Mi piace l'idea di concludere il 2015 riproponendo sul blog una delle più belle e coinvolgenti letture dell'intero anno, completata da una riflessione su un altro saggio dello stesso autore.
Spero che questi libri siano letti e riletti da molti, e che diventino oggetto di riflessioni, condivisioni, discussioni.
Scrivevo la scorsa estate:
Spero che questi libri siano letti e riletti da molti, e che diventino oggetto di riflessioni, condivisioni, discussioni.
Scrivevo la scorsa estate:
13 luglio 2015
Faccio
parte, purtroppo o per fortuna, di un gruppo, che scopro sempre più
vasto, di persone che in vacanza non riescono a “staccare”; mi
ritrovo così, in questi giorni di sole e mare, a pensare libri, inseguire suggestioni, immaginare percorsi.
Complice
di questo mio continuo ritorno alla me stessa insegnante è l'ottimo
libro
I
bambini pensano grande
di Franco Lorenzoni, Sellerio
acquistato, come spesso mi accade, dopo la lettura di un'attenta e profonda riflessione sul blog dei Topipittori e su consiglio di Francesca, collega di arte della secondaria.
Più mi avvicino ai 50, più mi accorgo che le granitiche certezze che hanno
accompagnato gli anni della mia giovinezza hanno lasciato il posto ad una gran quantità di dubbi.
Coltivo il dubbio, lo pratico con attenzione, ci
convivo, provando a volte un sottile senso di disagio che mi spinge a
chiedermi, a più riprese, se davvero sia convinta della bontà di ciò che sto
facendo.
Ho ritrovato le stesse
sensazioni, raccontate in modo chiaro ed efficace, proprio
nel libro di Lorenzoni:
“Ancora
una volta stiamo procedendo a tentoni. Provoco discussioni e dalle
loro parole nascono piste che poi cerco in qualche modo di
alimentare, quando ci riesco.”
Procedere a tentoni. Provocare discussioni. Alimentare in qualche modo le piste nate dalle parole dei bambini. Quando ci riesco.
Sono forse queste le parole che meglio riassumono il senso del mio “agire” pedagogico e didattico: quel che scrive Lorenzoni, maestro elementare che ha fondato ad Amelia, nel 1980, la casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione, provoca un'eco profondissima dentro di me.
E mi dico che se ancora oggi un maestro come lui procede a tentoni, forse posso continuare a farlo anch'io.
“[...]
rimango spesso stupito quando assisto alla meraviglia del nascere di
un pensiero e perché penso che il bello, nel dialogare, stia proprio
nella tensione di ciascuno a cercare di chiarirsi un'idea tramite
parole che nascono in un gioco di reciproco ascolto e di scambio che,
quando s'innesca, sembra non avere fine.
“So
però che in questo mondo in cui ci è capitato di vivere, è
assolutamente necessario fare esperienze, osservare tanto e
frequentare il bello ovunque si trovi, per nutrire l'immaginazione
nostra e dei bambini. E che questo dovrebbe essere il maggiore
imperativo per un'istituzione che ha l'ambizione di formare le nuove
generazioni.”
LORENZONI F., I
bambini pensano grande Cronaca di una avventura pedagogica, Sellerio
Dal sito della casa editrice Sellerio:
«Ho desiderato
raccontare un anno di vita di una quinta elementare del piccolo paese
umbro dove insegno da molti anni perché ascoltando nascere giorno
dopo giorno parole ed emozioni, ragionamenti, ipotesi e domande, che
emergevano dalle voci delle bambine e dei bambini con cui ho lavorato
per cinque anni, ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a
scoperte preziose, che ci aiutano ad andare verso la sostanza delle
cose e verso l’origine più remota del nostro pensare il mondo».
Nei dialoghi degli scolari su argomenti di un programma svolto
ponendo questioni e lasciando elaborare soluzioni, intorno a temi che
riguardano matematica, scienze, arte e storia, si ha l’impressione
di ripercorrere l’evolversi della cultura umana. Si prova la
meraviglia del nascere di un pensiero.
Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: «provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
31 dicembre 2015
Concludo l'anno iniziando a leggere un altro saggio di Franco Lorenzoni,
Leggo, e come sempre mi soffermo sulle frasi in cui mi rispecchio:
Dal sito della casa editrice Sellerio:
Nel
diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista
di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico:
«provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica nuova,
evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far
esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
Così questo libro, che contiene indicazioni concrete per un insegnamento innovativo, non è un burocratico manuale di didattica che si aggiunga a una fila troppo lunga. All’opposto ogni pagina trabocca di spontanea poesia, pur non indugiando in un’estetica compiaciuta del mondo incantato dell’infanzia. Nel diario di un anno di scuola, in cui ciascun allievo è protagonista di una ricerca comune, si mostra il cuore del dialogo didattico: «provare a dare forma al mondo». E una proposta pedagogica nuova, evidentemente capace di cercare un senso all’esistere e al far esperienza, diventa anche un avvincente racconto antropologico.
