Visualizzazione post con etichetta D. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta D. Mostra tutti i post

venerdì 14 dicembre 2018

Il disastrosissimo disastro di...


Che cos’è, per un bambino, un disastro? 
A giudicare dai disegni e dalle parole dei miei, acqua e altri liquidi rovesciati, vasi e finestre rotte, o addirittura qualcosa di cui è meglio non parlare. C'è anche chi si è perso nel bosco.







 


I disastri si fanno da soli o in compagnia, spesso di fratelli e sorelle: e questa dimensione aiuta sicuramente nel momento dell’assunzione di responsabilità. Cosa c’è di meglio, infatti, che avere qualcun altro con cui dividere le colpe?

Nei giorni scorsi mi sono chiesta spesso se la dimensione del disastro sia data dalla consapevolezza bambina, oppure, piuttosto, dal condizionamento delle aspettative adulte. Può essere considerato disastro, infatti, anche ridere a tal punto da “disturbare” la lettura, ed essere richiamati dalla maestra.



Ma com’è possibile non ridere, ascoltando le vicende narrate nel nuovo, attesissimo albo di Beatrice Alemagna, Il disastrosissimo disastro di Harold Snipperpot, edito in Italia da Topipittori? 


Un libro che ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate i miei bambini e le mie bambine. Già, sbellicare. E sappiamo bene quanto siano contagiose, le risate bambine, e quanto giochino a rincorrersi e a superarsi, in un crescendo che diventa difficile contenere, tanto che, appunto, l’insegnante arriva addirittura a richiamare chi cerca di vincere la gara del chi ride più forte.
Non c’è supponenza, né paternalismo, in questa storia; anzi, se c’è una redenzione degli adulti protagonisti, essa avviene solo tramite il disastrosissimo disastro che il mondo animale mette in atto con una sorta di caparbia volontà.

I genitori di Harold ricordano vagamente quelli di Matilde, meravigliosa protagonista del capolavoro di Roald Dahl: “sempre di cattivo umore, corrucciati. Allergici alle coccole e alle risate. Non parliamo, poi, dei baci della buonanotte: fantascienza pura!”
L’unico modo, per vincere la loro resistenza alle feste di compleanno, è il mutismo del protagonista: un bambino che non parla li preoccupa a tal punto da infrangere, per una volta, la loro ostinazione, e costringerli alla resa.
Gli effetti saranno dirompenti, a tal punto da far dire alla madre di Harold: “È divertente […] come gli animali ci hanno insegnato a essere più umani”.
Alla forza dissacrante del testo, si aggiungono la bellezza e la forza delle immagini dell’autrice, come sempre capace di raffigurare l’infanzia con uno sguardo occhi negli occhi, alla medesima altezza dei bambini. 

Come incomincia:
Ci sono giorni in cui tutto va storto.
Giorni in cui sentiamo che sta per succedere qualcosa di grave e che, dopo, nulla sarà più come prima.
La mia storia inizia proprio in una giornata così.
ALEMAGNA B., Il disastrosissimo disastro di Harold Snipperpot, Topipittori

mercoledì 5 dicembre 2018

Dopo




Come sono semplici, alcuni passaggi.

Perché dopo esserci a lungo interrogati sulle stagioni, e sul loro protendersi una nell’altra, e sul loro rincorrersi, e continuamente ritornare, è molto facile passare a un albo edito dalla stessa casa editrice, orecchio acerbo, che tanta cura riserva alle scelte del proprio catalogo.

E così Laurent Moreau ci regala un’altra perla preziosissima, che ci accompagna in una riflessione densa sul significato del dopo contestualmente a ciò che accade nella nostra vita, anche in quella piccola, minuscola, quotidiana.

 





Scrivevo, ormai cinque anni fa:

“Ci sono albi di cui t’innamori a prima vista, come un colpo di fulmine, uno spaccacuore: ne vedi la copertina e pensi che non potrai più vivere senza. Li sfogli, osservi le immagini, leggi col fiato sospeso le parole che le accompagnano e un riverbero di luce illumina anche la più grigia delle giornate: quello che hai tra le mani è un libro perfetto. Perfetto per te, e per i tuoi bambini sempre a chiederti: “E dopo cosa facciamo?”. Perfetto nel raccontare ciò che avviene dopo ogni attimo, ma soprattutto nel ricordare che 


DOPO QUEST’ATTIMO, NON CI SARÀ MAI PIÙ QUEST’ATTIMO (Maestra, cos’è un attimo?)





Dopo cinque anni in cui sono cambiati i bambini e le bambine, e sono cambiata anch’io, la domanda si è ripetuta. E ancora una volta, abbiamo letto insieme:





DOPO DOMANI, NON SO COSA ACCADRA’…

DOPO TUTTO, BE’, SI VEDRA’…

PRIMA DI DOPO, C’E’…ADESSO!





