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mercoledì 22 giugno 2016

Letture estive: Abbaiare stanca




“Si può stare attenti finché si vuole, non si è mai al sicuro da un incidente. Si può essere al colmo della felicità, ma non si è mai al riparo dall’infelicità (e viceversa, per fortuna).”

Un pensiero nitido, forte e di profonda saggezza, per un mondo, e soprattutto un mondo adulto, quello dei genitori, che si ripromette e si adopera in ogni modo per preservare i propri figli da ogni incidente, e soprattutto dall’infelicità.
Un pensiero realistico, vero, sincero; il pensiero di Il Cane.




«Non sono uno specialista di cani. Solo un amico. Un po' cane anch'io, può darsi. Sono nato nello stesso giorno del mio primo cane. Poi siamo cresciuti insieme. Ma lui è invecchiato prima di me. A undici anni era un vecchietto pieno di reumatismi e di esperienza. Morì. Io piansi. Molto".
Ecco cosa dice Daniel Pennac, l'innamorato dei cani. Quando avremo letto la storia del Cane, sapremo non solo tutto sul suo mondo. ma impareremo anche molto su quello degli uomini: come appariamo agli occhi del cane. quanto dobbiamo venir ammaestrati. Da uno scrittore cult, un inno all'amicizia tra uomo e cane, una storia sull'amore, la paura e la voglia di libertà.


Come incomincia:


“ –Innanzitutto, quando si è un randagio, non si fanno tante storie!-

È la Spepa che squittisce. Ha una voce terribilmente acuta. Le parole rimbalzano contro i muri, il soffitto e il pavimento della cucina. Si mescolano al tintinnio delle stoviglie. Troppo rumore. Il Cane non ci capisce un’acca. Si limita ad appiattire le orecchie aspettando che passi. E poi ne ha sentite di peggiori. Che gli si dia del randagio non lo tocca poi tanto. Sì, è stato un randagio, e allora? Non se n’è mai vergognato. Le cose stanno così. Ma santo cielo, com’è acuta la voce della Spepa. E quanto parla! Se non avesse bisogno delle quattro zampe per reggersi dignitosamente i piedi, Il Cane si tapperebbe le orecchie con le zampe davanti. Ma si è sempre rifiutato di scimmiottare gli uomini.
-Allora, la mangi o no questa zuppa?-
No, non la mangia questa zuppa. Rimane davanti alla scodella, raggomitolato su se stesso, una palla di pelo sorda e muta.”
 

PENNAC D., Abbaiare stanca, Salani

venerdì 11 luglio 2014

Cane nero


Conosciamo tutti gli effetti terribili della paura: ogni cosa, anche la più innocua, s'ingigantisce fino ad assumere proporzioni spaventose, e si rimane paralizzati, incapaci di reagire e di affrontare le difficoltà.

È esattamente ciò che accade in questo delizioso racconto ai membri della famiglia Hope.

Cane nero



Conoscete la leggenda del terribile Cane Nero?
Pare basti un suo sguardo per scatenare gli eventi più funesti. Così, quando una mattina d’inverno si presenta fuori dalla casa dalla famiglia Hope, tutti scappano impauriti. Tranne la giovane Small, che saprà riportare la bestia alle giuste dimensioni. 


Come incomincia:

Un giorno un cane nero fece visita alla famiglia Hope.
Il signor Hope fu il primo a vederlo. -Mio Dio!- urlò, e lasciò cadere il toast. In un lampo compose il numero della polizia.
-C'è un cane nero grande come una tigre fuori da casa mia!- disse al poliziotto.
Il poliziotto rise.
-Cosa posso fare?- chiese il signor Hope.
-Non esca- rispose il poliziotto, e riagganciò.

Poi si svegliò la signora Hope. -Mio Dio! Urlò, e lasciò cadere la tazza di tè. In un lampo chiamò il signor Hope.
-Ma lo sai che c'è un cane nero grande come un elefante qui fuori?- gridò.
-Sì- rispose il signor Hope.
-Cosa possiamo fare?- chiese la signora Hope.
-Spegni le luci, così non si accorge che ci siamo!

PINFOLD L., Cane nero, Terre di Mezzo Editore




Qui
http://libriemarmellata.wordpress.com/2014/01/15/cane-nero-di-levi-pinfold-terre-di-mezzo/ 

la recensione di Federica Pizzi, su Libri e Marmellata.

martedì 20 maggio 2014

Senza nome ovvero Prima grammatica


Da qualche giorno, a scuola, riflettiamo sull’importanza di dare un nome ad ogni cosa, animale o persona. Nomi comuni e nomi propri.

A volte, però, c’è anche chi un nome non ce l’ha: è il caso del protagonista di “Senza nome”, di Silvana D’Angelo e Valerio Vidali, Topipittori.






Si tratta di un cane, che, pur adorando i nomi di personaggi famosi (Aramis, Shakespeare o Tiberio Gracco), trova che Baraban gli stia a pennello, ma si accontenterebbe anche solo di un semplicissimo Bill.





Il padrone lo porta al parco a passeggiare, pretendendo che faccia amicizia con i suoi simili



salvo poi sgridarlo perché si è sporcato
 



Il suo vero nome, invece, non lo sente da un pezzo, anzi, talvolta gli viene persino il sospetto di non averlo mai saputo: il suo padrone, infatti, sempre troppo affannato, stanco o distratto, lo chiama semplicemente “tu”, oppure “pigrone”, “sporcaccione” o “capriccioso”.




Finché un giorno il gatto Pirata, bianco, sporco e senza un occhio, con una semplice riflessione lo costringe a una decisione drastica.





Ma il cane ha bisogno di trovare la sua identità, e così se ne va di casa



 prima davanti a una pasticceria



poi accanto a una scolaresca che si appresta a partire per una gita

infine in biblioteca





Eppure, a sera, la sua ricerca è ancora infruttuosa



finché scopre che la sua fuga ha finalmente scosso il suo padrone, al punto da costringerlo a tappezzare i muri della città di richieste di aiuto: ed eccolo lì, il suo NOME.




Come finisce:

“Che buffa cosa, un nome. In fondo in fondo, di cosa è fatto?
D’aria. Poche lettere appena.
Ma senza nome, chi lo sa se c’ero veramente?”

D’ANGELO – VIDALI, Senza nome, Topipittori


Ci sono molte riflessioni possibili a margine di questo albo: il nome proprio (ma anche quello comune) e la sua importanza. La scelta di un nome, il suo significato. Il desiderio, talvolta, a seconda di umori o di esperienze, di cambiare il proprio nome. La distinzione tra nomi "importanti" e nomi più umili. I nomi scintillanti dei prodotti che ogni giorno ci assordano dalla tv. I nomi nuovi dei bambini che arrivano da lontano, e che qui trovano casa. Il diritto ad avere un nome. La ricchezza di nomi che si può trovare in una biblioteca. E, su tutto, l'amore contenuto in un nome, scelto apposta per noi; un amore, però, da non dare mai per scontato, e da nutrire di gesti e parole.
Non so se serva spiegare tutto questo ad un bambino: forse, basta leggere il libro...