno di noi può esserne coinvolto. Ma come dare libero sfogo a questa rabbia, permettendole di uscire da noi, per non devastarci, ma dandole nello stesso tempo una forma socialmente accettabile?


Bruno Tognolini ci propone un espediente: utilizzare la lingua, le parole, come mezzo per esprimere la rabbia canalizzandola... e se nel frattempo ci scappa una risata, allora siamo già sulla buona strada per superarla.




Alcune delle più gradite:

Rima di rabbia

Rabbia, rabbia
Fiato di sabbia
Sangue di gioco
Fiore di fuoco
Fiammeggia al sole
Consuma tutto
Lasciami il cuore
Pulito e asciutto



Malaugurio giù dal cielo

Senti cosa ti auguro
Che ti cadesse un fulmine
Da un cielo di tempesta
E se oggi il cielo è limpido
Almeno qualche rondine
Te la sganciasse in testa



Improperio del regno animale

Faccia di porco, puzza di cane
Testa di pecora, zampe di rane
Pelo di tasso, cagnetto grasso
Goffa giraffa col sedere basso
Pelle di rettile, vipera liscia
Pancia di viscida biscia che striscia
Il tuo animale dentro risale
Con la sua faccia di brutto maiale
Con la pelliccia, la coda e le corna
Il tuo animale risale e ritorna
Dalle tempeste dei secoli neri
Dalle foreste dei secoli bui
Torna da te l’animale che eri
E tu ritorna da lui!



TOGNOLINI B., Rime di rabbia, Salani


Grande successo ha riscosso anche la



Rima di chi viene prima
Primini!
Così ci dite perché siamo piccolini
Noi siamo in prima
Perché veniamo prima
Siamo più forti
Perché siamo più corti
Perché diventeremo come voi
Voi non potete diventare come noi
Noi siamo prima
Facciamo meglio rima
Perché meglio primini come noi
Che secondini o che terzini come voi
Siamo primini
Levatevi il berretto
Ciucciateci i calzini
E portateci rispetto



È possibile trascrivere alcune di queste filastrocche, le più gradite, divertenti o richieste, in stampato maiuscolo e distribuirle in fotocopia ai bambini, che potranno incollarle sul quaderno, leggerle con un grande e, volendo, impararle a memoria.





RABBIA



Ti cascasse il moccico dal naso
sull’ultimo cucchiaio di gelato
e proprio mentre stai per fare un salto
inciampassi come un merlo sopra il prato!
Ti andasse di traverso la merenda!
Perdessi l’album delle figurine!
Ti si rompesse anche il videogioco
quando sei a un livello dalla fine!
E mentre ti succede tutto quanto
me ne starò impalato e sai perché?
Per tutti i dispetti che mi hai fatto
io sono arrabbiatissimo con te!


JANNA CARIOLI, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac

 

venerdì 22 novembre 2013

R come rabbia

C’è un sentimento, spesso considerato socialmente inaccettabile, che invece è importante riconoscere, accettare, contenere, per poterlo poi manifestare in modo controllato: è la rabbia.




È la storia di Roberto e di una giornata bruttissima: lo si capisce immediatamente dalla sua espressione in prima pagina. Anche papà lo fa arrabbiare, e così, appena arrivato in camera, ecco apparire... la Cosa.

 
Come incomincia:

"Roberto ha passato una bruttissima giornata.

-Ehi tu! Levati quelle scarpacce!- gli dice papà.

-Ecco fatto!- gli risponde Roberto.

Per cena ci sono gli spinaci.-Piuttosto non mangio!- esclama Roberto.

-Sali in camera tua- dice papà -e scendi solo quando ti sarai calmato.

-Non ci penso neanche- risponde Roberto.

E lassù, nella sua camera, Roberto sente una Cosa terribile che sale...sale, sale, fino a quando...

RRRRRRRHAA,

esce fuori all'improvviso.

-Ciao-gli dice la Cosa, -cosa facciamo?

-Tt...tutto quello che vuoi- risponde Roberto.

