Molte cose ho imparato, da
quando esistono internet e i social; molte porte si sono aperte, molte
occasioni di conoscenza, di scambio e confronto.
Molti luoghi ho visitato,
seppur, spesso, solo con la mente; molte esperienze ho vissuto, seppur solo tramite
le parole altrui. Ma non è la stessa cosa che avviene con i libri?
Ho scoperto autori che
probabilmente, nella mia vita di paese, mai avrei incontrato.
Da qualche mese, grazie
soprattutto a Sonia Basilico e Elena Iodice, la prima da poco conosciuta di
persona, la seconda, ancora per poco, solo virtualmente, le parole di Franco
Arminio hanno fatto breccia dentro di me.
Come avrei potuto scoprirlo,
se in tutto il sistema bibliotecario esistono pochissime copie dei suoi libri?
Come avrei potuto, se nelle librerie di una cittadina come Como, nemmeno sanno
che esista? (dopo un’inutile ricerca tra gli scaffali dedicati alla poesia, ho
chiesto: e lo sguardo smarrito mi ha raccontato più della risposta).
Così, in una giornata dall’avvio
lento, rileggo con calma il link condiviso pochi giorni fa da Elena, tratto dal blog di Franco Arminio e dei paesologi.
E oggi la ringrazio per questo
regalo:
Non ti affannare a seminare noie e malanni nelle tue giornate e in quelle degli altri, non chiedere altro che una gioia solenne. Non aspettarti niente da nessuno e se vuoi aspettarti qualcosa, aspettati l’immenso, l’inaudito.
Trovati uno scalino, riposati con la faccia al sole. Se c’è qualcuno che parla ascoltalo. Per tornare a casa aspetta che sia sera. Usa il buio come un fiocco per chiudere la giornata e fanne dono a chi ti vuole bene.
Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro. Vai a fargli visita prima di partire e quando torni. Stai all’aria aperta almeno due ore al giorno. Ascolta gli anziani, lascia che parlino della loro vita. Fatti delle piccole preghiere personali e usale. Esprimi almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno. Dai attenzione a chi cade. Leggi poesie ad alta voce. Fai cantare chi ama cantare. Prova a sentire il mondo con gli occhi di una mosca, con le zampe di un cane.
Il bene quando c’è dura assai poco, in genere svanisce il giorno dopo. Girati verso il muro, verso il sole che illumina una faccia qualsiasi. Festeggia appena puoi il minuto più inutile della tua vita.
Spesso gli uomini si ammalano per essere aiutati. Allora bisogna aiutarli prima che si ammalino. Salutare un vecchio non è gentilezza, è un progetto di sviluppo locale.
Camminare all’aperto non è seguire il consiglio del medico, è vedere le cose che stanno fuori, ogni cosa ha bisogno di essere vista, anche una vecchia conca piena di terra,
una piccola catasta di legna davanti alla porta, un cane zoppo. Quando guardiamo con clemenza facciamo piccole feste silenziose, come se fosse il compleanno di un balcone, l’onomastico di una rosa.
Mai vista una primavera così bella, la luce sembra impazzita, è un diamante la testa del serpente, il silenzio concima le ginestre, sono quieti i paesi da lontano. Non insistere a dolerti, ogni albero è tranquillo e felice di vederti.
[...]
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.
Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi, Chiarelettere
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