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lunedì 1 ottobre 2018

Immagini di voci bambine

Se qualcosa è cambiato, dalla nascita di Apedario a oggi, è sicuramente il numero di post settimanali -allora erano quasi quotidiani, oggi sono solitamente due a settimana. A volte mi chiedo come facessi, allora. Non credo dipenda tanto e solo da una difficoltà di gestione del tempo, che con gli anni si acuisce, quanto piuttosto dal tentativo di porre un’attenzione maggiore ai contenuti e alla forma dei post. E credo che questo sia in gran parte conseguenza del lavoro che ha portato alla pubblicazione di A scuola con gli albi Insegnare con la bellezza delle parole e delle immagini, edito da Topipittori.

Ho bisogno di più tempo, ora, per dare forma quel che desidero scrivere; e anche per selezionare le immagini -cosa in cui, se possibile, faccio ancor più fatica. Ogni volta, vorrei postarle tutte, perché ognuna mi sembra parlare la lingua della bambina o del bambino che le ha realizzate. E come si fa, a scegliere a chi dare voce, e a chi no?
Non è facile: così provo a selezionarle, ancora una volta, sulla base di contenuti e stili che si differenziano: e mi sembra, questo, un tratto importante del lavoro svolto fin qui. Provare a dar voce a tutti, con un’attenzione particolare a quelle dissonanti, divergenti. Così, se la tecnica condivisa è la coloritura ad acquerello azzurro o arancione della A e la rappresentazione grafica di parole che con essa iniziano, mi rendo conto che fin da subito ogni lavoro ha davvero voce propria, unica e inconfondibile. E, in alcuni casi, potrei attribuire i disegni alle autrici o agli autori senza neppure girare il foglio per leggere la firma. C'è chi disegna api e alberi, dentro un sentiero ben tracciato nei giorni precedenti; chi si appassiona agli arcobaleni, riempiendo ogni spazio disponibile; chi, ancora, disegna angeli e astronauti, ennesima dimostrazione del potere del cielo.


Non avrei immaginato, mesi fa, di riuscire a realizzare, nel nostro primo pomeriggio insieme, un lavoro così strutturato: il riconoscimento della lettera, la condivisione, ancora una volta, di parole con l’iniziale A, e poi il lavoro individuale, di rappresentazione grafica con il pennarello nero al tratto di cose, animali, persone, parole con questa iniziale. Ancora, la coloritura ad acquerello, in azzurro o arancione, della vocale A, e a pastello delle immagini. Tutto questo in poco più di un’ora, per ogni classe con i suoi 18 bambini.

Ripenso al ciclo scorso, con le sue prime da 26 e 29. E mi dico che il numero di alunni per classe davvero può fare la differenza.


























mercoledì 26 settembre 2018

Viva le fotocopie!

Chi mi conosce lo sa: anche se non amo le schede, le fotocopie, ci sono però delle attività che, pur prevedendo l’utilizzo della fotocopiatrice, negli anni mi sono parse sempre significative, perché mettono al centro le bambine e i bambini tutti, le loro conoscenze, le loro capacità, il loro pensiero.

Così, anche quest’anno, uno dei primi lavori sul quaderno di italiano è stato realizzato grazie alle fotocopie.
Dopo aver letto alcuni albi con protagonisti il cui nome iniziava con A (Anselmo, Anna, Alfredo, Amos), ho consegnato alle bambine e ai bambini un piccolo rettangolo di carta (1/16 di A4) e ho chiesto loro di disegnare, utilizzando il pennarello nero a punta finissima, cose, persone, parole che iniziassero con la lettera A.  (Mi sembra, questo di disegnare, e poi scrivere, ognuno sul proprio piccolo foglio, uno dei primi modi per dar voce a tutti, e a tutti riconoscere uguale diritto ad esprimersi, e uguale dignità. E, in questo caso, se la parola pensata inizia con un’altra lettera, nessun problema: la si tiene da parte per quando sarà appropriata.)




Ogni bambina e bambino ha poi mostrato alla classe il proprio disegno, permettendo in questo modo ai compagni di indovinare cosa fosse rappresentato. In seguito, abbiamo raggruppato i disegni di identici soggetti e per finire abbiamo fatto le fotocopie, che sono poi state ritagliate, incollate sul quaderno e colorate.
Ad accompagnarle, una parola per ogni immagine.

Ci si impiega molto tempo, a fare questo lavoro: ma ci si impiega molto tempo anche per imparare, e diventare grandi.
















A scrivere s’impara scrivendo.

sabato 22 settembre 2018

Avete visto Anna?


Da sempre penso che pedagogia e didattica non possano che essere strettamente correlati. Nel fare scuola in cui credo, c’è sempre il tentativo di tenere strettamente insieme la conoscenza dei processi dell’educazione e della formazione umana con l’insegnamento.

Così, in questi primi giorni, l’avvio delle attività che porteranno le bambine e i bambini a leggere e scrivere non può prescindere dalla conoscenza di ognuno di loro, da parte degli insegnanti e tra loro stessi.

Insieme a molte attività semplici e concrete da realizzare e ritualizzare (penso, ad esempio, all’appello in cui ognuno risponde con i propri preferiti in diverse categorie: pizza, gelato, frutto, personaggio televisivo…) mi piace proporre loro albi che, presentando in modo evidente le prime lettere che impareremo a conoscere, permettano loro di comprendere e confermarsi nella convinzione che ognuna, ognuno, è unico e speciale.

