A
volte mi dispiace per le nuove generazioni, le “native digitali”.
Forse non sapranno mai quant'è bello ricevere una lettera, in carta
e inchiostro, colorata o addirittura profumata, scritta di getto o
meditata per ore, giorni. Forse non conosceranno mai l'attesa del
postino, la corsa per le scale, il gesto di infilare la mano nella fessura per
estrarre la busta, se ci si è scordati la chiave.
Forse
mancherà loro il piacere dell'attesa, quella che aumenta il
desiderio, che fa fremere e a volte addirittura sospirare.
Rileggo
le parole della piccola Tigre:
“Quando
tu sei via, io mi sento sempre tanto sola. Perché non mi scrivi una
lettera? Mi renderesti felice.”
A
volte, basta poco per la felicità: l'inchiostro blu nella sua
bottiglietta, una penna di canarino, della carta da lettere e una
busta.
Ma
l'amicizia ha bisogno di cure; rischia di arrivare troppo
tardi, quando la piccola Tigre non ha sbucciato nessuna cipolla e non
ha cotto nessuna patata, non ha spazzato i pavimenti e nemmeno
bagnato i fiori. Non ne ha avuto voglia, perché si è sentita tanto
sola. E quando il piccolo Orso è tornato a casa, della lettera non
le importa più: finalmente lui è tornato!
E
allora bisogna fare in modo che le lettere arrivino proprio al
momento giusto, quando c'è bisogno di loro: esattamente come in
Lettere dello scoiattolo alla formica,
in cui il vento non sbaglia un sospiro, e indirizza ogni missiva al
destinatario giusto e al momento perfetto.
Quanto
bisogno avremmo, anche noi, di qualcuno che ci scrivesse, quando ci
sentiamo soli?
Posta
per la Tigre!
Ancora la piccola Tigre e il piccolo Orso di Janosch.
Ancora due amici che vivono
insieme, condividendo ciò che sono e ciò che sanno fare.
Ancora una storia che parla di
amicizia, nostalgia, ricordi... e di penne di canarino.
Questa volta, però, si parla anche
di lettere, posta aerea e telefoni. Si parla, anche, di felicità.
“Pescò
due pesci: uno per mangiarlo e uno per potergli regalare la vita.
Così
l'avrebbe reso felice, perché la felicità è una bella cosa per
tutti.”
Come incomincia:
“Un
giorno, in cui il piccolo Orso stava andando come al solito al fiume
a pescare, la piccola Tigre gli disse: -Quando tu sei via, io mi
sento sempre tanto sola. Perché non mi scrivi una lettera? Mi
renderesti felice.
-Va
bene- disse il piccolo Orso e prese subito l'inchiostro blu nella sua
bottiglietta, una penna di canarino, con cui si può scrivere molto
bene, della carta da lettere e una busta.
Arrivato
al fiume, per prima cosa infilò un verme all'amo e poi lanciò la
lenza in acqua. Quindi prese la penna e intingendola nell'inchiostro
scrisse una lettera.
-Cara
Tigre,
ti
comunico che sto bene.
E
tu, come stai? Non dimenticare
di
sbucciare le cipolle
e
cuocere le patate,
perché
forse ci sarà pesce per cena.
Un
bacio dal tuo amico Orso.
Infilò
la lettera nella busta e la chiuse. Pescò due pesci: uno per
mangiarlo e uno per potergli regalare la vita. Così l'avrebbe reso
felice, perché la felicità è una cosa bella per tutti.
JANOSCH, Posta
per la Tigre, Piemme
Junior
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