D'ALLANCE' M., Che rabbia!, Babalibri
 
Ecco come due bambini hanno reinterpretato graficamente il momento culminante del racconto:
 







Poi ho scritto  alla lavagna

IO MI ARRABBIO QUANDO...

 

e ho chiesto ai bambini di ricopiare la frase e rappresentare graficamente una situazione che provoca la loro rabbia.
Motivo di moltissime arrabbiature sono i fratelli, specie maggiori
 

 

 


 
(qui alla maestra è sfuggito un FA)
 
l’accoppiata genitori-cibo

 



 

 
 

o, peggio ancora, mamma e parrucchiera
 

 
 
 
e le esclusioni dai giochi da parte degli amici





 

giovedì 21 novembre 2013

Un assaggio di Natale

No, nulla di mangereccio. Si tratta solo dei modelli per i biglietti che faremo stampare in occasione del Natale e che ogni classe deve realizzare in 4/5 modelli.

Ogni biglietto dev’essere realizzato in A4 da 5/6 bambini; lo spazio così ridotto non permette però a bambini di 6 anni di potersi organizzare e lavorare bene insieme. Ho quindi pensato di ritagliare ogni A4 in 6 riquadri, da far illustrare individualmente ai bambini col pennarello rosso a punta finissima. In seguito ho rimesso insieme i 6 riquadri e ho scansionato le immagini, pronte per essere stampate.
 
Ecco tutti i  modelli:



 
 

 
 

 
 

 
 
 
 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

mercoledì 20 novembre 2013

R come Rapa (gigante)

Fra le tante, tantissime pubblicazioni per l’infanzia che ho amato nel corso degli anni e che sono parte essenziale del mio essere insegnante, sento un particolare legame con le storie “incatenate”. Sono quei racconti, dai più antichi fino ad arrivare ai recentissimi, che prevedono dei passaggi obbligati, assolutamente ineludibili, fino ad arrivare al finale, solitamente sorprendente. Ogni anello, ogni passaggio, è indissolubilmente legato tanto al precedente come al successivo: ma perché i bambini amano tanto questo tipo di storie?

 
Perché sono più facilmente memorizzabili rispetto ad altre; perché prevedono una successione ordinata di eventi; perché difficilmente chi le narra può cambiarne il testo; perché sono in un certo senso “rituali” ( e sappiamo quanto i bambini, soprattutto a questa età, abbiano bisogno della ritualità); perché il bambino, dopo alcuni ascolti, sa cosa aspettarsi, “si racconta” la fiaba da sé, senza per questo perdere quel senso di attesa e aspettativa che ogni narrazione porta con sé.
 
Nella mia esperienza alla scuola dell’infanzia, dove ho insegnato per 16 anni, c’era una fiaba che i bambini mi chiedevano incessantemente; e non perché fossi particolarmente brava a raccontarla o non ne sapessi altre, ma solo perché era diventata “nostra”. Quando sono passata alla scuola primaria, la stessa fiaba è ricomparsa, con immutato successo, sia narrata agli alunni delle mie classi, sia durante la mensa, quando il rumore rende tutto meno tollerabile ed ero alla disperata ricerca di qualcosa che potesse alleviarlo. Raccontare storie serve anche a questo. Gianni testa fina aveva il potere di ammansire anche i più grandi, i più vivaci, i più rumorosi.

http://www.youtube.com/watch?v=scE41_4w1TY

 
Tra i racconti popolari, troviamo anche 

La rapa gigante, di Aleksei Tolstoy, edito da Fabbri editori.
Le immagini di questo libro hanno una grande forza e sono assolutamente funzionali alla lettura; è quindi estremamente importante mostrarle ai bambini durante la narrazione.
La struttura è semplice e ben definita: ogni personaggio interviene via via in aiuto del precedente, e così al vecchietto si unisce la vecchietta, poi la grande mucca marrone, due panciuti porcellini, tre gatti neri, quattro galline tutte a macchie, cinque oche bianche e sei canarini gialli. Ma sarà solo con il provvidenziale intervento di un topolino affamato che finalmente, con un sonoro POP, la rapa gigante salterà fuori e tutti cadranno, uno sull'altro: i canarini sul topo, le oche sui canarini, le galline sulle oche, i gatti sulle galline, i porcellini sui gatti, la mucca sui porcellini, la vecchietta sulla mucca e il vecchietto sulla vecchietta, in un percorso a ritroso molto stimolante per i bambini, che devono ricordare tutti i passaggi precedenti e ricostruirli in senso opposto.
 