Dal sito della casa editrice orecchio acerbo:



Una dopo l’altra si susseguono le stagioni, e un ragazzo s’interroga sul “dopo”, facendoci partecipi delle sue sensazioni, delle sue emozioni. Dei brividi dopo il bagno e dell’affanno dopo la corsa; della gioia dell’incontro dopo la separazione; del silenzio dopo la collera. Ed è ancora la natura -la pianta dopo il seme, il frutto dopo il fiore- che accompagna le sue riflessioni sulla crescita-dopo il compleanno sono diventato un po’ più grande; dopo molti anni sarò sempre lo stesso?- fino ad arrivare a quelle sul tempo e sullo spazio-dopo questo secondo non ce ne sarà un altro uguale; cosa c’è dopo l’orizzonte?-e persino, lievi e delicate, sulla morte. La vita, il tempo che passa, gli interrogativi sul futuro, la gioia dell’attimo presente nell’immaginario, diretto e immediato, dell’infanzia.



MOREAU L., Dopo, Orecchio Acerbo









sabato 1 dicembre 2018

Com'è che si fa a comprare un mondo?

Com’è che si fa a comprare un mondo?  
Con tanti soldi.
 Non puoi comprarlo!

Le domande dei bambini e delle bambine, lo sappiamo, sono spesso straordinarie, nel senso più letterale del termine: stravolgono l’ordinario, ne escono e lo scavalcano, trovando nuovi percorsi e nuove strade, che l’adulto può solo intravvedere, accogliendole e legittimandone l’espressione.



Così, se durante la lettura di Si può svuotare una pozzanghera? di Katrin Stangl, Topipittori, è tutto un susseguirsi di e no gridati all’unisono o in totale disaccordo, le domande che i bambini e le bambine fanno poi quasi non lasciano spazio alle risposte, in un crescendo di risate, con annessi alcuni rotolamenti sul pavimento (quasi sempre leggiamo seduti a terra, sui cuscini).
Si parte dai più sobri Si può volare? Si può correre veloci come Flash? (che fa il paio con Si può aspettare un’ora, parte il treno e dopo lo superi?) agli astronomici Si può ballare sopra il sole? Tutto il mondo può esplodere? (a questa domanda si genera un coro unanime di sì che francamente mi sconcerta. Hanno sei anni, in qualche caso ancora da compiere, e sono assolutamente certi, tutti, nessuno escluso, che il mondo possa esplodere).
E poi Si può fare una capriola fino al cielo? Si può trattenere la pipì per sempre?  Si può strizzare un gallo?, che mi paiono tutti manifestazione evidente della logica, dell’immaginazione, della libertà bambina.
Qualcuno gioca al rialzo, così la prima domanda si trasforma in un Si può volare in cielo con una banana tic e tac?, e  poi Una mucca può sdraiarsi su una cacca?
Qualcun altro, con una sintassi ancora un po’ incerta, chiede: Si può formarsi un sole così tutti possono essere caldi? che presto diventa un Puoi diventare un sole?
E l’ultima, quella che chiude il cerchio, appena prima del suono della campanella: Io potrei scomparire nel nulla?
Le domande non finiscono qui: e mentre le bambine e i bambini sono in corridoio a raccogliere zaini e giacche, il gioco continua…


I gatti possono mettere le scarpe?
Un topo può alzare la mano? 
Un gatto può abbracciare una persona?
I criceti possono fare la verticale? 
Un ragno può guardare la televisione?


martedì 12 maggio 2015

Un amico per Dragone, ovvero Una mela per amico






Si può essere amici di una mela?

Sì, se si desidera intensamente un amico







e un serpente decide di farti uno scherzo.






Certo, una mela è una compagnia molto silenziosa, e come se non bastasse, dopo qualche giorno cambia aspetto, al punto che Dragone decide di portarla dal dottore






Purtroppo il tricheco è davvero affamato






e Dragone, al suo ritorno, trova la mela vistosamente dimagrita.


 




Non c’è più molto che Dragone possa fare per la sua amica, se non sotterrarla






e, naturalmente, sentirsi molto triste




e solo.

 



Ma i mesi passano, e un grande albero è cresciuto nel prato di Dragone.

“Tutto a un tratto, qualcosa cadde dall’albero e colpì Dragone sulla testa. Era una mela.
Allora Dragone alzò la testa e sorrise.”





Racchiuso in poche, deliziose pagine, un semplice ma potentissimo inno all’amicizia (incondizionata e, a volte, addirittura insensata agli occhi degli altri), alla fiducia, alla speranza, alla vita.


Come incomincia:

“C’era una volta un drago blu che si chiamava Dragone e aveva una casetta tutta per sé. Ma si sentiva molto solo…
-Vorrei avere un amico- disse un giorno. E decise di girare il mondo alla ricerca di un compagno.

Dragone andò nel bosco e incontrò un piccolo scoiattolo nero.
-Vuoi essere mio amico?- disse Dragone.
-No- rispose lo scoiattolo –ho troppe cose da fare.
 
Dragone andò sulla riva del fiume e lì trovò un grasso ippopotamo grigio.
-Vuoi essere mio amico?- disse Dragone.
-No- rispose l’ippopotamo –sono troppo stanco.

Dragone andò allora allo stagno e incontrò un coccodrillo verde, tutto viscido e lucciccante.
-Vuoi essere mio amico?- gli chiese Dragone.
-No,- rispose il coccodrillo –io sono un animale cattivo!

Allora Dragone si sedette sotto un albero a pensare all’amico che avrebbe desiderato.
Quando, all’improvviso, una mela cadde dall’albero e colpì Dragone sulla testa.

PILKEY D., Un amico per Dragone, Il Battello a Vapore - Piemme