giovedì 31 luglio 2014

Ma tu lo sai cos'è un vombato?

Rido. Anzi: ridiamo in due, io e Cristiana. Le ho appena fatto leggere

Ma tu lo sai cos'è un vombato?




un piccolo libro scoperto da poco e che non vedo l'ora di leggere in classe ai miei bambini.

A quattordici anni si è troppo grandi per ridere di ciò che fa ridere i piccoli, e troppo moderni per ridere di ciò che fa ridere i genitori.
Ma non si può resistere al vombato, alla sua pigrizia, alle sue lente, ma efficaci, manovre di avvicinamento agli umani, e soprattutto alle carote e ai fiocchi d'avena.

Sarà davvero così facile ammaestrarci?


Come incomincia:

Lunedì

Mattina: Dormito
Pomeriggio: Dormito
Sera: Mangiato erba
Grattato
Notte: Mangiato erba

Dormito


Martedì

Mattina: Dormito
Pomeriggio: Dormito
Sera: Mangiato erba
Notte: Mangiato erba. Deciso che l'erba è noiosa. Grattato. Faticoso raggiungere pulci

Dormito


Mercoledì

Mattina: Dormito
Pomeriggio: Bella giornata nuvolosa
Trovato il perfetto bagno di polvere
Scoperta una piatta, pelosa creatura che ha invaso il mio territorio
Combattuto la battaglia decisiva con la creatura piatta e pelosa.
Vinto.
Chiesto una carota..."

 
FRENCH J., Ma tu lo sai cos'è un vombato?, Salani

mercoledì 30 luglio 2014

Lison ha paura



Riflettevo in questi giorni di tempo davvero molto avverso su come l’imprevedibilità della natura scateni le nostre paure più profonde, in una connessione molto stretta con i timori e le angosce dei bambini.

Lison ha paura






“La piccola Lison ha paura. Di cosa? Lison non lo sa. Mamma e papà, zii e cugini, parenti e amici a turno, interpellati dalla piccola, cercano di rassicurarla e di capire cosa la spaventi tanto. Il lupo? No, non si tratta del lupo. La strega? No, non si tratta della strega. E allora sarà la morte. No, non lo è. Ragni, pipistrelli, licantropi? Macché! Lison, un po’ spazientita, spiega che tutte quelle cose non sono affatto paurose: il lupo è il più gentile degli animali, la strega è una vecchietta sfortunata, gli animali schifosi vivono in grotte e lei in una casa pulita. E allora? Il gioco continua e a chi le offre facili soluzioni, Lison oppone ragioni di saggezza e buon senso. Un libro divertente e delicato che spiega che a volte la paura più grande che ci assale è solo quella di aver paura. Una paura strana, che se ne va, proprio come era venuta...”


Come incomincia:

“-Mamma, ho paura.
-E di cosa hai paura, pulcina mia?
-Non sono una pulcina. Sono una bambina
-Va bene…Di cosa hai paura, tesoro?
-Non lo so.
-Forse hai paura del lupo?
-Ma no, non ho paura del lupo. I lupi abitano nei boschi neri con la luna piena. E poi il lupo è uno degli animali più carini…

-Papà, ho paura.
-Di cosa, capretta?
-Non sono una capretta.
-Giusto. Allora, angelo mio, hai paura della strega cattiva?
-No, la strega ha rotto la scopa e se ne sta chiusa nel suo buco schifoso e pieno di ragnatele. È di cattivissimo umore perché ha un foruncolo enorme sul naso e i piedi le puzzano. E tutte le altre streghe la prendono in giro e si sbellicano dal ridere.
-Hai ragione, l’avevo dimenticato.”

LEDAN P., Lison ha paura, Topipittori




Le illustrazioni di Lotte Braüning, lungi dall’enfatizzare le paure della protagonista e dei piccoli lettori con atmosfere cupe e personaggi inquietanti, immergono il bambino in un clima rassicurante: nulla di meglio per affrontare le proprie paure !





martedì 29 luglio 2014

La voce dei colori



Quello di oggi non è esattamente un libro che consiglio ai miei bambini. Perlomeno, non adesso. È un libro che sicuramente mostrerò loro fra qualche tempo, ma non subito.
Però è un libro di cui voglio parlare, perché ne avevo tanto letto, su blog e riviste specializzate, senza averlo ancora preso in mano, sfogliato, letto, ammirato.