Ed ecco come una bambina di 6 anni ha rappresentato la didascalia:



TUTTI TIRANO PER SRADICARE LA RAPA GIGANTE





martedì 19 novembre 2013

Mi piace la grammatica!


So che il titolo del post avrà fatto venire l’orticaria a qualcuno…spero non succeda ai miei alunni, almeno non così presto: fra qualche anno concederò loro di non amarla, ma ora la grammatica dev’essere un gioco divertente, facile e intuitivo.

Avendo formato sillabe e sillabe inverse con la consonante L, abbiamo trovato IL e LA; ho pensato quindi di introdurre gli articoli, semplicemente come piccole parole che accompagnano il nome di alcuni oggetti o animali (non mi sono ancora lanciata sui nomi di persone, perché dovrei distinguere tra comuni e propri, e per il momento mi pare presto; come se non bastasse, nella ridente Brianza è d’uso accompagnare con l’articolo anche i nomi propri, quindi sarà necessaria una successiva e massiccia “terapia d’urto” J ).

Abbiamo quindi disegnato su due pagine successive due grandi ovali (INSIEMI, mi hanno detto i bambini, che li stanno utilizzando anche in matematica); in alto abbiamo scritto IL e LA.

All’interno del primo cerchio abbiamo disegnato alcuni oggetti o animali che possono essere accompagnati dall’articolo IL: il puzzle, il videogioco, il gatto, il fungo...






 
 
 

Nel secondo cerchio, invece, abbiamo disegnato LA bambina, LA mela, LA caramella...


 

 

 
 

A casa, per compito, i bambini hanno quindi completato e colorato gli elementi dei due insiemi.

P.s. Ci vorranno anni per convincere i bambini che si dice "le forbici" e non "la forbice"!



lunedì 18 novembre 2013

Il leone che non sapeva scrivere

Mi piacciono molto i libri in cui i bambini possano immedesimarsi: se poi il protagonista è un leone che non sa scrivere, immaginate l'attenzione, la partecipazione e il divertimento di una prima elementare!


Il leone, che non sa scrivere (e quindi neppure leggere)



incontra una meravigliosa leonessa,
 

 
 troppo raffinata per poterla baciare senza nemmeno scriverle prima una lettera.
Siccome, appunto, il leone non sa scrivere, chiede a diversi animali, tra cui
 
uno scarabeo ruzzolacacca
 
 
 




e un ippopotamo

 
 
 
di scrivere una lettera al posto suo.
 
Naturalmente, il re della foresta non è per nulla soddisfatto dei risultati (l'ippopotamo propone alla leonessa bagni nel fango e pranzetti a base di mazzetti d'alghe, lo scarabeo addirittura vorrebbe donarle la sua collezione di cacca, con cui profuma la lettera!).

Disperato, il leone urla al vento le sue parole d’amore; fortunatamente la leonessa, a portata d'orecchie, è pronta ad invitarlo sul suo ramo per insegnargli a leggere e a scrivere.
 

