Di
fronte all’atrocità, all’orrore, la risposta più immediata è il silenzio.
Le parole vengono a mancare, perché pensiamo non servano a nulla.
Io invece credo che sia doveroso recuperare le parole, e utilizzare la lingua di chi è stato colpito per affermare la sopravvivenza dell’umanità, per quanto dolente e ferita.
Ho per la lingua francese un amore bambino, quello per l’unica lingua “straniera” studiata a scuola, e trattenuta nella mente e nel cuore come un ricordo. Spesso saluto i bambini, la mattina, con un sorridente: “Bonjour, mes amours” e loro, altrettanto sorridenti, rispondono il loro bonjour.
Questa mattina, ripeterò ai miei bambini il mio saluto, e leggerò loro questo splendido libro. Poi, cercheremo insieme risposte di senso alle domande che verranno.
E cercheremo, nonostante tutto, di restare umani.
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