http://topipittori.blogspot.it/2013/10/in-cammino.html
Oggi è il 20 novembre, la Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia.
Non c'è nulla di più normale per noi che andare a scuola: ma cosa vuol dire Io vado a scuola in altri
paesi del mondo?
"Dalla savana del Kenia ai
sentieri che solcano la catena dell'Atlante in Marocco; dall'altopiano della
Patagonia al calore dell'India meridionale seguiamo Jackson, Zahira, Carlito e
Samuel , quattro bambini con il desiderio di imparare. Per soddisfare questo
desiderio (e come milioni di loro coetanei nel mondo) affrontano, nella
maggioranza dei casi quotidianamente, percorsi lunghissimi e spesso pericolosi.
Ognuno di loro ha un sogno di emancipazione che nessun ostacolo può frenare
Jackson 10 anni, percorre, mattina e sera con la sorellina, quindici chilometri
in mezzo alla savana e agli animali selvaggi; Zahira 11 anni, che percorre una
giornata di faticoso cammino per raggiungere la scuola in cui resterà per la
settimana, con le sue due amiche. Samuel, 11 anni, ogni giorno viaggia in India
per otto chilometri, anche se non ha l'uso delle gambe, spinto nella sua
carrozzina dai due fratelli minori e Carlito, 11 anni, attraversa le pianure
della Patagonia per oltre venticinque chilometri, portando con se la sua
sorellina.
Potrebbero essere sufficienti le informazioni di cui sopra per fare emergere l'interesse che un documentario come questo dovrebbe suscitare in chi ha a cuore la crescita dei nostri giovani. Perché non c'è nulla di meglio che vedere le difficoltà che questi bambini e bambine debbono superare per andare a ricevere un'istruzione per far comprendere quanto sia sbagliato l'atteggiamento non tanto di rifiuto nei confronti di questo o quell'elemento della scuola (tutti abbiamo trovato l'insegnante o la materia che non amavamo) quanto piuttosto quello dell'annoiata indifferenza. Uno spettacolo di Dario Fo del 1969 si intitolava "L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone". I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata da una povertà che potremmo definire anche con il termine di miseria nella quale però non intendono restare passivamente a pietire. Gli spazi che debbono attraversare possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a scuola senza un mezzo motorizzato sia una inutile fatica.
Potrebbero essere sufficienti le informazioni di cui sopra per fare emergere l'interesse che un documentario come questo dovrebbe suscitare in chi ha a cuore la crescita dei nostri giovani. Perché non c'è nulla di meglio che vedere le difficoltà che questi bambini e bambine debbono superare per andare a ricevere un'istruzione per far comprendere quanto sia sbagliato l'atteggiamento non tanto di rifiuto nei confronti di questo o quell'elemento della scuola (tutti abbiamo trovato l'insegnante o la materia che non amavamo) quanto piuttosto quello dell'annoiata indifferenza. Uno spettacolo di Dario Fo del 1969 si intitolava "L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone". I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata da una povertà che potremmo definire anche con il termine di miseria nella quale però non intendono restare passivamente a pietire. Gli spazi che debbono attraversare possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a scuola senza un mezzo motorizzato sia una inutile fatica.
Plisson marca i percorsi
con cifre precise e anche quando si ha l'impressione (che è qualcosa di più di
un'impressione) che si siano 'costruite' le inquadrature un po' come si fa in
certi documentari naturalistici è bene pensare che proprio la conoscenza
approfondita delle vite di questi bambini e bambine ha permesso di riprendere,
anche con qualche accorgimento visivo, quella che per loro è e resta una
quotidiana, dura realtà. Che ha però davanti a sé una meta da raggiungere per
l'immediato presente ma, anche e soprattutto, per il futuro.
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