 

 



Naturalmente, dopo questa lettura non poteva mancare un’attività di scrittura autonoma sul quaderno, dal titolo

IO SO SCRIVERE
Qualche bambino ha scritto gruppi di lettere a caso, altri vocali e sillabe, molti le prime parole imparate in questi due mesi (PIPI’, POPO’ E PUPU’ su tutte), qualcuno parole molto più complesse…e c’è addirittura chi si è avventurato  nella scrittura di frasi, come IO SO ANDARE A CAVALLO (in realtà ha scritto IO SO ANDRE A CAVLO, ma il significato era evidente!).
Mi è sembrato bello e significativo questo modo così immediato e individualizzato di verificare quanto e in che modo il lavoro in classe (e, per alcuni, il pregresso ) cominci a dare i primi frutti. E penso alla soddisfazione di un bambino che si accorge di saper scrivere... 
 


sabato 16 novembre 2013

L come leggerezza (perduta e, forse, ritrovata)

Da qualche anno (dopo i quaranta, credo) mi sono accorta di avere un’esigenza, più volte ripetuta e mai realizzata: rallentare, fare meno e meglio, cercando soprattutto di imparare a dire qualche no e scegliere quel che davvero mi riempie di gioia…perché, ne sono convinta, se riusciamo a fare qualcosa che ci piace davvero tanto, diventiamo più buoni e simpatici con tutti.

Forse è per questo che La leggerezza perduta, scritto da Cristina Bellemo, illustrato da Alicia Baladan e pubblicato da qualche mese da Topipittori, ha conquistato di diritto un posto d’onore nella mia libreria.

La leggerezza perduta


C’era una volta, tanto tempo fa, un castello. Un castello di quelli che c’erano una volta, per l’appunto. Dentro al castello ci stava un borgo intero e a capo del borgo, e anche del castello, come si conviene, stava un re. Ma a guardarlo bene, quello non era mica un castello come gli altri.

Comincia così questo apologo in forma di fiaba che racconta la storia di un re alle prese con un problema di un certo peso: come far tornare leggero il suo regno sommerso da cose stupide, ingombranti e futili. Una storia per scoprire il significato di concetti indispensabili, come “crescita sostenibile”, “crisi economica”, “utile e superfluo” E per imparare a riconoscere quel che serve davvero per vivere felici. (dal sito http://www.topipittori.it/it/catalogo/la-leggerezza-perduta)



Mi è capitato recentemente di proporre la lettura di questo albo in un contesto extrascolastico, ad una platea di una quarantina di genitori con rispettivi figli più o meno "gnomici": tutti silenziosi e attenti, anche i più piccoli, per i quali qualche passaggio del testo può risultare meno immediatamente comprensibile. 
Lo scopo della lettura era creare, in particolare nel pubblico adulto, la sensazione di aver ricevuto qualcosa in dono: la possibilità di ascoltare una fiaba, come da piccoli, dieci minuti di sospensione dal caos e dalla fatica della vita quotidiana, lo stimolo a riflettere su quanto spesso questa nostra vita sia letteralmente zeppa di ciò che non ci serve, che ci appesantisce, che rischia di farci precipitare.


La leggerezza perduta

 
La leggerezza perduta


L’ho detto altre volte: non ho le competenze per scrivere una recensione, neppure di un libro che esprime in modo mirabile una verità profondissima. Ma posso dire, e scrivere, che questo libro va letto, per se stessi e per gli altri, piccoli o grandi che siano. Perchè ognuno di noi ha sicuramente qualcosa di cui liberarsi, come il re della storia.


Mi è molto simpatico, re Celeste 123. Perché non esita un istante a sbarazzarsi della corona. Pensateci bene: non si può vivere con una corona in testa. Non ci si può piegare (ma forse i re non ne hanno bisogno), né lavare, né sdraiarsi per dormire o guardare che forma hanno le nuvole. Non si può giocare a palle di neve, farsi leccare la faccia dal proprio cane, lanciarsi col paracadute o tuffarsi da uno scoglio…
 

E allora, tanto vale gettarla via, e sperare che nessuno la raccolga e si faccia venire strane idee (vero, Ghirighiri?) http://www.babalibri.it/dettaglio.asp?col=2&id=251


Con Tommaso http://spaziolaboratoriolacornice.blogspot.it/2013/11/alicia-baladan-e-i-suoi-libri-allo.html, Cristina Bellemo e Alicia Baladan aspettiamo chi vorrà  ascoltare "La leggerezza perduta" allo Spazio Libri Laboratorio La Cornice di Cantù, sabato 30 novembre alle 17.30.