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mercoledì 12 febbraio 2020

Cartoline dall'Italia


Coltivo da anni la ricerca, l’attenzione, la passione per la letteratura e i libri per ragazzi; ma – è naturale – c’è sempre qualcosa che mi sfugge.

Così, in mio soccorso arriva la rete, quel luogo amplissimo e terribilmente dispersivo in cui spesso, però, capita di scovare autentiche perle.

Ho pochissima memoria (L’Anto ha la memoria di un criceto/di un pesce rosso, affermava sorridendo un mio alunno già qualche anno fa), o meglio: ho una memoria estremamente selettiva, che mi fa ricordare soltanto ciò che davvero mi interessa. E in queste settimane di lavoro su rime, poesia e introduzione alla grammatica di nomi comuni e propri, un titolo affiora: Cartoline dall’Italia, di Nicola Cinquetti e Desideria Guicciardini, Lapis.




Ricordo anche chi ne ha scritto: un’amica ormai carissima, anche lei dono della rete, Laura Pedrinazzi. È stato proprio su suo suggerimento che ho acquistato (e poi riposto su uno scaffale, in attesa del momento e dell’occasione giusta), già qualche mese fa, questo libro.

Ora, il momento e l’occasione giusta sono arrivati.

Sfoglio il volume e lo leggo con bambine e bambini; insieme riconosciamo città, monumenti, luoghi degli affetti, e versi, rime, indovinelli. Poi immagino una mappa di classe, e in senso più ampio, di gruppo che comprenda anche le persone care dei bambini, in cui scrivere i nomi propri dei luoghi del cuore, e le motivazioni personali che accompagnano ogni scelta; perché mi pare bello che in un compito a casa ci sia un coinvolgimento vero, affettivo e di pensiero, delle persone adulte a cui i bambini si rivolgeranno.








Così, dopo i maestri e ogni bambino/a, a rispondere sono genitori, nonni (a cui si telefona addirittura all’estero, e appositamente per farsi accompagnare nell’esecuzione del compito), amici di famiglia, babysitter…

E dentro ogni pensiero, mi pare di poter leggere una partecipazione affettuosa e concreta a quel che abbiamo fatto insieme in classe.

Domani, i luoghi del cuore troveranno spazio dentro e fuori i confini di una carta geografica; meglio ancora, in un planisfero.

E cercheremo le immagini fotografiche di ogni luogo, per immaginarci abitanti di questo vasto mondo.

venerdì 7 febbraio 2020

Saltinmente




Non amo ripetere in classe esperienze già fatte nei cicli precedenti; però poi rifletto, e ricordo a me stessa che quel che non è nuovo per me lo è invece per le mie alunne e i miei alunni, anch’essi tutti nuovi.

Così, dopo aver riflettuto sulle parole e sul loro utilizzo, per cominciare a parlare di nomi comuni riprendiamo il Saltinmente, un gioco antico e sempre divertente.

Un’altra attività estremamente significativa per le prime classificazioni morfologiche dei nomi è il gioco che già quarant’anni fa, armati di penna e foglio di carta, facevamo a scuola durante l’intervallo o nei pomeriggi casalinghi, scrivendo su una rudimentale tabella nomi di persone, fiumi, fiori, animali o città che avessero la stessa iniziale, scelta precedentemente. Alcuni anni dopo, uscì Saltinmente, un gioco da tavolo che si basava sulle stesse regole, e il cui nome abbiamo preso in prestito per la nostra attività in classe.
È un gioco che mi torna sempre utile quando voglio spiegare ai bambini la classificazione dei nomi: dividiamo due pagine affiancate, ottenendo tre colonne in cui scrivere nomi comuni di cose, animali e persone. 
Nessun dubbio sui primi due gruppi; più difficile, invece, è la scelta dei nomi comuni di persona. È molto facile, infatti, che i più immediati da trovare siano i nomi propri. Una volta però evidenziata la differenza, ecco spuntare nomi che proprio non t’aspetti, come intruso...

Da A scuola con gli albi Insegnare con la bellezza delle parole e delle immagini, Topipittori 2018



E così, oggi come allora giochiamo a coppie, in classe, prima su fogli bianchi su cui vengono tracciate rapide tabelle, che in un secondo tempo realizzerò al computer. 10 punti se la parola scritta è unica, 5 se è stata scritta anche da altri; ed è sempre interessante capire da dove viene la parola pedonte, o se il fogliottiere (quello che fa i fogli, mi spiegano) sia figlio di un apparentamento con condottiero o con cancelliere – intanto suona la campanella, e non faccio in tempo a chiedere come mai conoscano la parola cancelliere, e cosa significhi: immagino la definizione obbligata: quello che cancella…

E ora, mentre scrivo, sorrido ripensando all’inusuale entusiasmo suscitato dall’assegnazione del compito a casa…







 

giovedì 6 febbraio 2020

A cosa servono le parole?


