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mercoledì 10 aprile 2019

La gigantesca piccola cosa



È capitato in entrambe le classi: durante la lettura di La gigantesca piccola cosa, di Beatrice Alemagna, Donzelli, un bambino mi ferma e chiede: “Cosa vuol dire nostalgia?”

Certo, mi dico: i bambini non conoscono la nostalgia, hanno troppa poca vita alle spalle per ripensare a qualcosa con nostalgia. Invece, come sempre, qualcuno mi stupisce: “Quando penso al mio cane che è morto, ho nostalgia”

La lettura di questo grande (davvero in tutti i sensi) albo è sempre illuminante: come cinque anni fa, mi fermo appena prima dell’ultima parola, la nascondo ai loro occhi (che bello che ormai sappiano leggere!) e chiedo: “Cosa sarà questa gigantesca piccola cosa?”

Ancora una volta, le risposte sono davvero le più diverse, e aprono ampi squarci sui loro pensieri:

Il sole

Il mondo

Le nuvole

Le stelle

La luna

Il germe

Il vento

La tempesta

Il tramonto

Il tempo

Il fuoco che cade con le rocce

La chiamata

Il mare

La pioggia

Dio



Scrivo tutto, poi rileggo loro il finale:

“Questa piccola cosa invisibile, eppure gigantesca, che un giorno qualcuno ha chiamato felicità.”

Rileggo l’intero libro, dopo che il suo mistero è stato svelato. È bello accorgersi, da alcuni sguardi, che le parole ora risuonano seguendo una nuova partitura.

Poi chiedo loro: Che cos’è la felicità?

Quando tu guardi qualcuno che ti piace tantissimo

È l’amore

La felicità è quando nasce qualcuno… tipo un figlio

La felicità è un cuore

La felicità è fondamentale come il nostro cuore

La felicità è la mamma

La felicità è papà

Quando diventi amico

Quando veniamo a scuola e siamo felici di imparare tante cose nuove

Quando siamo vicino alla mamma, alle maestre e ai nostri compagni

Quando trovi un compagno e per te sarà una cosa bella

I compleanni perché ci sono tutti gli amici

Quando conosci nuove persone

Giocare insieme

Quando un bambino piange e noi giochiamo con noi e lui non piange più

Stare appiccicati al papà

Leggere un nuovo libro, quando la maestra legge è una felicità


E questa, anche per la maestra, è felicità.





venerdì 27 giugno 2014

Gigina e Gigetta

L'affetto tra due sorelle, un vigile rapito, un'allegra comitiva, ossi (non di seppia): c'è tutto un mondo, dentro queste storie in rima di Gek Tessaro, che le illustra nel modo giocoso e potente che gli appartiene. 

 
Gigina e Gigetta
 


Come incomincia:

Una bella testa

Io voglio bene alla mia sorellina
Lei si chiama Gigetta e io invece Gigina
Lei ha due occhi e sono belli
Ma io non so quanti sono i capelli

Che non è tanto facile contarli
Quelli già contati dovresti ricordarli
Tenerli in mente son troppi e li perdi
E il numero esatto così te lo scordi

Alla mia sorellina voglio bene ma tanto
Se solo stesse ferma un poco soltanto!
I capelli son belli ma tutti arricciati
Mi sfuggono sempre dopo averli contati

Ma esiste un sistema per ogni problema
E io non sono una bambina scema
Adesso li conto a cento li taglio
In questo modo è sicuro non sbaglio

Finiti i mazzetti li conto uno per uno
Ora che in testa non ne ha più nessuno
Li posso contare con tranquillità
Ecco, mi dico, è così che si fa

Io voglio bene alla mia sorellina
Lei si chiama Gigetta e io invece Gigina
E aspettando che la sua capigliatura ricresca
Non pensate che abbia una bella testa?"

TESSARO G., Gigina e Gigetta, Carthusia