Per il
nostro primo incontro con la V, non potevo ancora una volta trascurare “La mia
valle”, di Claude Ponti, Babalibri. Avevo il rimpianto di non aver fatto
conoscere ai miei bambini i Tuim, i suoi straordinari abitanti, all’epoca della
T, e non mi sono fatta sfuggire l’occasione di rimediare.
Un viaggio poetico, surreale e incantato nella valle dove vivono i Tuim. Popolato da alberi casa, pietre che cantano, bambini caduti dal cielo e giganti tristi, questo luogo meraviglioso ospita anche uno struggente cimitero e il Teatro delle Collere.
Come incomincia:
“Questa è la mia valle. Io sono nato nell’Albero-Casa sulle Rocce Blu. Sono un Tuim. Tutti i Tuim vivono nella mia valle. E’ la più bella del mondo.
Quando sono nato la mamma ha detto: -Che
amore di Tuim, è dolce come l’isola di Tufù-Tufù. Lo chiameremo Pussy-Blu-. Poi
mi ha baciato, e il papà mi ha presentato al mondo, alle stelle e alla luna
dicendo: -Ecco il nostro nuovo bambino, si chiama Pussy-Blu!-.
Tutto il mondo mi ha visto, e io ho
visto il mondo
così grande, con il cielo sopra, la mia
valle sotto
e la mia famiglia in mezzo.
La famiglia è papà, mamma, i genitori
della mamma (che bevono sempre il the su un ramo)
Un giorno è passato in cielo un buffo
Albero-Casa. Era stato strappato da un uragano e si vedevano le radici.
Sono caduti dal cielo tre bambini tali e
quali ai Tuim tranne che per una scintilla che sprizzava toccandoli.
“Presto, non si può lasciar cadere così dei bambini!”
Se un Tuim è davvero arrabbiato va al
Teatro delle Collere. Una volta ad esempio,
mi sono molto arrabbiato con Tomo-Tug che aveva rotto il mio Poto
Mobile. Dal modo come nascondeva le orecchie ho capito che l’aveva fatto
apposta. Sono andato al Teatro. Nel laboratorio mi sono ostruito una maschera
da Grandissima Collera e una marionetta da Tomo-Tug (con quella sua aria
tonta). Poi sono andato in scena e ho recitato la mia Grandissima Collera. Ho
detto tutto ciò che pensavo e anche quello che non sapevo nemmeno di pensare.
Ho gridato, urlato, picchiato con pugni, piedi e martello. Ho frantumato la
marionetta, l’ho ridotta in briciole. E le briciole mi hanno chiesto scusa.
Il Re degli alberi si chiama O’Metti-messi.
Adora sentir cantare gli uccelli, ne ha la testa piena e si fa crescere i rami
in modo da ospitare più nidi che può.
Quando O’Metti-Messi vuole sentire
cantare gli uccelli scuote la chioma. Gli uccelli volano da tutte le parti, poi
si posano sui rami e si mettono a cantare.Certe volte salgo all’Osservatorio, mi siedo sull’ultima pietra in cima in cima e guardo il mare…
PONTI C., La mia valle, Babalibri
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