In questi primi giorni è toccato ad Anna, la protagonista smarrita (vuol dire scomparsa) dell’albo Avete visto Anna?, scritto da Susanna Mattiangeli e illustrato da Chiara Carrer per Il castoro.




Anna è al mercato con la mamma (mi pare che Susanna Mattiangeli ami le situazioni in cui la gente sta insieme, si confonde, si mescola: anche questa è politica, no?), quando improvvisamente scompare.

(La mamma ha paura che l’hanno rapita! Quanto ci racconta questa semplice frase delle paure, spesso indotte proprio da noi adulti, dei nuovi bambini. E, mi chiedo: come sono cambiate, le loro e le nostre paure, nel corso degli anni?)

Subito, intorno alla mamma, si raduna una piccola folla, che ha bisogno di sapere come sia fatta Anna, per poterla cercare e, soprattutto, trovare.

Ma è difficile descriverla: Anna è diversa da tutti. In mezzo a tanti bambini, c’è solo lei, come lei.


 



Anna può essere molto morbida. Si muove morbida, si siede morbida.

Se ascolta una storia, per esempio, sta stesa a sentire, si tiene la faccia, è soffice e liscia.





Ma tutto può cambiare. L’aria, i pensieri, l’umore.

Se si indurisce, cammina dritta, si sposta di scatto, urta gli oggetti, è tutta compatta.





Anna a volte si scatena. Si agita, si incendia. Si accende e fa la fiamma.

Dopo qualche minuto è tutta calda, sulla fronte, sulle guance, sulle mani.




Se però osserva le formiche, sta ferma per un pezzo.

Magari non c’è il sole, le formiche vanno e vengono, lei diventa fredda e nemmeno se ne accorge.



 



Se si offende, diventa ruvida e ti spinge, le spuntano le spine e in un attimo ti punge.

Quando è così, ti conviene star lontano.


 





Come incomincia:

È stato un attimo. Un chilo di mele, un’occhiata ai mandarini e Anna non si trova più.

“Scusate, averte visto Anna? Era qui un momento fa, non può essere lontana.”



“Ma com’è fatta questa Anna?” chiedono le signore al mercato.

“Ha due codini e la gonna bianca.”

“Come quella lì? O forse questa qui? O laggiù? O quassù? O qui dietro?”

“No, no. Nessuna di loro è Anna.”



MATTIANGELI S. – CARRER C., Avete visto Anna?, Il castoro

lunedì 21 dicembre 2015

Libri PIPPI: Alfredo Quasitutto



Fin dalla copertina, il libro PIPPI di oggi

Alfredo Quasitutto


di Jon & Tucker Nichols, Il castoro




mi ha fatto immediatamente pensare al mio adorato Kubbe, e al suo bisogno di raccogliere, catalogare, classificare tutto.
Molti bambini, e anche qualche adulto, amano fare lo stesso: raccogliere, catalogare, classificare. Ci sono addirittura artisti che realizzano affascinanti opere d’arte proprio dando forma, ordinando, classificando, oggetti o materiali simili per uso o struttura ( qui alcune immagini delle opere dell'artista finlandese Anu Tuominen)










Siamo tutti un po' Alfredo: perennemente alla ricerca di qualcosa che è andato smarrito, persi nell'infinita quantità degli oggetti che popolano le nostre vite, presi talvolta dal bisogno di dare forma e ordine a ciò che ci circonda.



Dal sito della casa editrice Il castoro:


“Ci sono tantissime cose fantastiche in questo libro. Se vi piacciono le cose fantastiche, questo è il libro che fa per voi.” – John Klassen

“Una meraviglia di maestria, splendido” – San Francisco Chronicles

Un’intera casa in cui perdersi per ritrovare tutto… o quasitutto!

Alfredo Quasitutto ha moltissime cose. Per questo ogni tanto ne perde qualcuna. Ma questa volta ha perso una cosa molto preziosa: la dentiera! È arrivato il momento di mettere ordine. Ci vuole solo un po’ di organizzazione. Prima naturalmente bisognerà tirare TUTTO fuori. Poi ci vuole un criterio: il colore, forse? L’ordine alfabetico? Be’, sì, certo, le anatre non c’entrano nulla con i cappelli. E le formiche? E… no, aspetta, questo che cos’è? Aiuto!
Un albo illustrato di grande formato, pieno di dettagli divertenti e di sorprese a ogni pagina. La copertina diventa un grande poster.


Come incomincia:

“Un bel giorno d’autunno, Alfredo Quasitutto si svegliò e non trovò più la sua dentiera.
Mise un annuncio di DENTIERA SMARRITA all’ufficio postale, ma temeva che non lo notasse nessuno.
Così cominciò a cercare fra tutte le sue cose.

Le sparpagliò per studiarle meglio.
Ma a guardarle così, tutte insieme, Alfredo si confondeva.
C’era un gran disordine.
Gli serviva un consiglio.

Così chiamò sua sorella Myrna, che disse: -Alfredo, ti devi organizzare. Dividi tutto quello che hai in categorie. Alla fine resterà fuori solo la tua dentiera smarrita.

Alfredo aveva un sacco di cose.”

NICHOLS J. & T., Alfredo Quasitutto, Il castoro


Qui la recensione di Eleonora Rizzoni su Lettura candita