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giovedì 4 ottobre 2018

E, nell'erba, con l'erba

Quando mi fermo a rifletterci, mi dico sempre che internet, e i social, non hanno cambiato tanto il (mio) modo di fare scuola – certo, ci sono colleghi che invece con le nuove tecnologie lavorano benissimo – quanto, piuttosto, la possibilità di condividere attività, riflessioni, dubbi, stili: perché è senza dubbio questo che fa la differenza, nel mio approccio alla didattica degli ultimi anni.
Così, un’attività tutto sommato semplice e davvero fattibile da chiunque, a cui però, negli anni non avevo mai pensato, si è dimostrata estremamente efficace e significativa per tutti, grazie alla corrispondenza privata e pubblica dei mesi scorsi con Alice Mingardi.

Ci siamo incontrate per la prima volta all’incontro organizzato da Alessandra Falconi per il Centro Studi Alberto Manzi a novembre, a Bologna. Di nuovo, e con gioia, ci siamo casualmente incrociate, sempre a Bologna, in Fiera a marzo.

Qualche mese fa, Alice mi ha inviato alcune immagini di un’attività realizzata con i suoi alunni in prima, anche a seguito della lettura di un volume di Lucia Maria Collerone, Le parole ai bambini, Il Melograno editore.







Quelle fotografie, e quel che Alice mi scriveva, mi hanno profondamente colpito: si poteva fare, e, soprattutto, si poteva fare utilizzando davvero i cinque sensi, il corpo, il movimento, l’esperienza, oltre alla lettura e agli amati albi.

Così, a inizio scuola, dopo aver incontrato diversi personaggi, e diversi libri, che ci hanno accompagnato nella scoperta della vocale A, abbiamo scelto insieme la tecnica dell’acquerello e i colori azzurro e arancione per colorarla, e identificarla.

Ieri, quando si è trattato di trovare qualcosa per riempire la nostra E, la risposta è stata ancor più facile, e immediata: l’erba del giardino. Così, con l’aiuto di tre validissime assistenti più grandi, siamo usciti e ognuno ha potuto cogliere e incollare l’erba necessaria a realizzare la nostra seconda vocale.


















Del tempo buono, pieno, a misura di bambina e bambino; del tempo occupato a imparare anche fuori dal banco e dall’aula.

Si può fare, ed è più facile di quanto sembri.

martedì 29 luglio 2014

La voce dei colori



Quello di oggi non è esattamente un libro che consiglio ai miei bambini. Perlomeno, non adesso. È un libro che sicuramente mostrerò loro fra qualche tempo, ma non subito.
Però è un libro di cui voglio parlare, perché ne avevo tanto letto, su blog e riviste specializzate, senza averlo ancora preso in mano, sfogliato, letto, ammirato.

La voce dei colori




è un libro che i grandi, appassionati di letteratura per l’infanzia e di illustrazione d’artista, non possono non amare. È un libro che fa venir voglia, una volta chiuso, di essere riaperto, riscoperto, riletto, e poi ancora, ancora…

 
Dice Silvana Sola nella postfazione:

La luce nel buio

La voce dei colori è un testo essenziale, mai didascalico, un testo poetico, che si apre con una dedica ai “poeti”. Un testo che accompagna, come un’accurata partitura musicale, il concerto delle immagini.
Nel libro, Jimmy Liao, straordinario autore/illustratore di Taipei, guarda all’arte di Escher, di Magritte, cita Matisse e Chagall, mette in campo i personaggi del fiabesco e della letteratura per ragazzi universale, gioca con infinite possibilità di accostamenti su una tavolozza cromatica che non conosce limiti.
Nelle pagine, i suoi raffinati acquarelli ricostruiscono il reale della metropolitana di una grande città non riconoscibile geograficamente, che dialoga costantemente con il fantastico.
La voce dei colori è un libro sul buio che genera luce, sulla “cecità come risorsa, come amplificatore di recettori percettivi che permettono di vedere oltre il visibile.
La bambina senza nome descritta da Jimmy Liao, dichiara di andare, inesorabilmente, verso la cecità ma nel suo raccontarsi non c’è commiserazione, bensì una volontà di indagare a fondo emozioni e sentimenti.
I suoi occhi sono protetti da spessi occhiali, le sue mani reggono un bastone, ma la sua mente, i suoi sensi e il suo cuore sono in grado di amplificare tutti gli stimoli che riceve.
Ci fanno vedere, oltre i labirinti di una metropolitana che cambia ad ogni fermata, la ricchezza dell’animo umano e la potenza dell’immaginazione. […]


Come incomincia:

“Ho cominciato il mio viaggio quell’anno in cui ho gradualmente iniziato a perdere la vista.
Il giorno del mio quindicesimo compleanno, in questa grigia e piovosa mattina autunnale, dopo aver dato da mangiare al mio gatto, alle sei e cinque mi dirigo verso la stazione della metropolitana.
Con molta cautela, scendo lungo il tunnel riparato dalla pioggia e dal vento, così profondo da sembrare senza fine.
Si ode solo il rumore dei miei passi isolati, che risuonano nell’aria solitaria.
Sono da sempre abituata ad andare ovunque da sola, parlando con me stessa, immaginandomi solitaria nella città, vagando senza meta.
Decido così di cominciare partendo da una piccola stazione sconosciuta, in direzione di un’altra piccola stazione sconosciuta.
E penso: -Se tutte le stazioni della metropolitana si unissero a formare un mondo, potrebbero condurmi in qualunque luogo io desideri?”

LIAO J., La voce dei colori, Edizioni Gruppo Abele

la recensione di Anna Castagnoli, una delle massime esperte di illustrazione.