La voce dei colori




è un libro che i grandi, appassionati di letteratura per l’infanzia e di illustrazione d’artista, non possono non amare. È un libro che fa venir voglia, una volta chiuso, di essere riaperto, riscoperto, riletto, e poi ancora, ancora…

 
Dice Silvana Sola nella postfazione:

La luce nel buio

La voce dei colori è un testo essenziale, mai didascalico, un testo poetico, che si apre con una dedica ai “poeti”. Un testo che accompagna, come un’accurata partitura musicale, il concerto delle immagini.
Nel libro, Jimmy Liao, straordinario autore/illustratore di Taipei, guarda all’arte di Escher, di Magritte, cita Matisse e Chagall, mette in campo i personaggi del fiabesco e della letteratura per ragazzi universale, gioca con infinite possibilità di accostamenti su una tavolozza cromatica che non conosce limiti.
Nelle pagine, i suoi raffinati acquarelli ricostruiscono il reale della metropolitana di una grande città non riconoscibile geograficamente, che dialoga costantemente con il fantastico.
La voce dei colori è un libro sul buio che genera luce, sulla “cecità come risorsa, come amplificatore di recettori percettivi che permettono di vedere oltre il visibile.
La bambina senza nome descritta da Jimmy Liao, dichiara di andare, inesorabilmente, verso la cecità ma nel suo raccontarsi non c’è commiserazione, bensì una volontà di indagare a fondo emozioni e sentimenti.
I suoi occhi sono protetti da spessi occhiali, le sue mani reggono un bastone, ma la sua mente, i suoi sensi e il suo cuore sono in grado di amplificare tutti gli stimoli che riceve.
Ci fanno vedere, oltre i labirinti di una metropolitana che cambia ad ogni fermata, la ricchezza dell’animo umano e la potenza dell’immaginazione. […]


Come incomincia:

“Ho cominciato il mio viaggio quell’anno in cui ho gradualmente iniziato a perdere la vista.
Il giorno del mio quindicesimo compleanno, in questa grigia e piovosa mattina autunnale, dopo aver dato da mangiare al mio gatto, alle sei e cinque mi dirigo verso la stazione della metropolitana.
Con molta cautela, scendo lungo il tunnel riparato dalla pioggia e dal vento, così profondo da sembrare senza fine.
Si ode solo il rumore dei miei passi isolati, che risuonano nell’aria solitaria.
Sono da sempre abituata ad andare ovunque da sola, parlando con me stessa, immaginandomi solitaria nella città, vagando senza meta.
Decido così di cominciare partendo da una piccola stazione sconosciuta, in direzione di un’altra piccola stazione sconosciuta.
E penso: -Se tutte le stazioni della metropolitana si unissero a formare un mondo, potrebbero condurmi in qualunque luogo io desideri?”

LIAO J., La voce dei colori, Edizioni Gruppo Abele

la recensione di Anna Castagnoli, una delle massime esperte di illustrazione.

lunedì 28 luglio 2014

Storia di Goccia e Fiocco



Ci sono storie che c’entrano con l’estate (anche con una fredda e piovosa come questa) come i cavoli a merenda. Ma non importa, non importa proprio nulla: e questo albo, ben in vista sugli scaffali della Biblioteca di Figino Serenza, l'altro giorno mi ha chiamato.

Storia di Goccia e Fiocco





Non era la prima volta che lo vedevo, ma non l’avevo mail letto, e neppure sfogliato. Quel giorno, invece, ho sentito che era il momento giusto per fare la sua conoscenza.

Un fiocco di neve e una goccia d’inchiostro: nulla di più diverso, di più distante. Bianco e nero, dal cielo e dalla terra, evanescente e persistente.
Eppure il loro incontro darà origine a qualcosa di inatteso.

La storia, raccontata dai due punti di vista, si legge fisicamente due volte, capovolgendo il libro.
Le magnifiche pagine intarsiate all’interno, insieme alle splendide immagini di Simona Mulazzani, rendono questo libro un piccolo gioiello.

Come incomincia:

Un vento dispettoso sollevava le foglie secche nel vicolo.
Le portò su, sempre più su, fino alle finestre del più bravo illustratore della città.
Il vento bussò forte sui vetri e i disegni sul tavolo cominciarono a tremare.
 L’illustratore non c’era. Era sceso a comprare un po’ di pane caldo.
C’era solo una goccia d’inchiostro che sospirava nella sua boccetta. Erano molti giorni che sperava di uscire e finire su uno di quei meravigliosi disegni.



Come incomincia:

Tutti i fiocchi di neve compiono viaggi lunghissimi prima di tuffarsi giù dalle nuvole.
C’era un fiocco che aspettava da tanto tempo.
Le nuvole d’argento volavano veloci verso la città.
Fiocco sentiva che il suo momento era ormai vicino e gli sembrava un sogno.

BACCALARIO – GATTI – MULAZZANI, Storia di Goccia e Fiocco, Il castoro