31 dicembre 2015
Concludo l'anno iniziando a leggere un altro saggio di Franco Lorenzoni,
L'ospite bambino
L'educazione come viaggio tra le culture nel diario di un maestro
Edizioni Era Nuova
la cui prima pubblicazione risale a più di una ventina d'anni fa.
Leggo, e come sempre mi soffermo sulle frasi in cui mi rispecchio:
Con i bambini penso che il caso vada sempre tenuto in grand econsiderazione, perché è un grande alleato di ogni conoscenza e di ogni atto educativo, quando si riesce ad ascoltarlo e a dargli spazio.
Purtroppo la scuola teme il libero gioco delle casualità, e cerca in ogni modo di limitarne la prepotente invadenza, attraverso programmazioni sempre più rigide.
Quanto mi ritrovo in riflessioni come questa. Quanto del mio fare scuola, prima nell'infanzia e ora alla primaria, si è costruito sul caso, su concatenazioni di eventi, su collegamenti creati dai bambini stessi, dagli avvenimenti, dalle letture fatte.
Comprendo perfettamente quel che Lorenzoni dice, perchè profondamente convinta che in ogni avvenimento, in ogni evento, si celino una moltitudine di possibilità di apprendere. Come pensare, dunque, di poter programmare gli apprendimenti dentro una serie codificata, standardizzata, fotocopiata, di procedure o di attività?
Ho constatato che aver frequentato a lungo il terreno delle libere associazioni personali permette ai bambini di cimentarsi con grande libertà mentale con questo altro tipo di relazioni, che tentano di ricostruire e di descrivere realtà vicine e lontane.
[...] Può sembrare paradossale, eppure sono profondamente convinto che la scuola e gli adulti non debbano semplificare la realtà nell'offrirla ai bambini. Non debbano schematizzare le varietà del mondo, perché altrimenti rischiano di ridurre la conoscenza a bocconi precotti e già masticati, senza sapore.
[...] Dal punto di vista educativo la complessità si presenta come una sfida, perché ci stimola a cercare e sperimentare strade perché i bambini incontrino e imparino a giocare nella rete complessa di elementi che compongono il mondo. Non è difficile come può sembrare, tuttavia, perché i bambini già naturalmente ragionano in modo complesso, e spesso rivelano capacità, nel connettere intuitivamente elementi, maggiori di noi adulti.
Ho constatato che aver frequentato a lungo il terreno delle libere associazioni personali permette ai bambini di cimentarsi con grande libertà mentale con questo altro tipo di relazioni, che tentano di ricostruire e di descrivere realtà vicine e lontane.
[...] Può sembrare paradossale, eppure sono profondamente convinto che la scuola e gli adulti non debbano semplificare la realtà nell'offrirla ai bambini. Non debbano schematizzare le varietà del mondo, perché altrimenti rischiano di ridurre la conoscenza a bocconi precotti e già masticati, senza sapore.
[...] Dal punto di vista educativo la complessità si presenta come una sfida, perché ci stimola a cercare e sperimentare strade perché i bambini incontrino e imparino a giocare nella rete complessa di elementi che compongono il mondo. Non è difficile come può sembrare, tuttavia, perché i bambini già naturalmente ragionano in modo complesso, e spesso rivelano capacità, nel connettere intuitivamente elementi, maggiori di noi adulti.
Franco
Lorenzoni è nato a Roma nel 1953 ed è maestro elementare a Giove,
in Umbria. Ha fondato e coordina dal 1980 ad Amelia la
Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che
ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di
inclusione. Per questa attività ha ricevuto nel 2011, insieme a
Roberta Passoni, il Premio Lo Straniero. Attivo nel Movimento di
Cooperazione Educativa, ha pubblicato Con
il cielo negli occhi
(Marcon 1991, La Meridiana 2007), L’ospite
bambino
(Theoria 1994, Nuova Era 2001), con Marco Martinelli Saltatori
di muri
(Macro 1999), con Amaranta Capelli La
nave di Penelope
(Giunti 2001), con Maria Teresa Goldoni Così
liberi mai
(Nuova Era 2005). Collabora alle riviste «Cooperazione Educativa»,
«Gli Asini» e «Lo Straniero».