A cosa servono le parole?

Le parole servono per far uscire fuori

quello che ti capita di pensare

e sono il modo per ricordare

quello che potresti dimenticare.

Una parola è qualcosa

che hai visto o ascoltato

o che puoi anche

disegnare.

Le parole sono nomi di oggetti:

libro, bambola e sgabello,

o di animali

come orso, cane e uccello.

Le parole sono i nomi delle persone

che ti piace incontrare:

Marco e Chiara,

Andrea e Chiara.

[…]

Le parole dicono quel che puoi fare:

correre, saltare

e divertirti fino a scoppiare.



Ann e Paul Rand, Scintille e Piroette, Corraini


 







Come insegnare la grammatica ai più piccoli senza ridurla ad una sterile categorizzazione? È una domanda che mi faccio da anni, e che porta tentativi di risposta sempre diversi e nuovi.



Un albo importante ci aiuta a incominciare a riflettere sul potere delle parole e sulla loro essenza, introducendo le prime categorizzazioni.



Lo leggo, poi, sul quaderno, ognuno risponde alle domande A cosa servono le parole? E Che cos’è una parola?

Molti hanno già ben chiaro il loro portato comunicativo: Le parole servono a comunicare con le persone, a parlare e per far capire alle persone cosa stiamo dicendo, a dire le cose (una bambina aggiunge giuste), a condividere la tua mente.

Una parola è una cosa che viene dalla bocca, un suono che esce da te stesso, che puoi dire a voce alta, è un sentimento da dire.

Una bambina scrive: Una parola è una cosa che non riesco a spiegare.

Dopo aver condiviso le nostre riflessioni su queste due domande, detto loro alcuni versi del testo del libro: quelli relativi ai nomi e ai verbi.

Così diventa molto facile parlare di nomi comuni e propri, e dei verbi che indicano quel che possiamo fare. 















venerdì 26 giugno 2015

Apedario si presenta con ... Mi piace la grammatica!

So che il titolo del post avrà fatto venire l’orticaria a qualcuno…spero non succeda ai miei alunni, almeno non così presto: fra qualche anno concederò loro di non amarla, ma ora la grammatica dev’essere un gioco divertente, facile e intuitivo.

Avendo formato sillabe e sillabe inverse con la consonante L, abbiamo trovato IL e LA; ho pensato quindi di introdurre gli articoli, semplicemente come piccole parole che accompagnano il nome di alcuni oggetti o animali (non mi sono ancora lanciata sui nomi di persone, perché dovrei distinguere tra comuni e propri, e per il momento mi pare presto; come se non bastasse, nella ridente Brianza è d’uso accompagnare con l’articolo anche i nomi propri, quindi sarà necessaria una successiva e massiccia “terapia d’urto” ).

Abbiamo quindi disegnato su due pagine successive due grandi ovali (INSIEMI, mi hanno detto i bambini, che li stanno utilizzando anche in matematica); in alto abbiamo scritto IL e LA.

All’interno del primo cerchio abbiamo disegnato alcuni oggetti o animali che possono essere accompagnati dall’articolo IL: il puzzle, il videogioco, il gatto, il fungo...









Nel secondo cerchio, invece, abbiamo disegnato LA bambina, LA mela, LA caramella...







A casa, per compito, i bambini hanno quindi completato e colorato gli elementi dei due insiemi.

P.s. Ci vorranno anni per convincere i bambini che si dice "le forbici" e non "la forbice"!

mercoledì 8 ottobre 2014

Grammatica nell'orto, ovvero I verbi



Siamo ormai alla lettura del terzo capitolo di La vita segreta dell’orto, e i bambini si sono resi conto che per coltivare la terra ed ottenere buoni frutti è necessario molto lavoro; quel lavoro che si concretizza nelle azioni che si possono e si devono compiere in un  orto



 

e che in grammatica chiamiamo VERBI.







È stato un passaggio molto semplice, quello dall’attività narrativa alla riflessione linguistica, strettamente collegato all’argomento su cui stiamo lavorando e denso di riflessioni da parte dei bambini stessi (Tutte le azioni finiscono con E – No, con RE – Tante finiscono con ARE) in un avvio alle prime classificazioni morfologiche: la grammatica può davvero essere facile e divertente.


E poi, a seguire, AZIONI A SCUOLA… Che bello veder scritti anche i verbi RIDERE, GIOCARE, CHIACCHIERARE…